A Fiume l’arte spazzatura di Francisco De Pajaro

L’artista spagnolo di fama mondiale ha realizzato cinque installazioni nell’ambito del Festival «Tobogan»

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A Fiume l’arte spazzatura di Francisco De Pajaro

Su rifiuti, sacchetti di plastica, cassonetti dell’immondizia, materiali riciclabili abbandonati, l’artista spagnolo di fama mondiale, Francisco de Pajaro (classe 1970) ha regalato alla città di Fiume la testimonianza della sua sensibilità artistica. L’ha fatto riutilizzando come base per la sua espressione artistica quanto trovato nelle cataste di rifiuti. Il suo nome di battaglia è, infatti, “Art is trash”, ovvero “L’arte è spazzatura”, riutilizzando quanto la società moderna butta via per ridargli nuova vita.
L’evento – che si è svolto nell’ambito del Festival “Tobogan/Scivolo – Ferie attive per bambini” –, ha visto l’artista de Pajaro impegnato nel capoluogo quarnerino per sette giorni nella creazione di cinque istallazioni artistiche dislocate in altrettanti punti della città, più precisamente nel rione di Scoglietto, dove le installazioni sono posizionate ai piedi della scalinata che porta a Tersatto, all’inizio della via dei Martiri antifascisti, nelle vicinanze della Scuola elementare “Nikola Tesla”, in piazza Tito e, infine, lungo la via Andrija Kačić Miošić.

Mostri e improbabili cavalieri

L’artista spagnolo

Il “materiale”, ovvero i rifiuti e la spazzatura, è stato fornito dalle municipalizzate “Čistoća” e “Metis”, da cui l’artista ha realizzato poi personaggi fumettistici e grotteschi – pupazzi ripieni di spazzatura – che ravvivano le vie fiumane. Sono mostri, mostriciattoli, improbabili cavalieri e ominidi strambi che animano divertenti vignette. Sono anche installazioni artistiche che, grazie alla ricchezza della tavolozza dei colori e l’attento e spassoso accostamento, non mancano di strappare un sorriso e a risvegliare l’ottimismo, la positività e la felicità tra i più piccoli conquistando immediatamente il loro cuore.
I materiali utilizzati sono i più variegati, da un vecchio carrello della spesa al catorcio di un’auto, fino a carte, sacchetti di plastica e altro, mezzi con cui l’artista cerca di volgere la nostra attenzione all’incontrollabile ed esasperato consumismo della nostra società, e quindi di lanciare dei chiari messaggi di sostenibilità mediante l’arte.

Ispirato da Gaudí, Picasso e Mirò

Francisco de Pajaro, che s’ispira rielaborando in maniera originale e creativa le tematiche, i colori e gli stili di Gaudí, Picasso e Mirò, ha lasciato in giro per il mondo numerose opere che sono riuscite a dare un impulso alla riqualificazione del contesto urbano limitrofo. Le sue opere danno colore e vita nelle strade, nei musei e nelle gallerie di Londra, Dubai, San Diego, Los Angeles, Detroit, Chicago, San Francisco, New York, Barcellona e in tante altre città del mondo. La sua presenza viene disputata da tante manifestazioni e kermesse artistiche di fama internazionale tra le quali spicca anche Galway, in Irlanda, che assieme a Fiume sarà Capitale europea della cultura nel 2020.
Francisco de Pajaro ha spiegato che quando lavora a Barcellona e in altre città mondiali, la sua arte è caratterizzata prevalentemente da chiari messaggi politici, esistenziali e provocatori, mentre a Fiume si è occupato principalmente di una lettura estetica pensata per essere quanto più vicina ai bambini, dal momento che i suoi interventi hanno avuto luogo nell’ambito del Festival “Tobogan/Scivolo”.

Visita alle varie installazioni

L’installazione nel parco a Scoglietto

L’artista ha presentato tappa per tappa ai cittadini presentatisi all’appuntamento le sue installazioni nell’ambito di un breve tour intitolato “Art is trash”, accompagnati da Zoran Krušvar, coordinatore del programma della Casa dell’Infanzia, e dalla traduttrice Jasna Skopljak. In quell’ambito, de Pajaro ha illustrato anche la genesi della sua arte. “Il progetto ‘L’arte è spazzatura’ è nato due anni fa a Barcellona – ha spiegato de Pajaro –. C’era una legge che vietava la pittura in strada. Non era permesso dipingere sui muri, nelle strade e io invece avevo bisogno di esprimermi. Mi sono detto: dove posso farlo? È così che ho scoperto i rifiuti. Ho cominciato a dipingere sulle lattine, sui mobili, poi ho cominciato a riunire il tutto. Il mio lavoro è una specie di rappresentazione del lato mostruoso dell’umanità. È dai rifiuti che traggo quest’ispirazione”, ha concluso Francisco de Pajaro.

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