Dalla Sicilia a Umago tra dialetti dilemmi, quotidianità e identità

Con un viaggio per l'Italia pieno di ironia e spunti di riflessione, Gianfranco Jannuzzo ha presentato a Umago lo spettacolo «Siciliano per caso?»

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Dalla Sicilia a Umago tra dialetti dilemmi, quotidianità e identità

Con un viaggio dal particolare all’universale, dal Meridione al Settentrione, Gianfranco Jannuzzo racconta la sua identità e quella di tutti noi nello spettacolo “Siciliano per caso?’’ andato in scena al Teatro “Antonio Coslovich” di Umago.

 

Jannuzzo interpreta un siciliano errante, Giovannino Pattarizzuti, saponarese doc e alla costante ricerca di un futuro migliore. Nato in una famiglia povera, Giovannino racconta aneddoti, racconti e storie di paese della sua difficile eppur interessantissima gioventù. Già dalle prime battute si intuisce come il racconto particolare, incentrato sul vissuto del personaggio interpretato da Jannuzzo, è un racconto che riguarda tutti noi e nel quale ci si può immedesimare indiscutibilmente.

Uso straordinario di idiomi

La bravura e l’eccezionalità dell’artista siciliano si percepiscono dallo straordinario utilizzo dei dialetti italiani, tema di notevole rilevanza per Jannuzzo. Attraverso la narrazione del protagonista Giovannino alla ricerca di un lavoro lungo tutta la penisola italiana, Jannuzzo si cimenta con grande successo nei dialetti calabrese, napoletano, romano e fiorentino fino ad arrivare all’irriverente Milano.

La cura delle differenze dialettali passa attraverso una singolare espressività facciale e corporea di grandissimo livello. Oltre a ciò, il parlato di Jannuzzo è proprio quello che possiamo sentire per le strade delle più grandi città italiane toccate nel corso dello spettacolo. In più, giocando con le variazioni dialettali come è stato fatto dall’artista siciliano, si percepisce la grandezza di una nazione e si coglie l’importanza identitaria dell’utilizzo del proprio dialetto per la comunicazione quotidiana.

Le risate non sono mancate, gli applausi neppure. Il gioco di luci sul palcoscenico, la facciata del bar Alba con due sedie e un tavolino di fronte, una valigia sempre pronta per partire, hanno fatto da cornice allo spettacolo di Jannuzzo. Sullo sfondo, proiettate le fotografie scattate da Jannuzzo stesso. Ovviamente, in bianco e nero come piace a lui.

Lo spettacolo si conclude con la celebrazione di uno dei dilemmi esistenziali contemporanei: dobbiamo partire, lasciare la propria terra, le proprie tradizioni, la propria gente oppure restare e combattere a casa propria? Un dilemma che, vissuto attraverso le vicissitudini e la nostalgia di casa del protagonista Giovannino, lascia allo spettatore carta bianca per un’interpretazione libera da vincoli.

Giovannino Pattarizzuti e +nonno Salvo

Un’accoglienza commovente

Durante i ringraziamenti, Jannuzzo ha espresso enorme gratitudine per l’accoglienza commovente che ha avuto a Umago. Oltre ciò, dopo aver ringraziato le autorità, ha volto particolare attenzione al pubblico, 70/80 persone venute da tutta la penisola istriana che, nonostante l’obbligo delle mascherine, sono riuscite a trasmettere all’artista grande affetto.

Inoltre, nelle giornate che lo hanno visto ospite nella città di Umago, con l’inaugurazione della mostra fotografica e con lo spettacolo teatrale, ha colto l’importanza del senso di appartenenza delle persone del luogo; fatto che, a detta di Jannuzzo, accomuna la Regione istriana con la sua Sicilia.

La serata dedicata allo spettacolo “Siciliano per caso?’’, come pure la mostra fotografica dello stesso Jannuzzo, è stata organizzata dall’Università Popolare di Trieste in collaborazione con l’ente Festum, la Comunità degli Italiani “Fulvio Tomizza” di Umago e la Città di Umago.

In sala moltissime autorità; oltre al sindaco della Città di Umago, Vili Bassanese, i vicesindaci Mauro Jurman e Floriana Bassanese Radin (presidente della CI locale), il presidente della Giunta esecutiva dell’UI, Marin Corva e il viceconsole onorario italiano di Buie, Giuseppina Rajko, c’erano pure l’assessore alle attività culturali di Umago, Slaviša Šmalc e il segretario generale dell’Università Popolare di Trieste, Fabrizio Somma.

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