Alessandro Quarta e «I Filarmonici di Roma». Ritmi, colori, «saudade» e passione

Il concerto tenutosi al TNC «Ivan de Zajc» di Fiume ha voluto celebrare il 330.esimo anniversario della nascita dello scopritore del terzo suono, il Genio piranese Giuseppe Tartini

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Alessandro Quarta e «I Filarmonici di Roma». Ritmi, colori, «saudade» e passione
I Filarmonici di Roma con il solista Alessandro Quarta. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Ovazioni finali per il concerto del violinista Alessandro Quarta e de “I Filarmonici di Roma” tenutosi al TNC “Ivan de Zajc” di Fiume, con il quale si è voluto celebrare il 330.esimo anniversario della nascita di Giuseppe Tartini, il “Maestro delle nazioni”, lo scopritore del terzo suono, l’inventore dell’archetto moderno, oltre che il virtuoso e compositore il cui lascito è tale da essere ancora oggetto di riscoperta di musiche che a distanza di tre secoli “riposano dormienti” in vari archivi e biblioteche.

Comunque, al di là dei brani del genio piranese, il programma è spaziato su un repertorio più popolare con alcune delle più belle colonne sonore del grande cinema italiano – dei classici ormai nel loro genere, per quindi concludere la serata con la passione caliente intrisa di nostalgia delle musiche latinoamericane.

Una celebrità internazionale
Ed è giusto così. In quanto l’atmosfera estiva e rilassata invita all’ascolto di pagine che ci facciano sognare e che risveglino un ventaglio di sentimenti ed emozioni che solitamente vengono rintuzzati dall’usurante quotidianità. Ed è pure inevitabile, in questo caso, dal momento che l’attore principale dell’evento è stato Alessandro Quarta – un nome che suona quasi…..papalino -, una celebrità internazionale nel suo genere, che sotto le dita del solista usa sfociare, con il suo estro improvvisato, in un crossover brillane, incisivo, dal sapore paganiniano e istrionico.

Spirito virtuosistico e «demoniaco»
In apertura di serata “I Filarmonici di Roma” – compagine di fama internazionale che abbiamo avuto occasione di sentire anni fa alla Scena estiva di Abbazia, ammirandone la qualità sonora e la freschezza esecutiva – hanno suonato la Sinfonia in Re maggiore per archi (Allegro – Andantino – Allegro). Il brano non è che uno dei 130-160 concerti scritti per tale tipo di organico, molti dei quali in attesa di essere riportati alla luce. Tartini, intelletto vivo e partecipe alla cultura del tempo, si dedicò intensamente agli studi acustici, ma fu importante soprattutto per l’impulso che diede alla tecnica del violino che con lui progredì in modo importante, preparando il terreno alle future innovazioni di Viotti e Paganini. Quanto fosse spregiudicato il suo modo di trattare il violino si palesa nella sua Sonata simbolo “Il trillo del diavolo”, interpretata l’altra sera da Alessandro Quarta, il quale ha giustamente accentuato con forza gli incisivi e incalzanti doppi trilli, i quali conferiscono al brano un certo spirito virtuosistico visionario e “demoniaco”, che più tardi avvolgerà la leggendaria figura di Nicolò Paganini e caratterizzerà parte dello spirito romantico. Tradizione vuole che il Maestro prendesse spunto per questa sonata da un sogno che egli stesso raccontò. Proponiamo tale gustoso aneddoto anche perché illustrativo del personaggio e di un certo clima dell’epoca.
Una notte (1713) sognai che avevo fatto un patto e che il diavolo era al mio servizio. Tutto mi riusciva secondo i miei desideri e le mie volontà erano sempre esaudite dal mio nuovo domestico. Immaginai di dargli il mio violino per vedere se fosse arrivato a suonarmi qualche bella aria, ma quale fu il mio stupore quando ascoltai una sonata così singolare e bella, eseguita con tanta superiorità e intelligenza che non potevo concepire nulla che le stesse al paragone. Provai tanta sorpresa, rapimento e piacere, che mi si mozzò il respiro. Fui svegliato da questa violenta sensazione e presi all’istante il mio violino, nella speranza di ritrovare una parte della musica che avevo appena ascoltato, ma invano. Il brano che composi è, in verità il migliore che abbia mai scritto, ma è talmente al di sotto di quello che m’aveva così emozionato che avrei spaccato in due il mio violino e abbandonato per sempre la musica se mi fosse stato possibile privarmi delle gioie che mi procurava.

Celeberrime colonne sonore
Nella seconda parte della serata Quarta e i musici romani ci hanno fatto assaporare una sequela di celeberrime musiche da film iniziando con quelle del grande Nino Rota, “Amarcordi, La dolce vita e 8 e mezzo suite” proponendole in modo accattivante, in cui Quarto ha sviolinato la malia nostalgica di Amarcord in tutte le sue declinazioni e sfumature. ll violoncello di Luca Pincini con suono di velluto e fraseggio morbido, sostenuto al pianoforte da Giuseppe Magagnino, ha interpretato la colonna sonora di Nicola Piovani de “La vita è bella” e la musica di Luis Enrique del “Postino” interloquendo con il violino di Quarta.
Bouquet finale di ritmi, colori, “saudade” e passioni con alcuni tra i più celebri brani di Astor Piazzolla (“Fracanapa”, “Jeanne y Paul”, “Oblivion”, “Libertango”) nei quali il temperamento appassionato del violinista leccese, la sua fantasia e lo scintillate virtuosismo – di gusto paganiniano – hanno sedotto il pubblico. Quarta sfrutta tutte le risorse tecniche e timbriche del suo strumento con l’uso di arpeggi e incisivi bicordi sulle quattro corde, giocando con il ricochet, il pizzicato con la mano sinistra, i flaseolettes, “sul ponticello”, i passaggi veloci su tutto il registro del violino, oltre a cantare con viscerale passione, sulla tessitura più acuta come sulla corda di sol le melodie calienti di Piazzolla. A furor di popolo Quarta ha concesso due bis accattivanti.
Significativo è stato l’apporto del pianista Giuseppe Magagnina, il quale, oltre a partner affidabile, si è rivelato improvvisatore jazz abile e generoso.
Peccato che a questo spettacolo di livello internazionale abbia assistito solo uno sparuto pubblico di connazionali! È più che evidente la necessità di una certa ingegneria dell’organizzazione e di interazione dialettica tra le istituzioni della CNI, specie in occasione di eventi di livello artistico eccezionale. Il Concerto è stato riproposto ieri al Castello Morosini-Grimani a Sanvincenti.

Miglior Eccellenza Italiana nel mondo
Alessandro Quarta è stato premiato nel 2017 a Montecitorio come “Miglior Eccellenza Italiana nel mondo” per la musica.
Quarta è cresciuto musicalmente con i più grandi direttori del mondo come L. Maazel, E. Inbal, C. Dutoit, M. Rostropovich, M.W. Chung, G. Pretre, Z. Metha, ricoprendo per loro ruoli come Violino di Spalla, suonando nelle più prestigiose sale del mondo.
Al momento collabora come violinista, compositore, polistrumentista e arrangiatore in progetti internazionali insieme a Roberto Bolle, ai Solisti dei Berliner Philharmoniker, Solisti Orchestra Nazionale della Rai di Torino, Quartetto del Teatro alla Scala, Solisti Orchestra Accademia Santa Cecilia, Dee Dee Bridgewater, Mike Stern, Toquinho e con molti altri artisti internazionali.
Dopo il successo dei suoi primi due album “One more time” (2010) e soprattutto quello autobiografico “Charlot” (2014), nel 2019 presenta il suo tributo ad Astor Piazzolla: “Alessandro Quarta plays Astor Piazzolla”. Alessandro suona un Alessandro Gagliano, violino rarissimo del 1723 “ex Principe della famiglia Clelia Biondi”, un Giovanni Battista Guadagnini, gioiello del 1761.
L’Orchestra da camera “I Filarmonici di Roma” (già “Orchestra da camera di Santa Cecilia”) ha tenuto concerti con direttori come Giulini, Sawallisch, Pretre, Metha, Zecchi e Menuhin e con i massimi solisti del nostro tempo.
Il complesso si è esibito in Europa, Asia e America Messico, e insale quali La Sala Tchiakovski a Mosca, al Lincoln Center di New York e alla Carnegie Hall.
“I Filarmonici di Roma” sono stati insigniti in Campidoglio della medaglia d’oro “Per la lodevole attività concertistica ad alto livello, sia in Italia che all’estero” e di una targa da parte del Parlamento Europeo che dice: “All’Orchestra ‘I Filarmonici di Roma’ che ha elevato ai massimi livelli l’espressione della musica italiana nel mondo intero”.
L’evento è stato organizzato dall’Unione Italiana in collaborazione in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e l’Università Popolare di Trieste nell’ambito del progetto Tartini 330.

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