Anita Crevatin. Un viaggio nella memoria istriana attraverso la poesia

La buiese di adozione, anche se la vita l'ha portata a usare quotidianamente il dialetto istroveneto, si dice particolarmente orgogliosa della sua lingua madre e della parlata locale di Scuiari, che purtroppo sta scomparendo. Il suo volume è un contributo alla conservazione del dialetto locale

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Anita Crevatin. Un viaggio nella memoria istriana attraverso la poesia
Anita Crevatin con il suo volume. Foto: ERIKA BARNABA

La vita di Anita Crevatin è un esempio di come il legame con le proprie radici possa convivere con nuove esperienze e affetti. La sua storia è una testimonianza dell’importanza di preservare le proprie tradizioni e la propria lingua, nonostante il cambiamento dei tempi. Attraverso il suo lavoro e la sua arte, continua a contribuire alla comunità e a tenere viva la memoria della sua terra natia. Nata Ratoša, Anita ha vissuto una vita ricca di esperienze e sentimenti che l’hanno portata dal piccolo villaggio di Scuiari (Škuljari) a Buie, dove risiede tutt’oggi. La sua storia è un esempio di come il destino possa intrecciare lavoro e amore, portando a una vita piena e appagante. Ha iniziato il suo percorso educativo nella scuola elementare di Pinguente, per poi proseguire gli studi nella scuola media di Buie. Fu qui che incontrò per la prima volta Bruno Crevatin che, vivendo di fronte, ogni mattina la aspettava per accompagnarla a scuola, un gesto che, col passare del tempo, avrebbe assunto un significato più profondo. Terminati gli studi medi, Anita intraprese diverse esperienze lavorative che la portarono in vari luoghi, ampliando così il suo bagaglio personale e professionale.

Il Ritorno a Buie e l’amore riscoperto
Alla fine degli anni ‘70, il destino la riportò a Buie, dove col tempo accettò un lavoro come funzionaria pubblica presso il Tribunale municipale locale dove lavorò fino al pensionamento. Questo ritorno segnò non solo un nuovo inizio nella sua carriera, ma anche nella sua vita sentimentale. Quella che era stata un’amicizia giovanile con Bruno Crevatin si trasformò in qualcosa di più profondo, culminando nel matrimonio. La coppia ha avuto due figlie, Lara e Nina, che hanno arricchito ulteriormente la loro vita familiare in quanto oggi godono della gioia di essere nonni, un’esperienza che li ha uniti ancora di più.
Anita Crevatin è oramai una buiese di adozione ma che non ha mai dimenticato le sue radici e il suo paese natale. Anche se la vita l’ha portata ad amare e usare quotidianamente il dialetto istroveneto, è particolarmente orgogliosa della sua lingua madre, del dialetto e della parlata locale di Scuiari, che purtroppo sta scomparendo. Consapevole di questa realtà, Anita ha iniziato a raccogliere i suoi ricordi, a comporre poesie e a esprimere i suoi sentimenti attraverso la scrittura che, oltre al suo dialetto scuiarese, comprende pure quello istroveneto e ciacavo. Il risultato di questo impegno è un toccante volume appena stampato e intitolato “Naš, noše, po nošo” (Naš kraj, naši ljudi, naš govor). Il titolo stesso del libro, che può essere tradotto come “La nostra località, la nostra gente, la nostra parlata”, evoca un senso di appartenenza e identità radicato nella cultura locale e nell’uso del dialetto che non è solo un mezzo di comunicazione, ma un veicolo per tramandare storie e tradizioni che altrimenti potrebbero andare perdute. Anita utilizza questa lingua con maestria, dipingendo vividi quadri della vita quotidiana nel villaggio, delle sue celebrazioni e dei suoi anni nostalgici di crescita. Questo lavoro rappresenta un prezioso scrigno di ricordi e tradizioni della sua terra natale, un omaggio alla vita rurale che ha formato l’autrice e le persone con cui è cresciuta.

Un atto di resistenza culturale
Le poesie difatti offrono un’immersione nelle consuetudini di un’epoca in cui le famiglie numerose erano di norma, e la vita comunitaria era scandita da lavori duri e dalle stagioni. L’autrice ricorda con affetto e nostalgia la semplicità di quei giorni, quando ogni membro della famiglia aveva un ruolo ben definito e il lavoro nei campi era una fatica condivisa. I suoi versi raccontano come ogni giornata era un intreccio di attività necessarie per la sopravvivenza, ma anche di momenti di gioia e celebrazione. In queste occasioni, parenti e amici si radunavano per festeggiare insieme, mantenendo vive le usanze e i rituali che caratterizzavano la loro cultura. La narrazione poetica di Anita Crevatin riporta in vita questi momenti con dettagli affettuosi e vivaci, permettendo ai lettori di percepire l’intimità e il calore delle riunioni familiari, il sapore dei piatti tradizionali e la musica delle feste. Attraverso le sue poesie, l’autrice non solo preserva la memoria della sua infanzia e del mondo che l’ha vista crescere, ma offre anche un contributo significativo alla conservazione del patrimonio culturale istriano.
“Naš, noše, po nošo” è un’opera che risuona con tutti coloro che hanno conosciuto la vita semplice e genuina delle piccole comunità, e che invita i lettori a riflettere sulle proprie radici e sulle storie che ci formano. In un’epoca in cui le tradizioni e le lingue locali rischiano di essere dimenticate, questo volume rappresenta un atto di resistenza culturale, un ricordo prezioso di un passato che merita di essere tramandato alle future generazioni. La sua poesia è un ponte tra il passato e il presente, un invito a riscoprire e valorizzare le proprie origini nonché un affettuoso tributo a una comunità e a un modo di vivere che, nonostante i cambiamenti del tempo, rimane sempre “nostro”.

Un viaggio lungo sei capitoli
Il volume è edito dalla filiale di Buie “Matica Hrvatska” ed è il 14º della collana “Biblioteka – Prvi koraci”. È ricco di fotografie, elemento distintivo del libro, che si iniziano a notare già nella copertina e che sono state realizzate dal dottore in fotografia, Slađan Dragojević. Le immagini in bianco e nero catturano l’essenza e la bellezza del mondo descritto dall’autrice. La grafica, curata da Zvonimir Zelić, completa l’opera con eleganza, offrendo ai lettori una visione coerente con i temi trattati. Nel volume sono presenti pure fotografie personali, molto care all’autrice, inerenti la sua famiglia e rappresentanti il padre Anđelo e la madre Ana da giovani e lei stessa con il fratello Branko da bambini. La pubblicazione è stata curata dal dottor Vitomir Jadrejčić, presidente della filiale buiese della “Matica Hrvatska”, che ha elogiato l’opera di Anita Crevatin per il suo significativo contributo alla conservazione della lingua materna e del dialetto locale. Questo si articola in sei capitoli che spaziano dai ricordi d’infanzia alla vita del villaggio, dai costumi locali alle persone care che oltre alla sua famiglia hanno segnato la vita dell’autrice come le amichette di allora, Mirijana Flego, Marica Flego, Marica Zugan e Melita Cerovac.
La presenza di un dizionario di circa 460 parole dialettali, alla fine del libro, rappresenta un ulteriore sforzo per mantenere viva la parlata locale, offrendo una guida pratica per comprendere meglio il dialetto scuiarese.
Nadija Disiot, professoressa, scrittrice e poeta originaria di Abbazia di Pietra Pelosa (Opatija), un paese vicino a Scuiari, ha curato la prefazione e la recensione del volume elogiando l’autrice per il suo stile narrativo diretto e il suo umorismo accattivante, che emergono chiaramente nel modo in cui descrive le persone care e le esperienze della sua vita. Ha sottolineato l’importanza di questo lavoro non solo come memoria personale, ma come un atto di resistenza culturale contro l’oblio delle tradizioni e del dialetto locale.

Sinergia comune
Nel libro, Anita Crevatin esprime la sua gratitudine verso coloro che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera:
“Questo libro lo voglio dedicare ai miei cari genitori, alla mia famiglia e al mio paese natio, alla valle di Scuiari e alle persone che vivono lì e con le quali sono cresciuta. Ricordarli mi rende felice perché hanno arricchito la mia vita per sempre. Li terrò nel mio cuore e ne scriverò perché non vengano dimenticati – è la dedica che Anita Crevatin ha fatto stampare nella prima pagina del libro –. Grazie a chi mi ha aiutato nella realizzazione di questo libro con il quale desidero dare un modesto contributo alla preservazione del mio dialetto. Ringrazio per il sostegno la filiale buiese della ‘Matica Hrvatska’, in particolare il dottor Vitomir Jadrejcić, che ha riconosciuto la lealtà verso le radici, il desiderio e il bisogno per la preservazione della tradizione registrando pezzi di storia. Ringrazio pure l’autore della copertina e delle foto, Slađan Dragojević. Sono particolarmente grata alla mia mentore, Nadija Disiot, che mi ha guidato altruisticamente ed è stata un modello e un’ispirazione”.
Questa raccolta di poesie rappresenta quindi non solo un viaggio personale attraverso i ricordi e le emozioni dell’autrice, ma anche un prezioso contributo alla conservazione di una cultura locale e che l’ha già vista tra i protagonisti dell’ultima e recente edizione di “Verši na šterni” (Versi sulla cisterna).

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