Non tira esattamente aria di nuovo sciopero, ma il malcontento sembra regnare avanti sovrano negli ambienti di soggiorno delle scuole d’infanzia di Pola. Dopo il sit in di una decina di giorni fa, al quale avevano partecipato buona parte dei dipendenti del settore prescolare, e in seguito all’avvio delle prime trattative tra sindacati e Città, una soluzione di compromesso che avrebbe dovuto condurre a una graduale equiparazione delle paghe degli educatori a quelle degli insegnanti delle elementari sembrava poter ripristinare pace e soddisfazione o se non altro a portar pazienza, finché il Municipio non sarebbe riuscito a cavarsi d’impaccio e ad assicurare la copertura finanziaria necessaria a migliorare lo status materiale degli educatori.
Invece, nulla di fatto. La dinamica di allineamento degli stipendi da attuarsi nel corso di un anno e mezzo, secondo la formula proposta dalla Città, non va per nulla a genio ai rappresentanti del Sindacato dell’Istria, Quarnero e Dalmazia, tanto che la seconda trattativa esauritasi l’altro giorno è andata nuovamente a buca lasciando perplesse e insoddisfatte entrambe le parti dialoganti. Il rappresentante delle formazione sindacale a livello polese, Rajko Kutlača, ha reso noto che nel cercare nuove soluzioni nella vertenza sugli stipendi per i dipendenti degli asili “sono state aperte ulteriori questioni da dover affrontare, mentre su quanto appena offertoci dalla Città abbiamo avuto diverse osservazioni, circa alle quali non siamo riusciti a metterci d’accordo con le autorità cittadine”.
Fatta la legge, trovato il problema
Il problema permane. Ed è tutto in mano alla Città, chiamata come tante altre unità d’autogoverno locale a cavarsi d’impaccio e a fronteggiare una riforma legislativa introdotta dallo Stato, senza preavviso e tempo sufficiente per sostenere oneri finanziari non indifferenti. Va nuovamente specificato che mentre le retribuzioni per gli insegnanti vengono assicurate da Zagabria quale obbligo statale, quelle per gli asili rappresentano un dovere finanziario delle Città e dei Comuni. Nel caso di Pola si tratta di dover correggere l’attuale bilancio, nonché di assicurare oltre 4 milioni di euro, praticamente dal giorno alla notte, ossia nel corso di quell’anno e mezzo appena proposto per allineare gli stipendi, mentre dal fronte sindacale si era insistito fin dal principio su un trattamento più immediato, ossia di portare le paghe al livello dettato dallo Stato entro al massimo un anno fiscale. Una nuova speranza affinché l’impasse trovi uno sbocco ragionevole e accettabile per tutti dovrebbe riaccendersi martedì prossimo, 16 luglio, quando i rappresentanti sindacali e della Città torneranno a sedersi a tavolino per trattare e individuare delle modalità che risultino consone ad entrambe le parti.
La strategia cittadina
Specifichiamo che la strategia matematica della Città è quella di portare le paghe in parità proponendo un primo scalino d’aumento pari al 15 per cento a settembre, quindi mediante un secondo, pari al 6 per cento, da introdurre nel mese di gennaio 2025, fino ad assicurare il resto entro marzo 2026. Da quanto appena scaturito ci saranno sicuramente delle richieste di riformulazione, mentre dal Municipio si continuano a ribadire gli sforzi già messi in campo a favore dell’intero settore educativo e dei suoi dipendenti. Nell’anno in corso gli stipendi sono stati già lievitati del 27 per cento, mentre con le anzidette percentuali l’aumento complessivo avrebbe raggiunto un 30 per cento già a settembre, rispettivamente una lievitazione del 51 per cento nel mandato dell’attuale legislatura. Ai sindacati, evidentemente, non basta.
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