Che cosa la spinge a (ri)candidarsi a vicesindaco in rappresentanza della Comunità Nazionale Italiana di Pola alle elezioni del 18 maggio?
Sono nato, cresciuto e mi sono formato in seno alla CNI, alla quale mi lega un profondo senso di consapevolezza, di riconoscenza e di responsabilità. Sia sul piano personale che su quello professionale ho avuto molto dalla nostra comunità e dalla sua gente. La carica maggiore e la scintilla della candidatura a vicesindaco CNI di Pola è dovuta proprio a singole persone che hanno caldeggiato una mia candidatura. Ho compreso che non potevo tirarmi indietro e deludere amici e conoscenti. Mi sono detto: devo questo alla nostra città e alla nostra gente! Inoltre, non è da trascurare la mia esperienza in vari organi CNI.
Quali sono le sue posizioni politiche generali sull’asse destra-sinistra e quali le referenze professionali e personali?
Figlio di operai. Mi sono formato in un ambiente internazionale, in una facoltà di lingue e letterature straniere, soprattutto in Italia. Le mie radici sono saldamente istriane, i miei orizzonti sono europei. Aprire porte e costruire ponti sarà per me sempre più naturale che alzare muri o escludere. Sempre e senza esclusioni. L’ideologia di destra è inconciliabile con la mia filosofia di vita.
Che tipo di approccio politico intende adottare per rappresentare gli Italiani nell’arena politica locale?
I diritti degli italiani e le mansioni del vicesindaco in quota CNI sono definite dallo Statuto cittadino. Spesso il vicesindaco viene percepito come una carica puramente rappresentativa, ma su delega diventa operativo e a lui possono venir affidati incarichi relativi a qualsiasi aspetto dell’amministrazione pubblica. Anzi, per ogni decisione discussa in sede di Consiglio cittadino, il sindaco autorizza i suoi vicesindaci a rispondere a domande. Ciononostante, il mio focus primario sarà rivolto verso i nostri connazionali e le loro istituzioni: comunità, asili, scuole, biblioteca e teatro. Intendo investire tutte le mie forze nel loro benessere incentivando la collaborazione reciproca e con enti esterni, in tutto all’insegna di una maggiore circolazione di lingua e cultura italiane.
Quali sono, oggi, secondo lei, gli interessi degli italiani di Pola e come vanno perseguiti?
Difficile a dirlo perché siamo pochi, assimilati ed estremamente diversi. Il bilinguismo visivo fa bene a tutti, anche se bisogna ampliarlo, ma ancora più importante per me è il bilinguismo uditivo, cioè la presenza dell’italiano in bocca alla gente. Bisogna favorire i momenti di incontro, di scambio, anche tra minoranza autoctona e maggioranza. Noi italiani d’Istria cresciamo spesso con un certo amaro in bocca, frustrati perché, appunto, minoranza, ma è semplicemtne necessario cambiare la prospettiva, facendo scattare la consapevolezza che non siamo minoranza in casa altrui ma piuttosto il braccio protratto di una nazione di 60 milioni di abitanti. Il cambio di prospettiva è stravolgente, no?
Come valuta il livello di presenza e visibilità del bilinguismo in ambito cittadino?
Non possiamo negare quanto sia stato fatto negli ultimi quattro anni e prima. Il progresso è evidente tanto quanto l’intenzione di proseguire su questa strada, cosa che mi prometto e vi prometto. Sarà decisiva la buona collaborazione con il sindaco e con i consiglieri. La base giuridica per attuare e ampliare il bilinguismo a Pola è assicurata dagli anni Novanta in qua, ma resta la consapevolezza che sarà arduo colmare le lacune manifestatesi in seguito a decenni di non attuazione. Il compimento di taluni diritti risulta oggi molto più accettato che, diciamo, cinquant’anni fa, quando i polesani italofoni erano più numerosi (e rumorosi) rispetto alle poche migliaia che siamo rimasti ora.
Come valuta l’attuale livello di cooperazione tra la Comunità degli Italiani (o altri enti CNI) e l’amministrazione municipale?
Durante il mandato negli ultimi quattro anni vi è stata, a mio avviso, un’impennata positiva nella collaborazione tra Città e Comunità, e ciò è lodevole. La Città ha aumentato e assicurato i fondi per il funzionamento della CI e ha supportato varie sue attività, riconoscendole il ruolo di partner operativo e affidabile. Altre conferme sul buon partenariato mi giungono anche da scuola elementare e asilo italiani, enti fondati e amministrati dalla Città. Peccato che in tale clima favorevole sia venuta a mancare una collaborazione più proficua e sincera con il vicesindaco italiano, soprattutto per quanto riguarda il binomio Città – Comunità.
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