
Nel panorama storiografico istriano è annoverato tra i suoi massimi esponenti. Bernardo Benussi, la sua attività di ricerca e storiografica, l’impegno civile, i legami e le collaborazioni con gli studiosi del suo tempo, sono stati al centro del convegno tenutosi ieri al Centro di ricerche storiche di Rovigno in occasione del centenario della sua opera “L’Istria nei suoi due millenni di storia”. In questa occasione, la Società di Studi storici e geografici di Pirano in collaborazione con il Centro di ricerche storiche di Rovigno, il Centro Italiano “Carlo Combi” di Capodistria e la Comunità Autogestita della Nazionalità Italiana di Pirano, ha voluto promuovere un approfondimento su quest’opera e sulla figura di Bernardo Benussi.
A salutare il folto pubblico presente in sala, è stato il direttore del CRS, Raul Marsetič, il quale ha voluto ricordare l’importanza della figura dello storico rovignese e l’ultimo importante lavoro di Benussi, appunto l’opera “L’Istria nei suoi due millenni di storia”.

Foto: Roberta Ugrin
Un approccio critico
“Nel panorama storiografico istriano Bernardo Benussi (Rovigno, 1846 – Trieste, 1929) è annoverato tra i suoi massimi esponenti. Nelle Università di Vienna e Graz, dove aveva studiato storia e geografia (inizialmente si era iscritto a giurisprudenza a Padova, 1864 – 1865), acquisì una solida formazione, assorbendo il rigoroso metodo filologico e critico. Dai suoi primi lavori di storia patria, iniziati nel 1870 sino alla dipartita, il rovignese dedicò la propria esistenza allo studio e alla ricerca, che affiancò all’insegnamento e al ruolo di preside del Liceo femminile a Trieste. Fu alieno dalla politica militante, ma aderente all’irredentismo, di schietti sentimenti liberali e nazionali. Benussi viene giustamente annoverato tra i più insigni rappresentanti della storiografia giuliana dell’Ottocento, che portò a livello scientifico, superando le locali tradizioni retoriche, memorialistiche ed erudite”, ha detto Marsetič.
Presenti tra il pubblico la vicepresidente della Regione istriana, Jessica Acquavita, il vicesindaco in quota CNI, David Modrušan, il presidente della Giunta esecutiva dell’UI, Marin Corva, la presidente del Comitato esecutivo della CI “Pino Budicin” di Rovigno, Gianfranca Šuran come pure gli studenti della prima e della seconda classe dell’indirizzo del Liceo della SMSI di Rovigno accompagnati dal prof. di storia, Marko Kalčić.
Dopodiché i relatori del convegno, in un susseguirsi di interessanti interventi hanno messo in luce numerosi aspetti della vita, la formazione e l’opera di Bernardo Benussi, ponendo l’accento sull’attività di ricerca e quella storiografica, l’insegnamento e l’impegno civile di Benussi. Non è mancata l’analisi del corso della storiografia istriana, dei legami e delle collaborazioni con gli studiosi del suo tempo nonché quelle avute con le istituzioni triestine e veneziane tra cui la Società di Minerva, la Società adriatica di scienze naturali, la Deputazione di storia patria per le Venezie, l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti e la Società Istriana di Archeologia e Storia Patria di Parenzo.
Un monumento storiografico
Ad aprire il convegno è stato l’intervento di Fulvio Salimbeni dell’Istituto per gli Incontri mitteleuropei di Gorizia. “Il testo è scritto in maniera molto chiara, perché pensato per un vasto pubblico che deve conoscere la storia da entrambe le parti del confine. Il corposo tomo di 650 pagine, pubblicato a Trieste nel 1924, costituisce la summa da quanto scritto da Benussi in precedenza. Benussi riteneva che è importante far conoscere all’Italia la storia delle terre redente”, ha spiegato Salimbeni, il quale ha messo a confronto la “Storia di Trieste” di Attilio Tamaro e “L’Istria nei suoi due millenni di storia” di Bernardo Benussi.
Kristijan Knez della Società di Studi storici e geografici di Pirano e del Centro Italiano “Carlo Combi”, nel suo intervento, ha voluto analizzare l’impegno civile di Bernardo Benussi, dedicato all’insegnamento, la ricerca storica e la difesa del patrimonio nazionale. “Il volume è considerato un monumento storiografico è al contempo anche un prodotto delle temperie culturali e delle passioni politico-nazionali dell’età a cavallo tra Otto e Novecento”, ha spiegato Knez ricordando che Benussi fu definito il “più chiaro cultore della storia dell’Istria”.
Robert Matijašić, docente all’Università “Juraj Dobrila” di Pola, ha ricordato alcuni cenni dell’Istria preistorica discussi nei primi capitoli dell’opera tratta nel corso della giornata, spiegando in quale modo approcciarsi a queste ricerche storiche di Benussi a distanza di 100 anni dalla pubblicazione.

Foto: Roberta Ugrin
Ricerche che superano i confini nazionali
Nella seconda parte del convegno, svoltasi nel primo pomeriggio, sono proseguiti gli interventi dei relatori.
Non ha potuto presenziare al convegno Giuseppe Cuscito, studioso di archeologia cristiana e docente della stessa materia presso l’Università degli Studi di Trieste nonché presidente della Società istriana di Archeologia e Storia Patria di Trieste. Comunque, Kristijan Knez ha fatto una lettura del tema affrontato dal prof. Cuscito intitolata “Bernardo Benussi tra il Privilegio eufrasiano e il culto di Sant’Eufemia a Rovigno” definiti due momenti significativi della sua ricerca storica.
Lo storico Salvator Žitko della Società storica del Litorale di Capodistria ha parlato di valutazioni, ricezione e considerazioni degli studiosi sloveni e croati relative all’opera “L’Istria nei suoi due millenni di storia” di Benussi, a cui è seguito il contributo del prof. Rino Cigui, storico del Centro di ricerche storiche di Rovigno, che ha esaminato i problemi sanitari della penisola istriana negli scritti di Bernardo Benussi nella sua esposizione intitolata “L’Istria tutta può dirsi deserta”. Infine, Annalisa Giovannini della Società istriana di Archeologia e Storia Patria di Trieste, ha tracciato un percorso lungo 140 anni, ricordando le figure di Andrea Amoroso e di Bernardo Benussi e il loro importante apporto alla storia dell’Istria del secolo scorso. Il convegno si è concluso nel pomeriggio con una discussione che ha visto concordare i conferenzieri sul fatto che l’opera di Benussi ha un valore di dimostrazione storica consistente, il che gli ha permesso di superare quanto era stato precedentemente fatto nel campo degli studi nella ricostruzione del Medioevo istriano e delle tradizioni romane e venete dell’Istria.

Foto: Roberta Ugrin
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