Il Klimt che non conosciamo si presenta

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Il Klimt che non conosciamo si presenta

FIUME | Il 2020, anno in cui Fiume porterà il titolo di Capitale europea della Cultura, è praticamente dietro l’angolo e le istituzioni che vi sono coinvolte si danno da fare per realizzare quanto pianificato in tempo e nel migliore dei modi. Uno dei progetti più importanti nel panorama culturale del capoluogo quarnerino è senza dubbio la mostra “Il Klimt che non conosciamo” (Nepoznati Klimt), incentrata sui dipinti che adornano il soffitto del Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc”, realizzati dai fratelli Gustav ed Ernst Klimt e da Franz Matsch, offrendo uno sguardo più vasto sulla produzione artistica giovanile dei tre artisti, come pure su quella matura di Gustav Klimt, uno dei maggiori rappresentanti della secessione viennese. La curatrice del Museo civico, Deborah Pustišek Antić, ci ha illustrato i dettagli dell’allestimento, che si preannuncia davvero interessante.

Che cosa potremo vedere alla mostra “Il Klimt che non conosciamo”?

“La mostra verrà inaugurata il 14 luglio 2020, che è la data di nascita di Gustav Klimt, mentre lo spunto per il progetto espositivo sono i dipinti creati per l’allora Teatro Comunale, oggi TNC ‘Ivan de Zajc’, da Gustav ed Ernst Klimt e Franz Matsch. Si tratta di dipinti che adornano il soffitto del Teatro e sono complessivamente nove, di cui sei si trovano intorno al lampadario centrale, mentre altri tre sono sistemati sopra il palcoscenico. Attualmente, tutti i dipinti sono sottoposti a un intervento di restauro: i sei principali del soffitto si trovano nella filiale fiumana dell’Istituto nazionale di restauro, mentre i rimanenti tre sono a Zagabria. La mostra comprenderà – oltre ai detti dipinti – anche una selezione di lavori giovanili dei tre artisti, risalenti all’epoca in cui operavano come compagnia artistica (Die Künstler – Compagnie). Pertanto, verranno esposte opere che, poco tempo prima che iniziassero a lavorare sui dipinti per Fiume, sono state loro commissionate per il Castello di Peleş, nei pressi di Bucarest. Si tratta di dipinti che adornano il Piccolo teatro reale, quindi esiste un nesso tra i quadri di Fiume e quelli del Castello. Questi ultimi sono caratterizzati dai medesimi motivi, per cui è molto probabile che in un certo momento i tre lavorassero contemporaneamente alle due commissioni.”

A quale stile appartengono questi dipinti, dal momento che in quelli realizzati da Klimt non si notano ancora le caratteristiche della secessione?

“Lo stile è accademico, in linea con quanto hanno appreso nell’Istituto d’arte sotto l’influsso dei loro professori. Tematicamente, i dipinti sono delle allegorie teatrali. In questo contesto abbiamo concordato con il pronipote di Klimt che ci venga concesso un dipinto di Ernst Klimt dalla sua collezione privata. Quindi, si potranno conoscere meglio tutti e tre gli artisti nella prima fase della loro carriera. Inoltre, al fine di evidenziare il cambiamento rivoluzionario nell’opera di Klimt, presenteremo pure una selezione di una cinquantina di disegni della fase secessionista provenienti dall’Albertina, dalla Fondazione Gustav Klimt, da una galleria privata di Vienna e dal Museo dell’Austria superiore di Linz, ma anche dall’Accademia di Belle arti e dall’Accademia delle Arti applicate di Vienna ovvero l’ex istituto artistico che Gustav Klimt e Franz Matsch frequentarono da ragazzi e i cui disegni realizzati all’epoca potremo pure vedere nell’ambito della mostra. Per ora non siamo riusciti a concordare che ci venga dato in prestito un dipinto della fase secessionista di Klimt, ma c’è ancora tempo, per cui forse riusciremo a farlo. La mostra comprenderà al minimo sessanta esposti, ma probabilmente ce ne saranno di più in quanto stiamo ancora contattando musei e istituzioni artistiche per eventuali collaborazioni. L’esposizione sarà allestita nella sede attuale del Museo civico, anche se fino all’apertura della mostra l’ente museale sarà già trasferito nella nuova sede nel Palazzo della direzione dell’ex Zuccherificio.
Il designer della mostra, Klaudio Cetina, ha già realizzato il progetto dell’allestimento e si tratta di un percorso espositivo completamente diverso da ciò a cui il nostro pubblico è abituato. Non si tratta di un allestimento classico, ma molto moderno, multimediale e di grande attrattiva. Molto probabilmente, i dipinti di Fiume verranno esposti sul soffitto. Chi è a conoscenza del lavoro di Klaudio Cetina, sa già che egli trasforma completamente qualsiasi spazio. La mostra rimarrà aperta per tre mesi in questa forma, in quanto per motivi di sicurezza non è possibile esporre più a lungo le opere di Gustav Klimt. Infatti, dopo tre mesi, i lavori devono essere nuovamente riposti al buio, lontano da qualsiasi fonte di luce, ma desideriamo comunque lasciare aperta la mostra con le opere che si possono esporre più a lungo. Qui faccio riferimento ai dipinti realizzati per Fiume.”

Una volta conclusa la mostra, i dipinti dello “Zajc” verranno risistemati sul soffitto, oppure vi rimarranno le copie?

“In questo momento non sappiamo ancora quale sarà il destino dei dipinti. Sia noi del Museo civico sia i restauratori che vi lavorano siamo propensi a trattenere i dipinti nel Museo, ma al momento non sappiamo che cosa succederà con questi quadri. Nel caso in cui venisse deciso di risistemarli nello ‘Zajc’, questo lavoro non potrà venire completato prima di luglio del 2021, quando nel Teatro non sarà in corso la stagione teatrale e si potranno innalzare le impalcature. I conservatori hanno dichiarato, però, che sarebbe molto difficile monitorare lo stato di salute dei dipinti nel caso in cui questi venissero riportati sul soffitto. Un’altra ragione per la quale i dipinti non dovrebbero ritornare nel Teatro, oltre al fatto che le condizioni di conservazione sono più favorevoli nel Museo che nello ‘Zajc’, è il fatto che anche altri musei sono interessati a esporre questi dipinti, prima fra tutti la Galleria Belvedere di Vienna. Grazie alla nostra collaborazione con grandi enti museali, nel catalogo della mostra si troveranno testi scritti da alcuni importanti curatori.”

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