Alla scoperta della storia degli spaghetti al pomodoro

Nell'ambito della Settimana della cucina italiana nel mondo all'HKD di Sušak sarà inaugurata una mostra e organizzata una masterclass culinaria a cura della coppia di ristoratori italo-croata composta dalla cuoca Ana Uremović e dal pizzaiolo Pasquale Longobardi

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Alla scoperta della storia degli spaghetti al pomodoro
Ana Uremović Longobardi e Pasquale Longobardi. Foto: Željka Mikulčić

La gastronomia e in generale la cultura del mangiare (e bere) bene è il miglior testimonial dell’Italia nel mondo. La cucina italiana è amata in ogni angolo del pianeta perché gustosa, nutriente e sana. Le abitudini alimentari italiane e quelle delle regioni croate rivierasche sono affini. Tant’è vero, come ribadito martedì scorso dal Console generale d’Italia a Fiume, Davide Bradanini, alla Comunità degli Italiani di Abbazia, durante l’inaugurazione della mostra “Pellegrino Artusi e l’unità italiana in cucina” – un’iniziativa promossa nell’ambito della VII edizione della Settimana della cucina italiana nel mondo – i due Paesi “hanno vinto assieme la battaglia affinché la nostra dieta mediterranea venga riconosciuta quale patrimonio dell’UNESCO”.

Tuttavia esistono delle differenze, talvolta anche pronunciate tra le ricette delle due sponde del Mare Adriatico, ma anche nel modo d’approcciarsi all’alimentazione. Nell’intento di contribuire a far familiarizzare ancora di più i cittadini croati con le tradizioni gastronomiche dello Stivale il Consolato generale d’Italia a Fiume ha organizzato, sempre nell’ambito della Settimana della cucina italiana nel mondo, la mostra intitolata “Breve storia degli spaghetti al pomodoro”. L’evento sarà inaugurato oggi alle ore 18 alla Casa croata di cultura (HKD) di Sušak. Nell’atrio dell’HKD sarà organizzata anche una masterclass di cucina. A tenerla saranno i coniugi Ana Uremović Longobardi (cuoca) e suo marito Pasquale Longobardi (pizzaiolo), entrati entrambi nel mondo della gastronomia all’età di 16 anni. Dopo aver maturato esperienze in vari ristoranti italiani, in particolare nella zona di Venezia e Bibione, dal 2017 la coppia è titolare a Zagabria del ristorante Papavero Pizza & Food Lab.
“Siamo molto grati al Consolato generale d’Italia a Fiume per averci contattati e proposto d’includerci nell’iniziativa. Abbiamo accettato volentieri e con grande entusiasmo. Mio marito è originario di Gragnano in Campania, una località che vanta la maggior produzione di pasta in Italia, una pasta tra l’altro a marchio IGP”, ha detto Ana Uremović Longobardi, puntualizzando che nel corso del workshop che durerà circa un’ora oltre alla dimostrazione della preparazione di alcune ricette saranno raccontati anche alcuni aneddoti legati alla storia della pasta. “Per motivi pratici – ha proseguito – la nostra dimostrazione non sarà incentrata sulla preparazione degli spaghetti al pomodoro. Il menu contempla invece gnocchi in salsa di pelati con pesto e parmigiano. Orecchiette al pesto di pomodori secchi, stracciatella e basilico. La scarpetta – pane e ragù napoletano. Polpetta della nonna”.
Quando abbiamo contattato Ana Uremović Longobardi per farci spiegare in che cosa consisterà esattamente la dimostrazione culinaria che farà da cornice alla mostra all’HKD, abbiamo scoperto una storia familiare molto peculiare. La nostra interlocutrice, infatti, è originaria di Andrijaševci, una località nei pressi di Vinkovci, ma ha trascorso buona parte della sua gioventù in Italia. La sua famiglia, infatti, nel 1999 si trasferì per motivi di lavoro in Veneto, più correttamente a Riese Pio X. L’anno dopo, sempre per ragioni legate al lavoro da Gragnano, un Comune della Città metropolitana di Napoli, si è trasferita nella medesima località del Trevigiano pure la famiglia Longobardi. Fu così che Ana e Pasquale, complice l’amicizia tra la nostra interlocutrice e la sorella del suo futuro sposo, si conobbero. Ana e Pasquale iniziarono a frequentarsi. Lui studiava per diventare chimico, lei economia all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Insieme però coltivavano la passione per la cucina, tanto che iniziarono a seguire corsi di formazione e poco alla volta la ristorazione divenne la loro scelta di vita.

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