Valcane. I sei attivisti rilasciati dopo 24 ore

Sei persone tra i 36 e i 66 anni, dopo una notte in Questura, sono state denunciate per danneggiamento di beni altrui

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Valcane. I sei attivisti rilasciati dopo 24 ore
Gli attivisti, insieme ai loro avvocati, una volta rilasciati dalla Questura. Foto: Sasa Miljevic/PIXSELL

L’intervento della polizia dell’altro giorno a Valcane, nella zona interessata dalla protesta contro la costruzione del campo sportivo a scapito della pineta, è finito per assumere un carattere repressivo: le sei persone trattenute a colloquio “notturno” in commissariato, ieri mattina sono state tratte in arresto (e poi rilasciate), con denuncia di reato di danneggiamento di beni altrui inoltrata alla competente Procura di Ftato. Come da comunicato rilasciato dalle forze dell’ordine, dalle indagini criminalistiche appena concluse sarebbe emerso che sei persone – di cui due donne di 45 e 54 anni, nonché quattro uomini di 36, 47, 54 e 66 anni – si sarebbero rese responsabili di atti di danneggiamento commessi alle 7.20 del 19 gennaio. Stando alla descrizione dell’accaduto, fornita dalla Questura, uno dei manifestanti del Gruppo indipendente Walter sceso in campo contro lo smaltimento dei ceppi e tronchi d’albero rimasti accatastati sul posto dopo l’abbattimento degli alberi, avrebbe tagliato il filo metallico che serviva per fissare al palo il recinto delimitante il cantiere e quindi praticato un’apertura necessaria a far entrare le sei persone, che poi hanno provveduto a fermare i lavori in corso facendo da scudo umano contro la meccanizzazione pesante. I danni materiali valutati a scapito della Gajana kop, cioè dall’impresa appaltatrice che aveva richiesto l’intervento della polizia, ammonterebbero secondo prime stime ufficiali a qualche migliaio di euro, in quanto ad aumentare le proporzioni del danneggiamento non sarebbe soltanto l’atto di recisione del filo racchiudente l’accesso al cantiere, ma pure la giornata lavoro persa.

Lo scopo di impaurire i cittadini
Tanto di arresti hanno ieri messo in moto il Gruppo Walter e anche il Partito del fronte operaio, che si è ritrovato con due membri della sua formazione a essere finiti in carcere. Davanti alla sede polese dell’Avvocatura di stato, DORH, è stata convocata una conferenza stampa da parte di Nataša Medančić, in rappresentanza dell’anzidetta associazione indipendente e del team di avvocati zagabresi che la rappresentano. “Il motivo d’arresto – ha dichiarato – è un filo metallico che è stato slegato dal recinto, a causa del quale sono stati trattenuti in reclusione per tutta la notte. Riteniamo che questo sia del tutto inappropriato e che lo scopo evidente sia quello di impaurire i cittadini, nonché di fermare qualsiasi atto di opposizione al capitale di gruppo. Siamo inorriditi e increduli che abbiano agito in una cotale maniera”.

Arresti senza fondamento legale
A rivolgersi ieri ai giornalisti sono stati anche i rappresentanti legali di Walter, che fino alla 1 di notte sono rimasti presenti all’interrogatorio, a fianco degli arrestati tra i quali vi è pure Lidija Udovički, tra l’altro consigliere del Comune di Fasana. “Non possiamo credere – così Sandra Marković dello studio legale zagabrese Marković Grbavac Lihaj – che questo stia succedendo quando gli arresti non trovano alcun fondamento legale. A nostro avviso, l’azione delle forze dell’ordine non ha ragione plausibile e vogliamo sperare che questo comportamento scandaloso venga presto fermato”. Anche il Partito del fronte operaio ha valutato che tutte queste misure repressive seguite da provvedimenti penali e amministrativi, siano spregevoli e spropositate nei confronti di persone che non hanno messo in atto azioni criminali bensì proteste civili non violente. “Siamo rimasti allibiti dal comportamento della polizia nei confronti degli attivisti e membri del Partito del fronte operaio. Karin Grgorović e Enis Čausević sono membri del nostro partito tratti agli arrestati”, così dal comunicato con il quale si condannano due dati di fatto assolutamente inaccettabili: che la slegatura di un filo di ferro venga trattata al pari di un crimine e che ad essere stata condotta in carcere assieme ad altri vi sia una persona di 67 anni con gravi problemi di salute e necessità di terapie presso istituzioni sanitarie.
Alla fine della movimentate 24ore, i sei attivisti sono stati rilasciati poco prima di mezzogiorno di ieri.

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