
Bruno Paladin a Trieste, un ritorno si potrebbe dire perché l’artista è stato spesso presente nella città giuliana con le sue opere. Che cosa però rappresenti questa mostra a Palazzo Costanzi l’ha chiaramente espresso Enzo Santese, critico d’arte, chiamato ad illustrarla ai presenti durante l’inaugurazione, tra questi molti colleghi triestini venuti a omaggiare l’artista fiumano.
Un itinerario della ricerca
“La mostra è la sintesi di cinquanta anni di militanza nel mondo della pittura, scultura e istallazione; mi fermo qui perché in realtà Paladin è molto di più, la sua formazione è molto più ampia: grafico designer, scenografo, creatore di maschere e burattini e molto altro ancora – ha detto il critico –. Questa esposizione è un itinerario che illustra i punti qualificanti della sua ricerca. La sua arte nasce molto tempo fa, quando l’artista si esprimeva ancora nel modo figurativo paesaggistico e non lo faceva mai con banalità. Era stato allievo di un altro grande artista fiumano, Romolo Venucci. In quel suo modo curioso di indagatore dell’esistente si è guardato attorno e la sua pittura è evoluta. Il pregio del suo lavoro è quello di aver introiettato nella coscienza tanti segnali, poi elaborati, senza però diventare parte di nessuno. Bruno Paladin è riconoscibilissimo in quello che fa; rappresenta il tempo caotico in cui viviamo, l’agglomerarsi del mondo in tante lingue, popoli e religioni e a questo ha dedicato le sue riflessioni in Babilonia, operazione artistica nella quale ha rinnovato in chiave moderna questo tema. In questo senso la sua scultura è indicativa del fenomeno – ha affermato Santese –. Crea le sue opere attraverso la scomposizione e ricomposizione in forme diverse di elementi. Il bassorilievo esposto a Palazzo Costanzi è un cerchio che rappresenta la perfezione a cui l’uomo dovrebbe tendere, lontano da tentazioni di violenza, di sopraffazione e di guerra”.

Foto: ROSSANA POLETTI
Grande capacità artigianale
Il critico ha rilevato la grande capacità artigianale dell’artista, che lavora tutti i materiali e li piega alla sua arte. Costruisce la carta su cui dipinge, materia particolare morbida e tenue, sulla quale il colore e le linee sembrano immerse nell’acqua, appaiono debordanti rispetto al loro percorso, una materia liquida insomma. Le istallazioni mostrano aspetti che sconfinano dall’artigianale al tecnologico, come le lettere di gomma che, premendo un pulsante, emergono dal riquadro, in cui sembrano confinate apparentemente piatte. Legno, carta, gomma, metallo non ci sono limiti alla straordinaria esperienza espressiva di Bruno Paladin e la bella mostra di Palazzo Costanzi lo mette chiaramente in risalto anche per l’ottimo allestimento. La mostra è visitabile ogni giorno dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20.
La personale di Bruno Paladin, nella sala del prestigioso Palazzo Costanzi, è inserita nel contesto della Biennale Giuliana d’Arte, gestita dall’arch. Luigi Pitacco. In chiusura dell’esposizione, lunedì 14 ottobre alle ore 17.30, presso la Sala Luttazi del Magazzino 26 del Porto Vecchio di Trieste, a Bruno Paladin verrà consegnato il Premio Targa Biennale 2024.


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