Valcane, il lento recupero di uno stabilimento balneare

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Valcane, il lento recupero di uno stabilimento balneare

​Il mare, la pineta, il sole, la brezza, il canto degli uccelli. Un idillio. Una poesia. Non fosse per il cemento sgretolato e le recinzioni arrugginite fino all’irrecuperabilità. Dall’idillio si ripiomba nella prosaica realtà quotidiana del vecchio e derelitto stabilimento balneare di Valcane, in attesa di una nuova stagione turistica. Le immagini che raccogliamo strada facendo per certi versi ispirano fiducia, per altri perplessità. A passi di lumaca la spiaggia che un tempo era frequentata da ufficiali e aristocratici austriaci si va comunque ristrutturando. Ma si procede a singhiozzo. C’era voluto qualche anno per costruire la spiaggia per i portatori di handicap, poi niente. Poi qualche anno per riparare parte del molo ceduto a ridosso dei campi da tennis, e poi niente. Ancora qualche anno per pavimentare il solario sulla sponda opposta e poi ancora niente. Un altro paio d’anni per ricostruire la pavimentazione del molo centrale e poi sempre niente. Un anno ancora per realizzare un sollevatore per chi si sposta in sedia a rotelle e poi nuovamente niente. Di questo passo, sono trascorsi vent’anni e tuttavia sembra di essere costantemente al punto di partenza.

Politica dei piccoli passi

​Guardiamola dal lato buono, una volta tanto, e cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno. Chiaramente nessuno sperava in un progetto di recupero completo, radicale, capillare, costoso e maestoso. Ci si accontenta della politica dei piccoli passi che il municipio conduce sganciando un milioncino di qua e uno di là, così come capita. Ma intanto ora si può finalmente camminare e ci si può stendere sopra un telo da bagno sul molo senza uscirne pieni di abrasioni. Magari fossero così perfettamente piane tutte le superfici cementate di Valcane, ma non è così. Il molo alla sinistra, guardando dalla terraferma verso il mare, continua a deteriorarsi a vista d’occhio. Di anno in anno è sempre peggio e verrà il momento che cederà un’altra parte delle sue strutture immerse ed emerse, perché né le une né le altre reggono bene il peso dei passanti e delle intemperie. Pazienza. Finché dura lasciamolo marcire: la logica è questa.

Il bar: c’è voluto il crollo

Quello che non dura più è invece il bar con i servizi igienici sulla stessa sponda, sempre a ridosso dei campi da tennis. E c’è da ringraziare il cielo che sia marcito il solaio perché altrimenti non l’avrebbero sostituito mai più. Ora, invece, visto che il tetto rischiava proprio di crollare e non c’era più verso di rattopparlo, l’assessorato all’edilizia ha autorizzato un’opera di recupero che proprio in questi giorni stanno portando avanti le maestranze del costruttore polese “Cesta” con il concorso del subappaltatore “Edo gradnja”. Insieme hanno smantellato la bellezza di 300 metri quadrati di solaio in cemento armato e ora lo stanno ricostruendo ex novo. Finita la copertura, si passerà a ristrutturare gli interni, sanitari, piastrelle, impianto idrico, pavimenti, intonaci, facciate, porte, finestre, cabine, insomma, tutto. È proprio il caso di ripeterlo: grazie al cielo che sia marcito il tetto, altrimenti l’avrebbero rattoppato alla bell’e meglio anche questa volta, e avrebbero continuato a farlo in eterno. Costretta da forza maggiore, la Città di Pola ha staccato un assegno da 625.000 kune che in questo caso si stanno impiegando bene.

La pineta perduta

​Piuttosto, Valcane è cambiata radicalmente nel cuore della sua pineta storica che è stata letteralmente squarciata per fare posto a un raccordo stradale a rotatoria nel punto d’incontro tra le vie Veruda e Stoia, in prossimità del Cimitero della Marina. La modifica alla rete stradale si è resa necessaria per consentire un secondo accesso al futuro centro commerciale Max in via di costruzione nell’ex cava di pietra. Così, in sostituzione del vecchio incrocio “a triangolo” è comparsa un’isola rotazionale con quattro uscite: una per Valcane, una per Stoia, una per il centro commerciale e una per San Policarpo.
Nel frattempo è stata demolita anche la vecchia recinzione in ferro dello stabilimento che non c’era ragione di mantenere perché la spiaggia è pubblica e tanto valeva renderla accessibile da tutte le direzioni. Via il recinto dunque e spazio alle scalinate che scenderanno la china dalla ricostruita via Veruda, che rispetto a prima ha cambiato inclinazione e ha guadagnato una fermata dell’autobus. Ma qua si lavora ancora a ritmi serrati. Anche quest’opera è in mano al costruttore locale “Cesta” che ha appena finito di aggiustare via Dignano con le sue nuove tre rotatorie tra Montegrande e Valdenaga. Pola cresce, Pola cambia. C’è chi dice in peggio, chi in meglio.

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