Autista a richiesta: un gioco da ragazzi

La vita è un gioco: un racconto originale

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Autista a richiesta: un gioco da ragazzi

Le previsioni meteo di questo inizio settimana segnano cielo coperto e precipitazioni abbondanti. Sarebbe l’ideale per mettermi sui libri di chimica e invece sono costretto a indossare giacca, cravatta e tirar fuori il mio miglior sorriso. Un controllo pulizia nei sedili posteriori della mia auto e m’immetto in quel coacervo di strade, stradine e superstrade che come un grande sistema venoso nutre la città e col mio contributo, garantisce ogni giorno a migliaia di persone di arrivare al proprio luogo di lavoro. Parto da casa non prima di essermi sincerato che la mia applicazione di navigazione, l’instancabile Laura, sia connessa e appena pochi minuti dalla partenza bastano per ricevere sulla plancia di navigazione la richiesta di una corsa dal mio primo passeggero.

 

 

Una questione di stelle
Seguendo le indicazioni di Laura, sono sicuro di poter rispettare i tempi di un servizio impeccabile. La mia speranza è di cominciare bene questa lunga giornata ricevendo a fine servizio almeno una valutazione a cinque stelle. Per questo ho rifornito l’auto di acqua, caramelle e deodorante al sandalo sperando di dare un servizio eccellente ai passeggeri. La settimana scorsa ho perso diverse stelle sul cammino, chissà che avrò combinato, con certi clienti basta un sorriso storto o un silenzio non corrisposto. È mia intenzione rimediare. Oggi sarò attento nel rialzare il rate medio della giornata, magari a cinque. Siamo alla fine della prima corsa e mi ritengo soddisfatto del mio operato. Sono riuscito infatti a intrattenere il passeggero suggerendogli per pranzo, un fast food all’angolo dell’incrocio, dove potrà creare e ordinare sul web un succulento panino scegliendo da una lista di ingredienti. A finestrino abbassato mi permetto di aggiungere: “Se la ricetta venisse condivisa sui social, e poi votata da altri, potrà raccogliere punti per avere il prossimo panino gratis”. Mi pareva incuriosito dal mio suggerimento e sono convinto che questo lo porterà a sganciare stelle e commenti di lode sulla mia identità digitale nella piattaforma del servizio.

La sfida dei numeri
Nemmeno la soddisfazione di godermi il suo sorriso, ecco che la mia attenzione si sposta su un area rossa segnalata sulla plancia di navigazione; Laura mi sta suggerendo di spostarmi in un quartiere della città, perché in quell’area potrei ricevere con maggiore probabilità diverse chiamate. Immagino che uno degli algoritmi che tengono prigioniera Laura nelle sue scelte consideri che proprio da quelle parti stia per terminare una partita di calcio. Voglio rischiare l’incontro con qualche tifoso esagitato e ubriaco? Oggi sono motivato a partecipare alla sfida sul numero di corse perché a 1.100 potrò ottenere il bonus del mese sullo sconto carburante. Ecco che mi arriva nel frattempo il rate del primo cliente a quattro stelle e mezzo! Mio Dio, cosa avrò fatto questa volta per non arrivare a cinque?! Il suo commento: “Attento alla guida e piacevole conversatore, non posso dare un rate pieno per avermi indicato un locale chiuso di lunedì”.

Questioni di autonomia
Preso dallo sconforto decido di portarmi in zona rossa e chiedo a Laura di mostrarmi le statistiche dati dei mesi passati; resto sbalordito da quanto la mia resa sulle corse sia stata decrescente nei mesi scorsi, la metà, in media, rispetto all’anno scorso. Colpa del maledetto esame di chimica, la maledizione degli infermieri e quindi clicco stizzito sul tasto bonus carburante e accetto la sfida. A volte ho l’impressione di guidare dentro una slot machine!

Moneta virtuale e badge
È un privilegio e una libera scelta quella di essere un lavoratore autonomo e flessibile e quindi devo ricordare a me stesso che non sono un impiegato. Se mi stancassi potrei sempre decidere di tornarmene a casa. Mi servono diversi maledetti centoni per l’ultima rata universitaria da pagare e ho pure una sfida aperta con il mio collega Nino che stasera mi aspetta in chat per vantarsi sulla comunità autisti di Facebook. Quello sicuramente prende qualche sostanza psicoattiva perché non dorme mai. A costo di imbarcare un passeggero ricolmo di vomito resterò per lungo tempo nella zona rossa. Preso da un dubbio chiedo a Laura di aprirmi la finestra sfide e distintivi e leggo che questa settimana c’è attesa per l’uscita di una sfida sul chilometraggio mensile effettuato per ottenere moneta virtuale, mentre se entro il mese corrente colleziono cinque stelle consecutive riceverò un distintivo fluorescente da esporre sul parabrezza che riassume lo slogan: “Un autista per amico”. Ma chi vorrebbe avermi per amico, sghignazzo fra i denti.

Una buona pesca
Caspita, in tutto questo andirivieni di passeggeri tra la zona rossa dello stadio e le altre corse rubate nel pomeriggio non mi sono accorto che sto guidando da ormai dieci ore senza una pausa e, come mi saltasse una scimmia nella testa, ho una forte emicrania. Dovrebbero inserire nell’App di Laura una funzione che ricordi all’autista di assumere liquidi e fare delle pause. Decido di accostare e prendermi una pausa al parco e consumare il pranzo al sacco. Appena scendo dall’auto si mette a piovere che sembra il giorno della partenza di Noè. Altri pochi giri per raccogliere gli ultimi passeggeri degli uffici privati e si è fatta sera. A dire il vero sembra già notte da questa mattina. Decido che si è fatto tardi ed è il momento di rientrare. Mi pare di aver concluso “una buona pesca”, ma lo capirò soltanto a conti fatti; la ditta si tiene una percentuale che è maggiore durante il giorno, poi a mie spese nel conto bisogna mettere il carburante, la manutenzione dell’auto e le spese extra per ingraziarmi i passeggeri.

Ancora cinque km…
Arrivato al posteggio di casa, prima dello spegnimento mi sottopongo al verdetto finale e così apro una finestra con la statistica riassuntiva di oggi: stelle, commenti, chilometri e corse. Posso davvero ritenermi soddisfatto: non ho preso cinque stelle consecutive, ma ho alzato la media a quattro e mezza stelle. C’è ancora tempo per essere l’amico di chiunque. Sto per spegnere il motore e la suadente voce di Laura mi avverte: “Sicuro di interrompere la connessione? Mancano cinque km per ottenere i crediti alla fascia guidatore oro”; ecco comparire sulla plancia il disegno di un cerchio, l’ultimo tratto per chiuderlo corrisponderebbe proprio ai cinque km da aggiungere alla mia lunga giornata. Pulsa come la mia testa e basterebbe solo rimettermi alla guida per completarlo. Al passare della mezzanotte perderò il diritto di prendermi il bonus, ma prendo la decisione di vincere io questa partita e godermi la comodità del divano.

Il collega Nino
L’ultimo pensiero prima di addormentarmi si addensa nella mente: “Va bene voler piacere ai miei passeggeri, offrire sempre qualcosa di meglio, ma la mia paga aumenta? I miei rate e bonus sono benefit ridicoli rispetto ai chilometri che macino ogni giorno su quella dannata auto. I distintivi solo virtuali. Ho anche speso troppo in deodoranti, bottiglie d’acqua e caramelle questo mese. Che l’adulazione dei clienti valga più del mio guadagno reale e virtuale? Il dubbio resta fino al giorno in cui vorrò fare i conti con me stesso. Mi arriva un messaggio su Viber: “Dai manda i risultati di oggi che ci troviamo in chat”. È il collega Nino, detto il cyborg, sicuro di essere riuscito a indossare la fascia d’oro, non vede l’ora di confrontare le tabelle dati. Non posso farcela. Premo il reset nella mia testa e attendo il domani carico di nuove sfide. Pioggia abbondante, ho 22 anni e parlo già quattro lingue; un giorno diventerò un infermiere dell’elisoccorso.

 

«Gamification» una tendenza sempre più diffusa
Il racconto che ho scritto ispirandomi a un’intervista di un autista di un piattaforma colosso di trasporto su richiesta mostra i meccanismi della “gamification”, in italiano si potrebbe tradurre con “ludicizzazione”. Cioè portare alcune tecniche e tecnologie di gioco sviluppate nei video games in ambienti che in genere ludici non sono. Ecco alcuni meccanismi che ho voluto mettere in forma di racconto come: il game loop, loop ludico, una sensazione di progresso verso un certo obiettivo che è sempre appena oltre la portata di colui che gioca; i “badge”, i distintivi che si ricevono per aver realizzato un obiettivo; il “forward dispartch”, o meglio anticipare le possibili conseguenze positive per motivare un comportamento da adottare. Accade anche sulla piattaforma Netflix quando sui titoli di coda si apre il riquadro che ci spinge con il “pulsante” a iniziare subito il prossimo episodio.

Questi meccanismi uniti all’interfaccia grafica e sonora fatta di pulsanti, finestre che si aprono, suoni, zone che si accendono e una voce di guida artificiale femminile, considerando che gli autisti su richiesta statisticamente sono in gran parte uomini, contribuiscono a incollare l’attenzione. Il meccanismo del gioco rilascia ormoni della felicità come la dopamina e la serotonina e crea un contesto di rinforzo positivo su alcuni comportamenti che non possono essere richiesti negli autisti. Agli utenti di queste piattaforme non piace aspettare la loro corsa e gli autisti di contro non sono impiegati dalle piattaforme; come l’autista del racconto guidano quando e dove gli conviene. Quindi come fanno le società a garantire un breve periodo di attesa e invogliarli a restare il più possibile sulla strada?

«Zombies Run»
Il ricorso ai trucchi psicologici “presi” da meccanismi e ambienti presenti nei videogiochi sta avvenendo sempre più spesso ed è presente in moltissimi campi del business, ma anche nella medicina, nell’educazione, nella politica e nel tempo libero. Un esempio sul fitness, nella corsa all’aperto è quello dell’App, “Zombies Run”, un’applicazione che se scaricata sullo smartphone combina il fitness personale con una storia interattiva in un mondo apocalittico infestato di zombie. Fornisce ai giocatori attraverso musica, suoni e un narratore-guida un incentivo per fare esercizio senza mai annoiarsi. Gli obiettivi raggiunti sulla corsa consentono in seguito di ottenere sconti su prodotti e crediti virtuali che possono essere usati per il relativo videogame di sopravvivenza.

Giocare… nei musei
Anche i musei stanno da tempo sperimentando una forma nuova d’intrattenimento culturale. Il Museo archeologico nazionale di Napoli è stato nel 2017 il primo al mondo a proporre il gioco “Father and son” e a pubblicare e acquisire le competenze al suo interno per la creazione di un videogioco, diventando anche centro di produzione. Nel caso del Museo di Napoli è un modo per esplorare le ricchezze custodite nelle sale, ma quelle della città di Napoli attraversando epoche molto diverse tra loro, interagendo con personaggi e prendendo decisioni che influenzeranno il finale della storia. Un viaggio di conoscenza nel tempo che consente di prendere parte a momenti storici epocali come la distruzione di Pompei.

Una prima conclusione
Se ci spostiamo nella sfera online, saturata da una marea di contenuti, gli utenti non prestano attenzione alla stragrande maggioranza delle cose che vedono. A meno che non siano contenuti divertenti, coinvolgenti e ci sia un’opportunità per loro di esplorare qualcosa di nuovo e inaspettato. Quindi, perché non riportare questa logica d’attenzione anche nel mondo reale, estremamente caotico e complesso dei nostri giorni? Una componente essenziale della “gamification” è il fatto che può confondere la linea tra un compito, un obbligo e il divertimento. Forse se c’è un po’ di divertimento in un lavoro considerato abbastanza noioso e ripetitivo, nello studio di alcuni compiti e nell’esercitare alcune abilità è tutto più facile. Nel caso si tratti di business il vantaggio dovrebbe essere reciproco.

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