Ana Dražul e il suo «Pianoforte colorato»

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Ana Dražul e il suo «Pianoforte colorato»

FIUME | S’intitola “Il pianoforte colorato” il metodo di pianoforte con il quale da due anni la prof.ssa Ana Dražul aiuta i bimbi dai quattro ai sei anni d’età a fare i primi passi nel magico mondo della musica. Le ludoteche di pianoforte nell’ambito delle quali mette in atto il metodo che ha ideato si svolgono nella Scuola di musica “A. Jug Matić” di Fiume e hanno già dato i frutti sperati, in quanto i bambini imparano velocemente i concetti base e al contempo si divertono. Una combinazione ideale, che suscita sempre più interesse tra i genitori e i loro figli. “Il pianoforte colorato”, destinato ai bambini dai quattro ai sei anni, avrà anche la sua versione cartacea, in quanto verrà prossimamente pubblicato in lingua inglese e, forse in futuro anche in croato. Ne abbiamo parlato con la prof.ssa Dražul, la quale ci ha illustrato il suo metodo di lavoro con entusiasmo e grande voglia di fare la differenza, quando si tratta di miglioramenti nel campo della pedagogia.

Com’è organizzato il lavoro?

“Ciascun gruppo è composto da tre o quattro bambini. L’idea è di dare la possibilità ai piccoli di acclimatarsi a questo tipo di apprendimento attraverso il gioco. Inoltre, quando sono in gruppo, possono fare amicizia con i loro compagni e questo è un ulteriore vantaggio. Le ludoteche sono destinate ai bambini tra i tre e i sei anni d’età, poiché quelli più grandi possono già cominciare a frequentare una regolare scuola di musica. Si basano sui giochi e sull’apprendimento attraverso il gioco. Uno dei preferiti è la caccia al tesoro. A ogni tappa della ricerca devono rispondere a qualche domanda relativa alle basi di teoria musicale, quali i nomi delle note, la loro durata, i tipi di ritmo. Imparano pure ad ascoltare, si esercitano nell’intonazione e, ovviamente, imparano a suonare e a riconoscere l’altezza delle note che vengono suonate. Pertanto, contemporaneamente imparano il solfeggio, la teoria musicale e a suonare il pianoforte. Si tratta di concetti che nelle nostre scuole di musica vengono di solito insegnati separatamente e in quel caso diventano troppo astratti e possono anche creare difficoltà. I bambini non hanno problemi a imparare questi concetti qualora siano collegati in un insieme logico. Si tratta di un metodo di lavoro adatto ai bambini di oggi, perché veloce. Infatti sono abituati ad avere tutto e subito e non hanno più pazienza di imparare passo per passo. Viviamo in altri tempi”.

Colori e giochi

“Pertanto, il programma è completamente adeguato ai bambini – continua la professoressa –, alle loro attitudini e capacità. Cerco di ragionare come loro. Nell’insegnamento uso i colori, perché sono la prima cosa che i bambini imparano e che quindi conoscono. Inoltre, devono sapere contare fino a cinque, che è utile quando parliamo di dita della mano e del pentagramma (“Cinque dita – cinque linee del pentagramma”). Tutto viene spiegato in maniera molto descrittiva. Tanto per fare un esempio: all’inizio dell’anno imparano una nota e vanno a casa con un palloncino del colore di questa nota. In collaborazione con i genitori, i bambini ripetono ogni tanto il nome della nota e così apprendono. A ogni lezione imparano una o due note e alla fine le dispongono per ordine della scala musicale. Queste si possono modellare anche in plastilina e sistemare sul pentagramma. I bambini si divertono, giocando imparano e non se ne accorgono nemmeno”.
“Esistono poi dei giochi interessanti, di cui alcuni li ho inventati io, e possono essere adattati alle circostanze. Nella caccia al tesoro, il ‘tesoro’ è simbolico – una matita, una caramella, un adesivo –, in quanto lo scopo è fare capire ai bambini che è bellissimo imparare delle cose nuove. Penso che questo programma contenga tutta una serie di elementi costruttivi che sono vicini ai bambini, ovvero che non si apprende per ottenere dei voti, bensì per ampliare il sapere; che non si suona perché si deve, ma perché è una bella competenza in più. Uno dei miei allievi si è esibito l’anno scorso al concerto suonando già a due mani. Aveva quattro anni”.

INTERVISTA ANA DRAZUL
Concorrenza positiva

Un altro elemento del corso è la concorrenza positiva: se in un determinato momento i bambini non sanno una cosa, si impegnano a impararla per non rimanere indietro rispetto ai loro compagni. Un altro gioco che adorano è il “memory” con le note, che riescono a riconoscere nel pentagramma.
“Vorrei puntualizzare che tutti gli interessati possono iscriversi alla ludoteca in quanto non ci sono audizioni. Infatti, è stato scientificamente provato che la parte del cervello responsabile per la musica e i centri correlati si sviluppano fino ai sette anni. Nei primi mesi, alle lezioni prendono parte anche i genitori, per aiutare i bambini a sentirsi più a loro agio. Per me ogni lezione è un esercizio di multitasking, perché ciascun allievo svolge un compito diverso. Credo che il primo approccio sia molto importante perché fin dalla prima lezione dò loro la possibilità di suonare lo strumento. Non conoscendo le note, imitano i vari fenomeni della natura: una cascata, la pioggia, il canto degli uccelli… Il metodo delle note colorate è utile anche per gli adulti che vogliono suonare subito, anche senza conoscere le note. Intendo sviluppare in futuro un metodo di studio anche per altre fasce d’età”.

Da dove l’idea di mettere a punto un metodo di pianoforte?

“Il metodo ‘Il pianoforte colorato’ è nato dalla necessità di offrire qualcosa di adeguato alle nuove generazioni nei tempi in cui viviamo. Mi occupo di pedagogia ormai da anni e mi ci dedico anima e corpo. Già da studentessa della Scuola di musica ‘I.M.Ronjgov’ tenevo lezioni di solfeggio ai miei coetanei quando qualche insegnante era assente. Avevo sempre un grande desiderio di condividere il sapere con gli altri e contribuire allo sviluppo della disciplina. Ogni generazione porta con sé qualcosa di nuovo, ma il sapere si deve condividere. Voglio dare ai bambini la possibilità di apprendere più facilmente e più velocemente di quanto andavo a scuola io. Sono convinta che chiunque possa suonare e voglio porre fine alla mistificazione dell’apprendimento del pianoforte. Si tratta di una competenza alla pari con qualsiasi altra. Nel mio metodo utilizzo le canzoncine che tutti conoscono, come ‘Tanti auguri’ e simili, il che rende più facile il primo contatto con lo strumento.
Insegno da più di 16 anni e non smetto mai di cercare nuovi modi per rendere più facile il processo di apprendimento. Ho seguito corsi di perfezionamento per poter dare il massimo ai miei allievi. Non ha senso attendere l’età di nove anni (che è l’età ‘ufficiale’ per iscrivere la prima classe della scuola di musica, nda) per iniziare con l’apprendimento del pianoforte, quando si può cominciare già a quattro: in cinque anni, infatti, si può imparare tantissimo”.

Libertà nell’insegnamento

Nel mio lavoro alla Scuola di musica ‘A.Jug Matić’ ho avuto sempre molta libertà. Infatti, grazie alla prof.ssa Matić, sempre aperta alle novità nell’insegnamento, ho avuto la possibilità di mettere in atto il mio metodo, per il quale, però, i futuri insegnanti dovranno ottenere la licenza. Si tratta di un lavoro complesso, in quanto per il ‘multitasking’ che esige questo tipo di insegnamento bisogna essere abilitati e istruiti. È importante che chi guida ludoteche di pianoforte imposti in maniera corretta le basi del sapere nei propri allievi. Non ci si può avventurare senza un piano e un programma ben preciso, poiché così facendo si corre il rischio di rovinare generazioni di bambini, che possono perdere la voglia di prose
guire con gli studi”.

Quali sono le esigenze delle nuove generazioni di bambini? Molti si lamentano che non sono interessati allo studio in genere e nemmeno all’apprendimento di uno strumento…

“Nell’insegnamento è indispensabile tenere il passo con i tempi. Per esempio, quando viene loro spiegato il termine ‘sequenza’, un segmento musicale che si ripete, tutto è chiaro quando lo presentiamo con il concetto di copy/paste. Dobbiamo rendere la materia d’insegnamento più interessante ai giovani e presentarla in maniera accattivante. In quel caso, i giovani reagiscono benissimo. Le nuove generazioni sono fantastiche. Se ci adeguiamo a loro, otteniamo ottimi risultati. Alcuni dei miei allievi sono dei musicisti favolosi, tra cui Ivan Vihor Krsnik Čohar, che ha vinto tutti i premi possibili, e Antonela Doko, nota soprattutto come cantante di musica leggera, ma che suona benissimo il pianoforte e che di recente ha vinto il primo premio a un concorso pianistico. Ai miei tempi c’erano troppi limiti, tante cose non si dovevano fare e noi, in genere, eravamo molto ubbidienti. Ai bambini di oggi, ai quali tutto è permesso, sarebbe stato affibbiato all’epoca l’epiteto di ‘maleducati’”.
“Nel mio lavoro mi baso sul compromesso – conclude Ana Dražul –, nel senso che i miei allievi imparano a suonare pezzi classici ma anche brani di musica pop o rock. Grazie a quest’approccio molti si sono innamorati della musica ‘colta’, il che è l’obiettivo che vogliamo raggiungere. In estrema analisi, direi che oggigiorno gli adulti sono accondiscendenti verso i bambini. Un insegnante saggio deve sapere sfruttare questo fatto a suo vantaggio, per insegnare loro quanto di più. In questo senso, devo molto al professor Konstantin Bogino, dal quale ho imparato quanto sia importante l’apertura e la libertà di pensiero: se un cinquantenne esprime il desiderio di imparare a suonare, io glielo insegnerò con gioia. La parola ‘devi farlo’ non esiste nel vocabolario di un insegnante che vuole ottenere dei risultati”.

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