Dovere dello storico è scrivere la storia, con passione e dedizione. Elena Uljančić lo sta facendo, dedicandosi con amore e passione alla storia della sua città natale: Parenzo. Questa volta l’ha fatto con il volume uscito qualche mese fa “U modi. Kultura odijevanja porečkih plemenitih građana (1650 – 1720)” (Di moda. La cultura dell’abbigliamento dei nobili cittadini di Parenzo (1650 – 1720), incentrato sulla cultura dell’abbigliamento nel contesto della vita quotidiana della cittadina istriana.
E lo fa entrando virtualmente, nelle loro case, negli armadi, nei bauli, nelle stanze da letto, in cucina, nei sentimenti, nell’intimità.
Una visita, questa, favorita soprattutto sulla gran mole di documenti conservati nei fondi dei notai parentini custoditi nel fondo dell’Archivio di Stato, in quello di Fiume e quello vescovile di Parenzo.
L’autrice segue le tracce di studiosi quali Jelka Radauš Ribarić e Roberto Starec, che hanno studiato gli abbigliamenti regionali.
C’è però una differenza nelle ricerche di tali studiosi: Radauš Ribarić e Starec hanno studiato i costumi regionali popolari, quello di Uljančić è invece un primo volume dedicato all’abbigliamento di una cittadina, Parenzo e il primo con al centro d’interesse gli abiti nobiliari peninsulari.
E proprio per questo, è un volume che influenzerà le future ricerche istriane in materia e sarà d’importante riferimento. Certo, lo hanno fatto anche altri studiosi come Luigi Morteani a Pirano, Bernardo Benussi a Rovigno, Giovanni Vesnaver a Portole, Domenico Rismondo e Anita Forlani a Dignano, ma si tratta di studi entrati a far parte di volumi monografici o miscellanei.
Un argomento poco studiato
Lo studio dell’abbigliamento è importante perché ci offre i caratteri distintivi dell’individuo: l’appartenenza culturale, sociale, familiare e urbana. Soprattutto nell’agro, poteva indicare la precisa appartenenza ad un determinato villaggio.
Per lo storico, è particolarmente impegnativo e provocante addentrarsi in un argomento studiato da pochi, o da nessuno, com’è il caso del vestiario nobiliare parentino, di cui si conoscono soltanto alcuni esemplari di fine XVIII secolo, appartenenti ai conti Becich e ai marchesi Polesini, nonché alcuni tessuti vescovili esposti al Museo diocesano parentino.
Valore sentimentale degli abiti
Per conoscere la loro storia è necessario consultare gli atti testamentari, le doti, i trasferimenti. Le compravendite, che ci aiutano ad individuare le origini, le sorti, ma anche i significati sentimentali. Questi abiti talvolta passavano di mano in mano all’interno della linea discendente femminile, avendo un particolare valore sentimentale ma anche materiale. Nella società d’epoca tutto ciò che era d’uso quotidiano, andava di regola in eredità perseguendo una stretta distinzione sessuale, senza allontanarsi dalla cerchia familiare. Così, se gli attrezzi da lavoro, gli indumenti maschili e le armi, spettavano di regola agli uomini, gli indumenti femminili, i gioielli e gli attrezzi da cucina, andavano in mano alle donne. E sono proprio questi trasferimenti che hanno consentito la conservazione degli abbigliamenti.
L’influenza di Venezia
L’autrice segue l’evolversi della moda nobiliare cittadina di quegli anni, le tendenze, i gusti, svelandoci gli aspetti della cultura materiale parentina, in cui la cultura dell’abbigliamento – notevolmente legata al mondo veneziano – ha inciso molto, essendo un mezzo con cui si comunicava l’appartenenza culturale, economica e sociale, il rispetto, le superstizioni e le credenze.
Le vicende socio-economiche
L’autrice riassume quanto riscontrato nel fondo notarile parentino custodito dall’Archivio di Stato di Pisino. Sono stati consultati gli scritti di 18 notai operanti all’epoca a Parenzo e i loro 42 libri protocollari. Vengono esposte le vicende socio-economiche del periodo, l’essenza nobiliare parentina e la sua vita pubblica e privata. L’autrice ripercorre la presenza dell’artigianato tessile, svela i tipi di tessuto, i segreti e le tecniche di lavorazione, la cultura dell’abbigliamento femminile, maschile e dei bambini.
Termini di origine italiana
Uljančić recupera inoltre i nomi locali italiani degli indumenti, oramai scordati anche dalla memoria storica. Descrive le consuetudini igieniche dei parentini, illustra la biancheria intima usata, il tipo di calzature adoperate, la merceria e i dettagli di moda, la gioielleria femminile e maschile. L’autrice si sofferma soltanto sull’abbigliamento nobiliare. Purtroppo le notizie circa i vestiti degli altri strati sociali sono carenti. Ciò comunque nulla toglie al contributo, che illumina un aspetto su cui gli studiosi non hanno prestato molto spazio finora, e contribuisce ad illuminare ancor di più la storia parentina del periodo, contrassegnata da altalenanti andamenti demografici ed economici, fino alla stabilizzazione degli anni 1720-1730.
All’epoca, Parenzo si trovava ai margini degli eventi mondani, ma i collegamenti marittimi, le tendenze e le opportunità economiche dell’élite cittadina hanno in un certo modo aperto le porte alla moda veneziana. Elena Uljančič lo ha dimostrato nel suo studio, ma ha lanciato anche una sfida a chi tornerà in futuro sull’argomento, con riferimento non soltanto a Parenzo, ma anche ad altre località istriane.
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