«Adriatico»: un progetto teatrale per salvare il Pianeta

La 14.esima edizione della rassegna teatrale si è tenuta nei giorni scorsi a Spalato. Il progetto di Siniša Novković, portato in scena dagli attori del Dramma Italiano del TNC «Ivan de Zajc» di Fiume, è stato insignito del Premio della giuria per la miglior interpretazione scenica

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«Adriatico»: un progetto teatrale per salvare il Pianeta

Il pubblico teatrale è estremamente esigente e può decidere se premiare uno spettacolo con l’applauso, oppure astenersi dall’esprimere approvazione o entusiasmo. Se al cinema, a proiezione terminata, ci si alza in silenzio e si esce dalla sala, il teatro presuppone un contatto diretto e immediato con gli attori, proprio quel contatto del quale siamo stati privati nel periodo del lockdown e che adesso si cerca di preservare riservando parte delle date agli spettatori vaccinati e muniti di Green Pass. Il progetto “Adriatico”, di Siniša Novković, è stato presentato per la prima volta al TNC “Ivan de Zajc” il 19 dicembre del 2020, nel pieno dell’epidemia da Covid19 e, nonostante le limitazioni e le chiusure, ha avuto un grande successo di pubblico ed è stato riproposto in Istria, a Karlovac, Zara, Sebenico e Spalato. Nei giorni scorsi, alla 14.esima edizione del Festival “Mali Marulić”, tenutosi a Spalato, il brano ha ottenuto il Premio della giuria per la miglior interpretazione scenica. A parlare dello spettacolo sono gli interpreti, ovvero Serena Ferraiuolo, Andrea Tich e Giuseppe Nicodemo.

 

Vi aspettavate di vincere il Premio «Mali Marulić»?

Giuseppe: “No, siamo rimasti piacevolmente stupiti da questa notizia. Ovviamente, siamo andati a Spalato sperando di vincere qualcosa, dobbiamo essere sinceri, però la notizia ci ha comunque sorpresi molto”.
Serena: “Anche se ci ripetevamo sempre che l’importante è partecipare e che in realtà vincere non è fondamentale” (ridono).
Giuseppe: “Alla fine, però, ci è stato dato questo premio proprio per ‘Adriatico’, ovvero per la dinamica collettiva sulla scena e tutto ciò che compone questo spettacolo. Per questo motivo anche se il premio è andato a noi tre, reputiamo che sia un riconoscimento a tutta la squadra che ha contribuito a portarlo in scena perché il lavoro collettivo riguarda anche il regista, i tecnici e il resto del team”.
Serena: “Il nostro lavoro non sarebbe possibile senza la tranquillità che deriva dalla sicurezza che il lavoro tecnico filerà liscio e per questo motivo il premio è di tutti noi”.

Com’è stato recitare in croato a Spalato?

Giuseppe: “Il fatto che noi tre italiani abbiamo recitato in croato ha avuto un effetto comico. Io continuo a fare degli errori, ma all’inizio dello spettacolo diciamo che arriviamo dall’Istituto italiano di Oceanografia e quindi anche il nostro croato traballante è ricollegabile alla nostra provenienza e si inserisce bene nei personaggi. Il testo, però, è diverso in croato perché molti giochi di parole o battute non si possono tradurre alla lettera. Penso sia importante, però, essere riusciti a portare la nostra simpatia, la nostra frivolezza italiana e sia il pubblico che i colleghi hanno apprezzato molto questo nostro aspetto”.
Serena: “È stato utile aver fatto questo spettacolo in croato più volte perché non abbiamo dovuto pensare troppo alla lingua. Visto che il debutto è stato in italiano anche il processo creativo è stato in italiano e successivamente è stato più semplice cambiare lingua, una volta che lo spettacolo era strutturato”.
Andrea: “Nelle prime repliche eravamo più agitati, ma essendo italiani siamo in una botte di ferro”.

Quali sono state le reazioni del pubblico?

Giuseppe: “Fantastiche! A un certo punto Andrea chiamava la Foca che non veniva e i bambini gridavano per incitarla. Secondo me per Spalato è stato un segno di grande apertura. Ci hanno dimostrato tanto calore e una grande partecipazione e io l’ho apprezzato molto”.
Serena: “Ci dispiace soltanto di non essere andati anche in Slovenia, perché a parte l’’Alfa Romeo Jankovits’, non abbiamo incontrato il pubblico sloveno per più di un anno e mezzo. La notizia dell’ultimo momento è che forse prossimamente andremo anche lì”.
Andrea: “Per me è stato molto bello anche a Sebenico quest’estate, dove abbiamo presentato lo spettacolo all’aperto, circondati dai bambini”.

Cosa vi piace di più di «Adriatico»?

Serena: “Il messaggio è importante e potrebbe essere pesante se trattato in modo diverso, ma in realtà viene fuori solo alla fine e per quanto possa essere scioccante, nel suo complesso lo spettacolo è divertente e gradevole, raccontato con gioia e leggerezza”.
Andrea: “Lo spettacolo è leggibile a vari livelli e quindi anche i genitori possono seguire con interesse. A me piace il fatto che è uno spettacolo molto diretto e tra i vari spettacoli per ragazzi che abbiamo fatto in questo ci siamo permessi di diventare quasi cartoni animati. Il regista, Siniša Novković, conosce bene il suo pubblico e sa a quali stimoli reagiscono i più piccoli e nel divertimento è trasparsa un’esperienza molto profonda di chi ci ha guidato”.
Giuseppe: “A me piace, invece, che i personaggi ogni tanto sono cattivi o egoisti, ma alla fine la morale della favola è che siamo tutti sulla stessa barca e se non ci impegniamo collettivamente a salvaguardare il nostro Pianeta siamo spacciati. Anche se personalmente sono molto pessimista in materia, lo spettacolo lancia un messaggio positivo e di speranza”.

State preparando pure «Eclissi», un nuovo progetto per bambini?

Serena: “Sì, in questo momento siamo in prova con questo progetto dell’autore e regista Nenad Pavlović, che debutterà in occasione dell’anniversario del Dramma Italiano, il 26 novembre. In scena siamo io e Andrea nei panni della Luna e del Sole. Lo spettacolo parla un po’ di come affrontare la solitudine”.
Andrea: “Sì, lo fa in maniera buffa ma non troppo, nel senso che ha una grande profondità. Si tratta di uno spettacolo non verbale e questa è la nostra difficoltà in questo momento, siccome è difficile veicolare messaggi così profondi con un linguaggio nuovo o comunque diverso. Ogni giorno facciamo molti esercizi sulla gestione della vergogna e dell’imbarazzo perché fondamentalmente questo spettacolo parla proprio di questo, è molto puntato sulle emozioni e sulle sensazioni. Una sfida”.

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