
Il 18 maggio 1.860 elettori di nazionalità italiana avranno la facoltà di eleggere un vicesindaco loro rappresentante esclusivo in virtù della propria condizione di minoranza autoctona. Sono in cinque a chiedere l’elezione: il vicesindaco uscente Bruno Cergnul e quattro sfidanti: Valmer Cusma, Vito Paoletić, Sebastian Stell e Ardemio Zimolo. La Comunità degli Italiani di Pola li ha chiamati a raccolta affinché si presentino dal vivo rispondendo alle domande del moderatore Marcello Rosanda. Dopo essersi presentati ognuno con una sintesi di curriculum, i candidati hanno risposto a 14 domande generiche e altre personalizzate manifestando personalità e opinioni diverse e tuttavia concordando sul fatto che è necessario “irradiare italianità ovunque” (Cusma), “vivere nella certezza che i nostri bambini siano liberi di professarla senza inibizioni dopo di noi” (Paoletić) poiché essere italiani “è una cosa essenziale, ed è il timbro della nostra esistenza” (Cergnul).
La questione assenteismo
Si è parlato di assenteismo degli elettori alle urne: alle scorse elezioni hanno votato in 608, un numero di voti che sembra togliere legittimità al ruolo. Sebastian Stell ritiene che il disinteresse per la comunità e per il voto sia la sfida maggiore di oggi; una questione che deve essere trattata in maniera sistematica. Zimolo ammette che “questo voto non si percepisce come un dovere” e aggiunge che dovremo assolutamente esigere il doppio voto a livello nazionale. Cusma ritiene che l’assenteismo sia generale e che oltre a tutto ci sia troppa confusione: per il Sabor non c’è il doppio voto, ma c’è a livello locale e in molti non lo sanno.
Le mansioni del vicesindaco
Che cosa fa esattamente il vicesindaco? La domanda ha animato i candidati. Cergnul ha detto “non faccio per vantarmi, ma abbiamo fatto tanto sul piano del bilinguismo”, cosa che per alto nessuno nega. Di sua iniziativa ha proposto dei cambiamenti allo Statuto ma per dare “maggiore spessore alla carica”, perché “così siamo in balia delle onde”. Ciò nonostante la proposta è stata ostacolata. Paoletić ha affermato che “possiamo avere anche un sindaco italiano e in quel caso il vice sarebbe croato, quindi abbiamo più possibilità di quelle che crediamo di avere”. Secondo Cusma “il ruolo del vicesindaco è percepito in maniera riduttiva, come di colui che porta le corone di fiori al cimitero, mentre noi dovremmo esigere la cogestione del territorio”. Sebastian Stell ha rincarato la dose: “Dipende dalla persona: il vicesindaco con una professione definita diciamo in campo culturale avrebbe tutto il diritto di coadiuvare l’assessore in base alle proprie competenze. Altrimenti, non gli resta altro che portare le corone di fiori al cimitero”. Paoletić è d’accordo: “Dipende da quanto operativo il vicesindaco è capace di rendersi, se non vuole fare il vaso di pittura. In secondo luogo dipende anche dal grado di affinità tra sindaco e vicesindaco”. Cergnul si è sentito chiamato in causa e ha risposto che “le corone di fiori si portano anche per aiutare il sindaco nelle sue incombenze e per ottenere qualcosa in cambio per la Comunità”.
Amore… disinteressato
Italianità è un’eredità del passato oppure una risorsa per il futuro? Entrambe, per tutti, ma con la convinzione che non è possibile dormire sugli allori. Piangere i diecimila italiani persi (secondo il censimento) è inutile. Bisogna riportare i disaffezionati al circolo, come dice Stell, benché, questo non sia facile. “I giovani si credono europei”, afferma Cusma, e non hanno tutti i torti. Ancora. Il vicesindaco guadagna tremila euro, uno stipendio che va ben oltre la paga media o mediana. La carica è ambita per amore o interesse materiale? Tutti pronti a giurare che l’amore è disinteressato: Stell guadagna benissimo facendo il musicista, Zimolo ha sempre fatto solo volontariato, Cusma non è “mai stato retribuito nella sua militanza negli organi di rappresentanza della CNI, anzi, ci ha sempre rimesso”, idem per Paoletić, mentre Cergnul, l’unico che finora ha avuto uno stipendio per l’incarico, dice di non aver mai messo gli introiti tra le proprie priorità.
Un diritto dello Statuto che non ha trovato applicazione? Paoletić afferma che i diritti sanciti dallo Statuto sono anche maggiori di quanto comunemente si crede. Per esempio, “potremmo anche scegliere di avere un inno, un brano intorno al quale identificarci: mai fatto”. Per Cusma il bilinguismo è visto come un dovere piuttosto che come un piacere. “Quel buona sera a tutti, seguito da un discorso esclusivamente croato è scadente quando non offensivo”. Per Cergnul “tutto dipende na noi stessi, se non ci proviamo, nessuno ci parlerà in italiano e invece molti sono in grado e ben disposti a farlo”.
Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.
L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.