Che faticata questa Regata!

I rematori salvorino-umaghesi della Comunità degli italiani «Fulvio Tomizza» di Umago hanno preso parte anche quest’anno alla Regata Storica di Venezia che si tiene tradizionalmente la prima domenica di settembre

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Che faticata questa Regata!
L’alzaremi in Canal Grande per salutare il pubblico umaghese. Foto: CI DI UMAGO

Domenica scorsa i rematori salvorino-umaghesi della Comunità degli italiani “Fulvio Tomizza” di Umago si sono presentati puntuali alla Regata Storica di Venezia che si tiene tradizionalmente la prima domenica di settembre, quando sfilano imbarcazioni d’epoca riccamente addobbate e gareggiano quelle delle società remiere della Laguna. Quest’anno la competizione è stata dedicata a Palmiro Fongher, scomparso lo scorso 28 agosto, campione indimenticabile del remo e vincitore di 12 competizioni. In suo onore è stato osservato un minuto di silenzio ed è stato predisposto dall’amministrazione comunale un alzaremi straordinario.

La squadra istriana partecipa solo alla prima fase dell’evento, con una barca gentilmente concessa dal Comune di Venezia, in costumi più sobri dei colleghi veneziani, ma ugualmente eleganti: pantaloni alla pescatora blu scuro, la tradizionale maglietta alla marinara a righe bianche e blu, con un tocco di colore nel fazzoletto rosso al collo e alla fusciacca, sempre rossa, ai fianchi. Silvano Pelizzon, Danilo Latin, Valter Sirotić, Dario Dobrović, Rino Ossich, Roberto Sirotić e Sandro Pelizzon hanno fatto, come sempre, una bellissima figura.

La squadria istriana.
Foto: CI DI UMAGO

Il supporto dei fan
Di solito i rematori arrivano a Venezia già il sabato, per presentarsi riposati alla prova del giorno dopo. Non hanno problemi di ambientamento in quanto sono veterani della manifestazione, a cui hanno partecipato per la prima volta nel 2001, ripetendo l’esperienza nel 2002, e poi, dopo alcuni anni di pausa, presenziando ininterrottamente dal 2011.
Tutte le barche del corteo storico escono dall’Arsenale dopo le 14, e percorrono i circa quattro chilometri che li portano fino alla ferrovia, passando davanti alla Machina posizionata di fronte alla Ca’ Foscari, per poi fare dietrofront e ritornare in zona Ca’ Foscari, lasciando le acque libere per le gare che si svolgono dalle 16 in poi. Tutti eccetto gli istriani che preferiscono attraccare davanti a Palazzo Grassi, dove di solito fanno una meritata pausa insieme agli amici delle società remiere venete.
Per supporto, i loro inossidabili fan umaghesi e salvorini fanno ogni anno una levataccia la domenica mattina, saltano su un autobus e poi su un vaporetto, per arrivare in tarda mattinata a Venezia a fare il tifo. Il primo incontro con la squadra avviene proprio all’uscita dall’Arsenale, quando la barca viene accolta dalle grida di gioia dei compaesani e si condivide un rebechin di prosciutto e vino prima di partire. Lungo la via i ragazzi vengono ancora spronati con urla di incoraggiamento dai fan posizionati sulle sponde del canale, entusiasmo che di solito viene premiato con un alzaremi esclusivo per gli istriani (l’alzaremi ufficiale è quello che si fa alle autorità sedute in Machina). Infine, ci si industria di arrivare davanti a Palazzo Grassi in tempo per congratularsi con i rematori per aver completato egregiamente il percorso.

Dietro le quinte dell’Arsenale.
Foto: CI DI UMAGO

Cambiamento climatico
Quest’anno la prima domenica di settembre cadeva proprio il primo del mese e ciò significa aver a che fare con il calore eccessivo di quest’estate che sembra non dare tregua. Non occorre ripetere quanto caldo abbia fatto quest’anno, ma a Venezia abbiamo visto che c’è un limite di sopportazione. Considerando che il corteo storico inizia verso le 15, ora solare 14, si deduce che siamo all’apice della canicola per tutti, sia gli equipaggi delle barche, che per i fan che scarpinano su e giù per le infuocate rive lastricate.
Che non siamo fatti di ferro si è visto. All’uscita dall’Arsenale dove non si sono sentite le tradizionali urla di gioia degli istriani, che avevano preferito rintanarsi all’ombra, e sono arrivati a capannelle con l’entusiasmo smorzato dai bollori pomeridiani. C’era poca voglia di mangiare, ma molta di bere, acqua anziché vino.
Poi i pochi che hanno avuto la freschezza e la determinazione di avviarsi a Palazzo Grassi, hanno trovato i nostri ragazzi molto più provati del solito, paonazzi in volto sia per lo sforzo, ma soprattutto per il gran caldo. Inoltre, non si sa se per via del meteo o per scelte contingenti, anche l’incontro con gli amici veneziani è saltato. Se il cambiamento climatico continuerà di questo passo, in futuro sarà necessario spostare la manifestazione qualche domenica più in là come misura igienico-sanitaria!

Le tifose della squadra istriana.
Foto: CI DI UMAGO

Nel paese delle meraviglie
La sorpresa della giornata è arrivata per chi scrive, che quest’anno ha avuto un trattamento d’eccezione. Innanzitutto perché ha potuto condividere un allegro pranzo pre-vogata e stabilire che la squadra era di ottimo umore, piena d’entusiasmo e per nulla preoccupata del caldo, ma in secondo luogo perché ha avuto il privilegio di poter entrare in Arsenale e vedere i preparativi da dietro le quinte. Seguire i ragazzi per delle anonime scalette di una calle, lungo un corridoio buio, per poi rimanere letteralmente a bocca aperta davanti all’arioso spazio della Tesa dell’Arsenale è stata un’emozione degna della letteraria Alice. Dalle strette vie dall’altra parte del muro, non ci si aspetterebbe mai una struttura di tale capienza. Gianluca Busetto, impiegato dell’Arsenale, ha spiegato che in passato questo era il cantiere delle barche di Venezia e che adesso Il Comune lo usa come sito per la manutenzione delle bissone da parata, mentre le imbarcazioni da competizione vengono tenute a Malamocco. In effetti le barche erano già tutte in attesa di venir equipaggiate e di uscire ad una ad una, cosicché i suoi colleghi avevano già iniziato l’andirivieni in motoscafo per andare a prelevare i gruppi in costume in attesa sulle Fondamenta dell’Arsenale. I primi ad arrivare sono state le due bellissime coppie in costumi rossi e oro che remavano sulla dogaressa, anch’essa rossa e oro, a cui è seguito il numeroso armo della Serenissima, la bissona che sfila in sostituzione del Bucintoro, distrutto dai francesi nel 1798. Poi via via tutte le altre, ma nel frattempo la caorlina di Umago era già uscita. Prima di salire in barca però, chi scrive ha anche assistito al rito della vestizione (con precedente svestizione) dei nostri rematori, ma si astiene dal descriverla per delicatezza verso i lettori. Comunque esiste del materiale fotografico a riguardo.

Capatina al Teatro “La Fenice”.
Foto: CI DI UMAGO

Sempre un onore
Nonostante il caldo, i fan fiaccati dalla fatica, il pubblico meno numeroso degli altri anni e il fisico provato dagli sforzi extra, i rematori istriani hanno sottolineato ancora una volta che il loro entusiasmo per la manifestazione è immutato e che considerano un onore e un privilegio potervi partecipare. Per questo ringraziano l’Unione Italiana, le Comunità degli Italiani di Umago e Salvore, sia per il supporto finanziario che per quello organizzativo. E un grazie agli umaghesi e salvorini che ogni anno tornano a Venezia per applaudirli.

I rematori salvorino-umaghesi.
Foto: CI DI UMAGO

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