Prošek. Riavviare la procedura di tutela Ue

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Prošek. Riavviare la procedura di tutela Ue

L’associazione dei produttori di vino del territorio zaratino ha fatto richiesta al Ministero dell’Agricoltura di riavviare la procedura di tutela del tradizionale vino passito dalmata prošek. Le origini del vino da dessert dal sapore dolce e fruttato, prodotto da uva essiccata, si perdono nella notte dei tempi.
Sei anni fa nel tentativo di tutela del marchio a livello europeo è stata l’Italia a mettere lo stop per l’assonanza con il prosecco, vino bianco a denominazione di origine controllata prodotto in Veneto e Friuli Venezia Giulia. I due non hanno nulla da condividere, il dalmata è un vino passito da dessert (uve di Maraština e Malvasia dell’area di Ragusa-Dubrovnik), quello italiano è un vino mosso. È una vertenza che ricorda quella che l’Italia ha avuto con l’Ungheria per il tokaji, quando il tocai ha dovuto cambiare nome in “friulano”.
All’epoca, vista la febbre e la voglia di Europa, sono stati firmati documenti che magari andavano esaminati meglio. Il “lapsus pennae” porta la firma dell’ex ministro dell’Agricoltura del centrosinistra Tihomir Jakovina. I media ricordano una sua dichiarazione che recita più o meno così: “L’ingresso nell’Ue dal 1.mo luglio 2013 comporterà, la distruzione delle riserve di prošek”, brutta espressione per dire che il prošek doveva venir ritirato dal mercato. Quanto poi accaduto…
Purtroppo, da quel momento, dopo la querelle con l’Italia, a Zagabria nessuno ha pensato di riaprire la questione della tutela del vino dalmata. Almeno fino all’iniziativa dell’associazione dei produttori di vino del territorio zaratino. Né per tipologia di produzione né per qualità, né per cultivar usate, né per categoria di vino a cui appartengono c’è somiglianza alcuna tra prošek e prosecco. C’è solo l’assonanza nel nome…
Stando ad alcuni produttori di prošek, tra cui Antun Plančić, le origini del passito dalmata risalirebbero addirittura al 16.esimo secolo. Nel “Lessico generale geo-statistico di tutte le terre austriache” stampato a Vienna nel 1847 viene citata la produzione di un vino forte e focoso. Il prosecco: nella pubblicazione “Dalmatia the Quarnero and Istria“ di T.G. Jackson, stampata a Oxford nel 1887, viene descritto il prosecco dell’isola di Lesina (Hvar). Reinhard E. Petermann nel suo libro “Illustrireter fuhrer durch Dalmatien“, stampato nel 1899 a Vienna, descrive la produzione di prošek ad Almissa (Omiš), mentre nello stesso libro a pagina.733 appare la reclame dell’azienda F.lli Radić & Co., di Bol sull’isola di Brazza, vinificatori rinomati che all’epoca producevano ed esportavano prošek. Il libro venne tradotto nel 1900 in francese e così anche la suddetta pubblicità appare a pagina 388, ma in lingua d’oltralpe.
A fine del 1900 i Flli. Radić parteciparono a diverse fiere del vino tornando a casa con riconoscimenti di prestigio per Vugava e prošek. Quindi se tanto mi dà tanto il passito dalmata risulta riconosciuto e affermato come vino dei territori dalmati fin d’allora. L’indolenza e l’irresponsabilità dell’amministrazione dei nostri tempi ha fatto sì che questo gioiello della produzione vinicola dalmata non venga tutelato con il marchio di indicazione geografica protetta IGP. Oggi i produttori di prošek sono una trentina, la produzione annuale rasenta i mille ettolitri. Quindi, lunga vita a prosecco e prošek…

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