Arsen Roje: un pittore fuori dagli schemi

Nella galleria Kortil è in visione fino al 2 novembre la mostra «Chiusura del cerchio», del pittore spalatino, autore del manifesto per il film «M.A.S.H.» (1970) di Robert Altman

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Arsen Roje: un pittore fuori dagli schemi

Lascia un’impressione forte la mostra del pittore e disegnatore spalatino Arsen Roje (1937-2007) intitolata “Zatvaranje kruga” (Chiusura del cerchio) e allestita nella galleria Kortil, in visione fino al 2 novembre. Il percorso espositivo di questo autore un po’ ribelle e fuori dagli schemi, realizzato dallo storico dell’arte Branko Franceschi, si compone di un ciclo di dipinti realizzati tra il 1999 e il 2007, intitolato “Body parts” (Parti del corpo), e quello di disegni creati tra il 1965 e il 1966, che segnano l’inizio della sua carriera a Spalato, proseguita successivamente negli Stati Uniti.
Manifesto di M.A.S.H
Pochi sanno che è proprio Roje l’autore del manifesto per il film “M.A.S.H.” (1970) di Robert Altman, per il quale venne insignito del prestigioso Motion Picture Advertising Award. Ottenne lo stesso premio anche nel 1977 per il film Casanova di Federico Fellini.
I dipinti di Roje, di grande formato e caratterizzati da un colorito forte, sono opere di grande impatto, non soltanto per le loro dimensioni, bensì anche per l’inquadratura e il trattamento del motivo. A cominciare dall’autoritratto, che apre il percorso espositivo e che, con il suo sguardo diretto e intenso, si mette immediatamente in comunicazione con l’osservatore. L’immediatezza è la caratteristica più spiccata di questo ciclo di dipinti nel quale l’autore mette in risalto le sue mani, le gambe, il torace ormai segnato dal tempo. Il motivo di ciascun dipinto è trattato con meticolosa cura, quasi in maniera iperrealistica, con pennellate ampie e sicure, sistemato su uno sfondo grigio e lucido grazie al quale sembra quasi “uscire” dal quadro. Si ha l’impressione di osservare il motivo da pochi centimetri di distanza, ma perfettamente nitido. Come spiega Franceschi nel testo del catalogo, “l’artista sembra trovare soddisfazione nell’osservare e annotare la degradazione progressiva del suo corpo, sciupato e prossimo alla morte”. L’interesse per la figura umana e il trattamento coloristico del soggetto ricorda molto le elaborazioni pittoriche dell’artista britannico Francis Bacon.

Foto: Goran Žiković

Composizioni in stile pop-art
Nel suo ciclo di disegni di grande formato, realizzati in maniera pop-art per potersi presentare a New York, dove è emigrato nel 1968, Roje propone composizioni complesse, ovvero dei collage nei quali mette insieme elementi visivi ripresi da riviste che venivano pubblicate nell’ex Jugoslavia e all’estero. Accanto alle composizioni riporta parole e slogan in caratteri tipografici caratteristici per gli anni Sessanta, non senza errori di trascrizione. Franceschi rileva che Roje “sviluppa organicamente le composizioni, aggiungendovi elementi in maniera spontanea, che non hanno un legame particolare con il resto del disegno, ma funzionano bene nel complesso. Roje ha dimostrato di gestire con maestria lo spazio simbolico della composizione, creando sapientemente un equilibrio tra parti disparate del disegno, tra cui scene con una prospettiva spiccata, gli oggetti tridimensionali, i segni e le parole”.
Una vita movimentata
Arsen Roje nacque il 25 giugno 1937 a Spalato. Nel 1956 venne ammesso all’Accademia di Belle arti di Zagabria. Al termine del primo anno venne espulso dopo aver inserito una sigaretta accesa nella bocca di una testa in argilla proprio nel momento in cui una commissione, capeggiata dallo scultore Antun Augustinčić, sopraggiungeva per ispezionare i lavori degli studenti. Nel 1966 andò a Parigi, dove trascorse due anni nell’attesa che gli venga rilasciato il visto di immigrazione per gli Stati Uniti. Nella capitale francese, tramite alcuni amici che conoscevano l’agente cinematografico di Brigitte Bardot e Jane Fonda, venne in contatto con il direttore della filiale parigina dello studio Paramount Pictures, per il quale realizzò alcuni manifesti, tra cui anche quello per il film “A piedi nudi nel parco”, con Jane Fonda e Robert Redford. Giunse a New York nell’estate del 1968, dove lavorò in un’agenzia come disegnatore. È lì che creerà il manifesto per il film ”M.A.S.H.”. Ben presto, però, decise che gli inverni newyorkesi erano troppo rigidi e che lavorando dalle 9 alle 17 non aveva tempo per occuparsi di pittura. Nel 1970 si trasferì a Los Angeles, dove rimase fino alla morte (2007). Grazie al successo di “M.A.S.H,” il direttore della Universal Studios, Lew Wasserman, gli propose di gestire la pubblicità dell’intera produzione cinematografica dello studio. Roje rifiutò l’offerta, ma collaborò con la Universal Studios in veste di libero professionista. Negli anni Ottanta e Novanta si presentò in numerose mostre personali e collettive. Morì il 7 novembre 2007 di infarto nel suo atelier a Los Angeles.

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