Valsaline. Damir Prhat non ci sta e invoca lo Stato di diritto

Il benservito all’ormai ex assessore all’Edilizia e al patrimonio è stato dato anche in forma scritta

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Valsaline. Damir Prhat non ci sta e invoca lo Stato di diritto
Il Palazzo municipale in piazza Foro. Foto: SRECKO NIKETIC/PIXSELL

Errore, calcolo, svista, buona fede, cattiva fede… la vicenda del lotto in quel di Valsaline, che per un pelo non è stato alienato, di giorno in giorno ha nuovi condimenti. Il pepe l’ha aggiunto il sindaco, Filip Zoričić, che ieri ha dato il benservito all’ex assessore all’Edilizia e al patrimonio, Damir Prhat. Già fatto, si potrebbe dire. In effetti sì, solo che ieri è arrivato l’epilogo cartaceo. Una sorta di tregua armata, in quanto Prhat è stato sì allontanato dall’incarico, ma la decisione non è definitiva: di pari passo è stato avviato il procedimento disciplinare nei suoi confronti. Quindi, definito il profilo di responsabilità, Prhat potrebbe venire multato, assegnato a un incarico di minore responsabilità di quello ricoperto, ma anche venire reintegrato nel caso in cui non venisse riscontrata colpa alcuna. Questo quanto previsto dalla Legge, accanto ad altre misure, per la qual cosa però è necessaria la sussistenza di altre condizioni, che non ci sono.

Ma che cosa ha fatto scatenare questo temporale immobiliare-amministrativo-politico? Nel corso dell’ultima seduta consiliare (dicembre 2022) un punto all’ordine del giorno prevedeva la stipula del contratto di compravendita di alcune particelle contigue di varie dimensioni (da 127 a 283 mq); 928 mq in tutto al costo di 344.355,39 euro. Quindi, 371 euro/mq, inclusivi di una ghiotta vista a mare. Non era stata una passeggiata. Qualcuno aveva avuto da ridire sul prezzo, ritenuto poca cosa per la posizione del lotto. L’assessore Prhat, nell’introdurre il documento, aveva affermato che la Commissione regionale per le stime non aveva avuto nulla da ridire sulla vendita. Ma invece sembra che qualche dubbio l’avesse manifestato. Per la DDI un invito a nozze e con i coriandoli di dati aveva creato un bel quadro e chiesto, per voce del consigliere Marin Lerotić, le dimissioni del sindaco. Nella manovra il partito della capra aveva visto una sorta di favoreggiamento del potenziale acquirente, con un costo basso del lotto che sarebbe dovuto finire nel portafogli di un’azienda neoformata.
Zoričić aveva ribattuto dicendo che sulla sua camicia non sarebbe stato possibile trovare non solo macchia, ma nemmeno ombra di corruzione. E che proprio a essere giusti e precisi, chi aveva parlato contro avrebbe dovuto guardare meglio la propria camicia. Insomma, un fuocherello incrociato di accuse. Però: Zoričić si era detto intenzionato a fare passare al setaccio tutta la documentazione. Una prova di buonafede ed estraneità a qualsivoglia forma di corruzione e favoreggiamento.
Sapete com’è: a cercare qualcosa, qualcosa si trova. La Commissione regionale non aveva avuto nulla da ridire sul prezzo, ma aveva rilevato inciampi di percorso. Sbuggerando Prhat? Sembra di sì. Per la regola della causa ed effetto, Zoričić aveva tuonato contro Prhat, che magari non aveva mentito, ma di certo non aveva detto la verità. Slalom semantico del sindaco. assieme a Prhat sono stati raggiunti dalle ire del sindaco anche Robert Stemberger e Milan Korica, a loro volta in forze all’assessorato all’Edilizia e patrimonio.
In mezzo alla tempesta, Prhat aveva postato su Facebook un messaggio che recitava più o meno così: “Ho avuto molte chiamate e messaggi; ringrazio tutti per l’appoggio e voglio informare che sono ancora dipendente della Città di Pola, con incarico di assessore all’Edilizia e al patrimonio. La Croazia è uno Stato di diritto e nonostante qualcuno creda di poter distribuire licenziamenti a destra e a manca, deve tenere presente che va rispettata la legge. Si fa di tutto per isolarmi e impedirmi di svolgere i compiti che mi competono e nel frattempo la ‘combriccola’ cerca il modo per rendere operativa una delibera nociva, bizzarra e difficile da sostenere”. Sarà stato questo il “pestone” su piede che ha indotto il sindaco a sollevare l’assessore dall’incarico?
In effetti, ad ora, Prhat non ha avuto modo di dire la sua. E c’è ora chi vocifera che qualcuno andava pure sacrificato per mettere a tacere la faccenda. E che questo qualcuno altri non sia che Prhat. Che, quando di dietina memoria, era stato tirato da Zoričić fuori dal cappello senza che nessuno avesse capito il perché e il per come. La politica una disciplina noiosa? Ma quando mai!?

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