
La stagione 2023/2024 del Corpo di ballo del Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc”, ricca di un cartellone particolarmente interessante, è stata più che eccellente, tanto da far scegliere al pubblico di conferire allo spettacolo “Grand finale: The turtle and the phone booth”, coreografato da Nadav Zelner, il prestigioso riconoscimento “Boris Papandopulo” quale migliore della stessa. Per ciò che concerne gli artisti, nella categoria della danza a ricevere i premi “Olga Orlova” e “Joža Komljenović” sono stati i bravissimi e magnetici primi ballerini Maria Mattaranz de las Heras e Valentin Chou per i ruoli da solisti nei balletti “Grand finale”, “Ora o mai più” e “Pinocchio”. Traguardi più che meritati, visti i loro percorsi e la loro preparazione, avviati tanti anni orsono nei rispettivi Paesi d’origine, rispettivamente la Spagna e la Francia, costellati di sudore, fatica, estenuanti ore nelle sala prove di tutto il mondo, infortuni, delusioni, lacrime e sogni infranti, ma anche incontri meravigliosi, incredibili successi, gioie immense e tanto amore. Una passione che li ha fatti abbandonare le loro case e le famiglie con due biglietti di sola andata e due valigie piene zeppe di entusiasmo, voglia di ballare, di esprimersi e continuare sempre a spalancare gli occhi di fronte alla bellezza. I summenzionati riconoscimenti non sono nient’altro che la conferma di avere agito bene. Ma come si sono sentiti nel riceverli, cosa hanno pensato? Di questo e di tanto altro ci hanno raccontato nel corso di un piacevole incontro nei pressi del loro amato Teatro fiumano.
Maria: “Per me è stata una sorpresa in quanto, dopo che per quattro anni di fila venivo nominata senza portare a casa nulla, non me l’aspettavo più. Ricevere il riconoscimento, quindi, è stato molto bello”.
Valentin: “È stato un momento davvero speciale, anche in virtù dell’importante stagione realizzata con ‘Oggi o mai più’ e con il ‘Pinocchio’ creato da Michele Pastorini e vissuto quale progetto di gruppo. Inoltre, in quanto grande produzione lo spettacolo trionfante – ‘Grand finale’ – ha comportato tanto lavoro e una forte pressione, per cui fa piacere rendersi conto che tutti gli sforzi e l’impegno investiti sono stati riconosciuti dal pubblico. Essere stati poi scelti quali migliori danzatori solisti nella categoria femminile e maschile è un grandissimo onore, soprattutto in quanto stranieri. Significa che, dopo tante stagioni e un periodo di transizione, il lavoro effettuato finora e che continuiamo a fare è stato compreso. In quanto coppia nella vita privata potere condividere i successi relativi anche al palco è stupendo, ma non scontato. Talvolta, infatti, può diventare difficile lavorare, vivere, mangiare, dormire, fare tutto insieme, per cui averne ora uno incorniciato in casa, che ci accomuna e per il quale possiamo dire ‘ce l’abbiamo fatta’ ci rende molto orgogliosi”.
Come hanno reagito le vostre famiglie?
Valentin: “Ovviamente sono molto felici, ma penso che non dev’essere facile per loro vivere con la consapevolezza che ci esibiamo da un’altra parte del mondo. Nel mio caso, avendo lasciato casa all’età di diciott’anni, quindi da giovanissimo, in dodici anni mia madre mi vide farlo soltanto due volte, in Italia e in Svizzera. Certamente ora le piacerebbe essere qui e festeggiare con noi, ma è contenta lo stesso e mi supporta da lontano. Le basta sapere che va tutto bene e che il figlio che ha cresciuto sta facendo un bel percorso”.
Maria: “Per me i momenti vissuti, tra una miriade di cose da fare, sono volati, per cui probabilmente non sono ancora riuscita a realizzare e dare ai premi la giusta importanza. Nell’informare mia madre a riguardo, ha voluto subito che la chiamassi e le raccontassi tutti i dettagli. Avendo condiviso con me tutti i momenti difficili e i percorsi relativi alle tantissime audizioni affrontate, è molto felice. Tra l’altro, durante questi cinque bellissimi anni che sono a Fiume, ci è venuta due volte e mi ha visto ballare nel ruolo di Marie nello ‘Schiaccianoci’ firmato da Mauro de Candia e in quello di Giulietta alla première di ‘Romeo e Giulietta’, coreografato da Jiří Bubeníček. Nel mentre era qui si è anche resa conto del mio starci bene e di vedermi serena”.
Ci raccontate a brevi linee il vostro percorso professionale e come siete giunti nel capoluogo quarnerino?
Valentin: “Sono a Fiume da tre anni a questa parte. Precedentemente vissi nove anni in Canada, di cui due a Toronto e sette a Kelowna, nella Columbia Britannica, vicino a Vancouver. Successivamente decisi di ritornare in Europa, dove lavorai per alcuni mesi in qualità di freelancer e nel dicembre del 2021, a seguito di un annuncio su facebook relativo al Teatro fiumano e a un’ email inviata a Maša Kolar – passatami dalla ballerina Maria del Mar Hernández, che all’epoca lavorava presso lo stesso e che conoscevo da prima – nel tempo di quattro giorni feci le valigie e giunsi nel capoluogo quarnerino, feci l’audizione e firmai il contratto di lavoro. Fu, quindi, una cosa veloce e inaspettata, ma stupenda. Vi rimasi due mesi, dopodiché tornai in Canada per portare a termine un progetto e, a giugno del 2022, rientrai ufficialmente presso il TNC. A dire il vero, non avrei mai immaginato di finire in Croazia e prima di allora non ebbi mai sentito nulla su Fiume. Fatto sta che tre anni dopo sono ancora qui, molto grato per l’esperienza vissuta presso l’ente teatrale, dove venni accolto benissimo e mi fu data un’opportunità per cui mi ritengo una persona fortunata”.
Maria: “Io invece ci arrivai a settembre del 2019 tramite un amico che lavorava qui, Hugo Rodriguez, dal quale ne sentii parlare per la prima volta. Prima di venire feci parte di una giovane compagnia portoghese, la Kayzer Ballet, dopodiché fui per due anni al Teatro nazionale di Detmold, in Germania, fino al cambio di mandato del sovrintendente. Com’è stato per Val, anch’io ho vissuto l’esperienza nell’ambito del Teatro fiumano quale una bellissima sfida, contrassegnata dalla collaborazione e dal lavoro con svariati coreografi, tutti diversi e molto interessanti, che porterò sempre nel cuore, che si dimostrerà sicuramente utile nel futuro e sarà una parte importante del nostro bagaglio di vita”.
Ricordate quando avete fatto i primi passi di danza?
Valentin: “I miei furono all’età di cinque anni, all’epoca in cui desideravo iscrivere il judo, avevo tantissima energia e la continua voglia di combattere. Non essendoci, però, posti per i bimbi della mia età e frequentando mia sorella una scuola di danza vicino a Parigi, mia madre decise di farmi andare con lei. Inoltre, accusando alcuni problemi relativi alle ginocchia, era dell’idea che il ballo mi avrebbe aiutato a risolverli e a crescere nel modo giusto. La mia prima insegnante, la quale intuì le mie potenzialità, lavorava presso la prestigiosa Scuola di danza dell’ Opéra parigina, il che più in là si dimostrò fondamentale. Comunicò a mia mamma della mia bravura e coordinazione, che possedevo il corpo e la memoria giusti e che ero pronto per allenarmi in modo più serio presso un’altra istituzione. Per quanto mi riguarda, mi piaceva molto farlo ed essendo l’unico maschietto della scuola, mi venivano rivolte molte attenzioni. Tra l’altro, amavo la sfida del dover ricordare le coreografie, i passi e la possibilità di esprimere la mia fisicità, che mi permetteva di saltare ovunque. Dopo aver parlato con l’insegnante mia madre si convinse e decise di farmi fare un’ audizione all’ Opéra di Parigi. Avevo otto anni e non avevo la più pallida idea di dove si trovasse, ma accettai e da lì iniziai ad esercitarmi per quattro ore al giorno”.
Tutto ciò l’ha fatto sognare o immaginare di diventare un ballerino professionista?
“Non lo immaginavo, non lo sognavo e non penso sia stata una scelta. A quell’età si è troppo piccoli per effettuarne. È semplicemente accaduto. Mi esibivo con i miei amici in un teatro meraviglioso, di fronte a duemila persone che mi guardavano e che ogni sera riempivano la sala, il che mi rendeva orgoglioso. Successivamente, con il passare degli anni, entrai nel sistema e, dato che la cosa funzionava, continuai a rimanerci, senza dovere scegliere o pensare di fare altro. L’unico momento di dubbio fu quando ebbi 14 anni, a seguito di un infortunio alla caviglia e a due operazioni che mi costrinsero a fermarmi e riflettere se fare il ballerino e far soffrire il mio corpo fosse veramente la strada da intraprendere, oppure continuare la scuola regolare e iscrivere l’Università. Scelsi di spingere e perseguire la prima, a modo di una prova personale tesa a dimostrare che ce l’avrei fatta. A diciott’anni, terminati gli studi, mi invitarono in Canada e ci andai, con l’idea di lasciarmi dietro Parigi e le vecchie sfide in luogo di nuove, tradotte in altri amici, in una scuola diversa, senza la presenza della famiglia. Fu un grande passo che mi fece crescere velocemente, di cui sono felice in quanto mi regalò l’opportunità di viaggiare in giro per il mondo, di conoscere tante persone e di scoprire il Canada, che è un Paese meraviglioso”.
Maria, come sono stati invece i suoi inizi nella danza?
“Fra le attività extracurricolari offerte dall’istituzione scolastica che frequentavo in Spagna, dopo che mia mamma mi propose di scegliere gli scacchi, mi indirizzai verso il balletto. Avevo sei anni e fondamentalmente il mio percorso fu simile a quello di Val, ovvero l’insegnante le spiegò che avevo delle potenzialità e che avrei potuto fare di più, cosicché mi mandò nella scuola di danza di Valladolid, la mia città natale, fondata dalla meravigliosa ballerina spagnola Mariemma. Lì fui seguita da insegnanti eccellenti e sperimentai un pochino di balletto e di danze spagnole il che, in concerto con lo stare insieme agli amici e fare una miriade di cose diverse, mi piacque molto, tantoché cominciai ad andarci ogni giorno. La frequentai due o tre anni, dopodiché anch’io ebbi un infortunio, cambiò l’insegnante e per un anno persi il desiderio di continuare con le lezioni di danza. Lo stesso ritornò con l’apertura del Conservatorio, le cui audizioni, alle quali decisi di partecipare 45 minuti prima, andarono bene. Ricordo ancora i dubbi che mi assalirono nel momento in cui gli insegnanti mi chiesero se volessi diventare una ballerina classica o una danzatrice di flamenco … Scelsi il balletto e inizialmente, dati i molti cambiamenti, non fu facile, nonché mi ci vollero due/tre anni prima di rendermi conto di ciò che la disciplina richiedesse a livello professionale. A differenza di Val, il mio percorso fu leggermente meno semplice e chiaro, ma ebbi la fortuna di essere seguita da ottime maestre. Loro mi trasmisero l’amore e il rispetto per la danza, mi insegnarono come si lavora, come si spinge, quanto è riconfortante quando si ottiene qualcosa, quando si migliora, mi dissero che era possibile e che ci potevo credere. Penso sia stato lì che decisi di potercela fare e che dovevo provarci. Terminati gli studi partecipai ad alcuni progetti, tra cui uno presso il Grand Théâtre di Ginevra, dove mi trovai benissimo e mi sembrò di vivere un sogno. Come già accennato, successivamente andai in Portogallo e più in là mi iscrissi al Conservatorio superiore di danza ‘María de Ávila’ di Madrid, che mi fece crescere a vari livelli e mi diede modo di conoscere e collaborare con tanti ballerini e coreografi provenienti da tutto il mondo. Due anni dopo mi recai in Germania, poi venni a Fiume e terminai da remoto gli studi di baccalaureato in psicologia iscritti presso l’Università a distanza spagnola”.
Vi sentite ancora viaggiatori del mondo o Fiume in qualche modo rappresenta un punto fisso?
Valentin: “Personalmente apprezzo Fiume, soprattutto nella stagione estiva, con il mare e il tempo meravigliosi e penso di avere un legame speciale con il Teatro perché, in qualche modo, dopo il Canada, è stato il mio primo lavoro da professionista in Europa. Inoltre, qui ho conosciuto Maria e sono accadute molte cose belle, però sono nato e cresciuto a Parigi, per cui comincia a starmi un pochino stretta. Non nascondo di desiderare e sperare di trasferirmi in un luogo più grande, tipo da qualche parte in Asia, che ancora non conosco e dove vive mio padre e parte della mia famiglia, ai quali vorrei stare più vicino e con i quali mi piacerebbe ricongiungermi. Fondamentalmente, l’idea sarebbe quella di poter viaggiare il più possibile, ovvero avere da qualche parte un appartamento o una casa fissa in cui stare per sei mesi e gli altri sei muovermi. Non credo di vedermi rimanere in una città specifica per sempre. Mi piacerebbe ritornare a Parigi per qualche anno e poi andare a Singapore, Hong Kong, ritornare in Canada, conoscere persone e culture diverse nel modo in cui l’ho fatto a Fiume. Il mondo è un grande posto”.
Maria: “Quando giunsi a Fiume dalla Germania mi piacque molto per il calore delle persone, il mare, la bella luce che, anche quando piove, rimane tale. Dato che in Spagna è tutto molto simile mi sentii subito a casa e mi dissi ‘qui starò bene’. E così fu. Ho vissuto anni veramente belli presso il Teatro ‘Ivan de Zajc’, ho legato bene con la città, sono cresciuta tanto grazie alle prove professionali affrontate e alle opportunità datemi, per cui il capoluogo qarnerino sarà per me sempre un luogo speciale”.
Le piacerebbe ritornare a ballare in Spagna?
Maria: “Sarebbe bello, anche perché i miei amici e la famiglia potrebbero finalmente vedermi esibire. Mi piacerebbe farlo a Barcellona, dove non ho ancora avuto modo di vivere e danzare. Siccome non sono mai stata a Parigi, non mi dispiacerebbe fare un’esperienza anche lì, come pure mi entusiasma l’idea di andare in Asia, comunicatami da Val quando ci siamo conosciuti. Essendo stata in India alcuni anni orsono e in concomitanza con i miei studi in psicologia della danza, questo continente e il pensiero di fare qualcosa a tale riguardo con i bambini socialmente esclusi mi attirano molto”.
Valentin: “Ricollegandomi a quello che sta dicendo Maria, nel futuro, quando per l’età non potremo più ballare, ho in piano di dare vita a una fondazione artistica in Cambogia, dove vive mio padre, tramite la quale aprire delle scuole e offrire ai bimbi disagiati l’opportunità di esprimersi. Conoscendo bene l’Opéra parigina e il Canada, vorrei creare un ponte tra l’Europa e il nord America e ideare un programma adatto a loro e, nel caso lo desiderino, cercare e trovare le modalità, i mezzi e le collaborazioni con diverse ambasciate atte a farli viaggiare e creare tramite la compagnia di ballo Yellowbiz Art Collective (YAC), recentemente costituita insieme a Maria e Michele Pastorini, con la quale debutteremo a novembre con lo spettacolo ‘What do you see, or not’.
La fondazione della YAC merita un racconto a parte, in cui approfondire meglio l’idea, le visioni, i vostri ruoli e che affronteremo in occasione della prima dello spettacolo menzionato. Nel mentre ci potete dire se vi è qualcosa che vi manca o se avete qualche sogno nel cassetto?
Maria: “Stiamo vivendo un bel momento, per cui, a parte gli affetti, non mi manca nulla. Essendo dell’idea che l’ambiente che ci circonda sia molto importante e influisca sul nostro benessere, spero vivamente di avere sempre intorno persone positive e costruttive”.
Valentin: “Siccome mi piace creare, costruire e capire come funzionano le cose, mi piacerebbe iscrivere l’Università di ingegneria o qualcosa di simile. A livello personale, essendo una parte di me molto razionale e riuscendo a focalizzarmi bene, vorrei avere la possibilità di aiutare gli altri a crescere e a realizzarsi, come hanno fatto con me, ma farlo dietro le quinte, senza grandi fuochi d’artificio”.
La biografia di Valentin Chou
A seguito del conseguimento del diploma presso l’École de l’Opéra de Paris nel 2013, Valentin è stato invitato a partecipare al programma avanzato della prestigiosa National Ballet School of Canada a Toronto. Nel 2015, alla fine dello stesso, dopo aver eseguito opere di Jiri Kylian, William Forsythe e Aszure Barton, si è unito al Ballet Kelowna nella British Columbia, dove ha danzato in qualità di artista principale per sette stagioni, nel corso delle quali ha creato e si è esibito in oltre quaranta spettacoli, collaborando con coreografi del calibro di John Alleyne, Heather Myers, Kirsten Wicklund, Gabrielle Lamb e molti altri. Nel 2021 l’artista Valentin ha deciso di tornare sui palcoscenici europei per unirsi al TNC “Ivan de Zajc” quale primo ballerino. Esibendosi in spettacoli firmati da rinomati coreografi quali Maša Kolar, Andonis Foniadakis, Nadav Zelner, Marco Goecke e Jeroen Verbruggen, nella stagione 23/24 Chou è stato promosso a solista principale dell’ente teatrale. All’inizio di quest’anno ha debuttato in qualità di maestro collaboratore e assistente coreografo al fianco di Michele Pastorini nella creazione dello spettacolo “Pinocchio”, il quale ha riscosso un grande successo sia di critica che di pubblico. Oltre a calcare prestigiosi palcoscenici di tutto il mondo, il talentuoso ballerino francese si è anche prodigato nell’insegnamento di varie tipologie di danza (classica, contemporanea, improvvisazione, floorwork e di coppia).
La biografia di Maria Matarranz de las Heras
Ha iniziato a ballare in una scuola locale della sua nativa Valladolid. All’età di 13 anni ha iscritto la Escuela Profesional de Danza de Castilla y León, dove nel 2013 ha conseguito il diploma. Il suo primo impegno professionale è stato relativo alla compagnia giovanile Kayzer Ballet, in seno alla quale ha lavorato con coreografi come Ken Ossola. All’età di 21 anni ha iniziato a studiare interpretazione avanzata della danza presso il prestigioso Conservatorio superiore di danza “María de Ávila”, dove ha ampliato e perfezionato le sue capacità di movimento, maturando significativamente in qualità di ballerina, nonché preparando e ballando le coreografie di Nacho Duato, Tony Fabre e Fernando Hernando Magadan. Al contempo ha partecipato a diverse produzioni di danza al Teatro Reale di Madrid, al Gran Teatro di Ginevra e si è esibita in un evento di gala privato del famoso Nederlands Dans Theatre (NDT). Nel 2017 è entrata nella compagnia di ballo del teatro nazionale tedesco di Detmold sotto la direzione artistica di Richard Lowe, dove per due anni ha interpretato svariati ruoli da solista. Nella stagione 2019/2020 si è unita al Balletto di Fiume e finora ha danzato in una miriade di spettacoli importanti, anche in qualità di solista. Ad ottobre del 2023 Maria è stata insignita del premio di miglior ballerina dell’anno da parte dell’Associazione teatrale croata per il ruolo di Giulietta nello spettacolo “Romeo e Giulietta” firmato da Jiri Bubeniček.
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