Abbazia. Stefan Milenković, fuoriclasse senza confini

Il grande violinista con l'orchestra «Camerata» da Carmina Burana al tango, dal rock alla musica zigana

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Abbazia. Stefan Milenković, fuoriclasse senza confini
Stefan Milenković accompagnato dall’orchestra “Camerata” di Novi Sad. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Dovendolo presentare, diremmo: “fu un bambino prodigio che diventò una star internazionale, uno dei più quotati violinisti contemporanei”. Il Centro “Gervais”, inutile dirlo, era esaurito in ogni ordine di posti per accogliere Stefan Milenković, virtuoso e showman, puntuale nello stabilire quel contatto con il pubblico che lo rende diverso da molti artisti. Ad Abbazia c’è già stato e ci torna volentieri, questa volta con gli archi dell’orchestra “Camerata” di Novi Sad.

Il virtuoso Stefan Milenković.
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Ha suonato con le più grandi orchestre del mondo nei più importanti teatri del mondo, ma è sempre capace di indossare i panni di “uno di noi”. Lo ha fatto l’altra sera sia con la scelta della scaletta che con l’approccio informale. Il concerto è iniziato con George Gershwin con “Three preludes”. Il compositore americano, un precursore, un pioniere, in grado di avventurarsi con la musica classica nel mondo del jazz, avrebbe avuto, come ha spiegato Milenković, comporre 24 preludi, come i 24 capricci di Paganini. Ne sono stati scritti e conservati soltanto sette di cui tre pubblicati. “Quello che offriamo oggi è un programma variopinto e Gershwin merita di prendervi parte”.
Tra i primi nel menù, prima del piatto forte della serata, l’“Estate” dalle “Quattro stagioni”, non quelle di Antonio Vivaldi, ma quelle rivisitate da Astor Piazzolla. “Non venne compreso a Buenos Aires per ciò che faceva”, ha commentato Milenković, che raccontò il percorso tortuoso affrontato dal musicista argentino, ritenuto un “eretico” per il modo in cui ha trasformato il tango.
È seguito quello che viene considerato uno dei brani più importanti della storia del rock. “Bohemian rhapsody” di Freddie Mercury e dei Queen merita questo titolo e merita un’interpretazione classica. Per intenderci, non è la prima, ma la voce del violino di Stefan Milenković ha davvero riprodotto l’energia di quella di Freddie Mercury, 5 minuti vissuti in apnea.
“O fortuna” inizia e chiude i “Carmina Burana”, primo e ultimo movimento di un’opera musicale monumentale che, abitualmente, ha un centinaio di interpreti, con due cori. “Arriviamo al secondo piatto, al vitello istriano con le patate. Carmina Burana, comunque, in una versione ridotta e riveduta, adattata a questo tipo di orchestra. L’arrangiamento è di Ana Krstajić. Carmina Burana è da tempo una sfida per me, un sogno, sapendo che si esegue sempre con una grande orchestra e due cori. È rimasto un sogno fino a quando ho conosciuto Ana. Attraverso una ricerca approfondita scopriamo che in origine i Carmina Burana, dei sonetti, raccolti di Carl Orff, in sequenza, scritti nel Medio Evo, sono adatti a un’interpretazione più intima. Nell’XI o XII secolo non c’erano né due cori né un’orchestra. Nella versione che proponiamo, forse, è anche più autentico”.
Come dessert, qualcosa di altamente energetico. Per il bis il violinista serbo ha scelto musiche zigane, quelle in cui il violino regna incontrastato. “Pašona”, come ha spiegato Milenkoivić, è un brano il cui autore non è noto, ma lo è la musica. Energia, abbiamo detto, anche troppa. In certe circostanze si fa presto a fare danni. In mezzo al brano è saltata una corda del suo violino. Pazienza, si va da capo: “È già successo, non vi preoccupate. Ho suonato anche con due sole corde…”.

Il protagonista si è rivolto al pubblico tra un brano e l’altro.
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

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