Galeb, idee confuse

Il fiumano connazionale Norman Spiler ci ha svelato il dietro le quinte del documentario «L’ultima nave», andato in onda venerdì nell’ambito della trasmissione «La grande storia» di Paolo Mieli

0
Galeb, idee confuse

Ha segnato un’intera epoca. È stata il simbolo del potere di una nazione che si era ritrovata a dover fare da cuscino in un’Europa divisa tra due blocchi. Un potere testimoniato dall’avere ospitato a bordo un centinaio tra capi di Stato e di governo, nonché tanti altri ospiti illustri. Stiamo naturalmente parlando della Galeb: una nave dal passato affascinante, dal presente sbiadito e da un futuro ancora tutto da decrittare. Malgrado ciò, il suo fascino intramontabile lo scorso mese aveva richiamato in città una troupe della Rai che a bordo ha girato un documentario che è andato in onda venerdì sera su Rai 3 all’interno della trasmissione “La grande storia”, condotta da Paolo Mieli. La puntata, che porta la firma di Fabio Toncelli, è stata interamente dedicata alla storia dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale), tra cui ampio spazio è stato riservato al reportage “L’ultima nave”, alle cui riprese hanno collaborato l’Associazione culturale Italian Liners, con il contributo dello storico novarese (ma triestino d’adozione) Maurizio Eliseo, nonché del fiumano e connazionale Norman Spiler, che ha fatto da Cicerone a bordo del panfilo. Prima della messa in onda, abbiamo “intercettato” Norman per avere delle anticipazioni su ciò che stasera vedremo sul piccolo schermo.

“Il  fascino della Galeb non è  legato esclusivamente al fatto di essere stato lo yacht presidenziale di Tito, ma anche per le tribolate vicende che ha vissuto nel corso della Seconda guerra mondiale”.

Norman Spiler assieme all’amico Maurizio Eliseo

Ma Norman Spiler come ci è finito a guidare la troupe della Rai a bordo della Galeb? “In parte perché mi occupo di progettazione navale e poi grazie all’amicizia che mi lega a Maurizio Eliseo, uno degli storici più autorevoli nel campo della cantieristica. Maurizio ha già più volte collaborato con diverse trasmissioni, tra cui, appunto, ‘La grande storia’, che anche in quest’occasione si è affidata a lui. E visto che io abito a Fiume e bazzico nel settore, mi è stato chiesto di dare una mano durante le riprese. Peraltro siamo stati pure fortunati perché il mese scorso in quanto a meteo è stato piuttosto ballerino, però nel giorno delle riprese abbiamo trovato una splendida giornata di sole”.

Come detto, la Galeb è stata il simbolo di un’epoca, mentre oggi dovrebbe rappresentare il fiore all’occhiello del progetto Fiume CEC 2020. Dovrebbe, appunto, perché vederla ormeggiata derelitta e ridotta a un ammasso di ferraglia arrugginita in porto Baross è un colpo al cuore. Nel frattempo è stato indetto il secondo bando di concorso relativo al suo restauro dopo che il primo si era rivelato un buco nell’acqua, suscitando peraltro aspre polemiche circa l’unica offerta pervenuta, quella del Viktor Lenac, la cui spesa prevista era il doppio rispetto a quella stimata dalla Città, sua proprietaria. A questo punto c’è il concreto rischio che la nave non venga restaurata in tempo utile per il grande appuntamento del prossimo anno.
“Purtroppo ho la sensazione che la Città abbia tuttora le idee abbastanza confuse su che cosa voglia fare della nave, o meglio quale dovrebbe essere il prodotto finale. A parte il fatto che per il restauro di alcune sue parti, da quanto ho avuto modo di capire, verrebbero utilizzate delle tecniche e delle soluzioni francamente un po’ discutibili, oltre che costose. Affondarla e farne un’attrazione subacquea? È un’operazione complessa che ha comunque dei costi non indifferenti”.

Un pezzo di storia italiana

Sebbene il suo futuro sia ancora in alto mare (perdonateci la battuta scontata), chissà però che a breve i colleghi della Rai non tornino nuovamente in una città che ha ancora molto da offrire.
“Al di là dello stato nel quale attualmente versa, non bisogna dimenticare che la Galeb rappresenta un importante pezzo della storia navale italiana dal momento che era stata costruita a Genova nel 1938. Anche gli ospiti sono rimasti rapiti dalla sua storia e io ne ho approfittato per proporre loro altri luoghi d’interesse, primo fra tutti l’ex Silurificio, ma anche altre strutture del nostro ricchissimo patrimonio industriale. Sotto questo profilo Fiume ha un potenziale enorme perché è in grado di proporre un’offerta turistica molto diversificata, che deve puntare con decisione sull’aspetto culturale. Qui però è fondamentale la sinergia tra le varie istituzioni e l’Ente locale per il turismo”, ha concluso Norman Spiler.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display