Un viaggio per non dimenticare la tragedia delle foibe e dell’esodo

Gli alunni della Scuola media «Il Guercino» dell’Istituto comprensivo n. 9 di Bologna alla «Martinuzzi»

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Un viaggio per non dimenticare  la tragedia delle foibe e dell’esodo
Le ragazze de “Il Guercino” spiegano che cosa hanno imparato da questo viaggio. Foto Marko Mrđenović

Un viaggio di istruzione attraverso Mestre, Trieste, Pirano, Rovigno e Pola; un’esperienza toccante, pensata per trasmettere ai più giovani la memoria storica di una delle pagine più complesse e dolorose del Novecento italiano; un percorso unico che dal 26 al 29 giugno ha permesso a una ventina di alunni della Scuola media “Il Guercino” dell’Istituto comprensivo n. 9 di Bologna di esplorare in prima persona la storia delle foibe e dell’esodo degli Istriani, Fiumani e Dalmati, di riflettere su eventi storici purtroppo trascurati per decenni e di vivere momenti di crescita, ma anche di divertimento. Come sottolineato il viaggio dei ragazzi di Bologna è iniziato a Mestre. Pola è stata invece l’ultima tappa del viaggio nel passato alla scoperta di una storia dimenticata per più di sessant’anni, quella delle Foibe e dell’esodo.

Gli alunni delle due scuole durante l’incontro all’istituzione polese. Foto Marko Mrđenović

La culla del bilinguismo
Raggiunto il principale centro urbano dell’Istria, gli alunni de “Il Guercino” hanno visitato la Zerostrasse e il Castello, ma anche trascorso un intero pomeriggio in spiaggia. Giovedì, la comitiva è stata, invece, ospite della Scuola elementare italiana “Giuseppina Martinuzzi”, dove hanno avuto l’occasione di trascorrere qualche momento assieme ai loro coetanei, gli alunni della VIIb. Ad accoglierli il preside della scuola, Luka Brussich. “Siamo lieti di potervi ospitare nella più grande scuola italiana in Croazia”, ha detto il dirigente scolastico, il quale ha spiegato che la “Martinuzzi” conta complessivamente 368 alunni. Il responsabile della SEI ha quindi presentato l’istituto agli ospiti, e con un pizzico di orgoglio ha detto che la “Martinuzzi è considerata la scuola di riferimento della Comunità Nazionale Italiana autoctona. “Ciò non significa – continua Brussich – che il nostro istituto scolastico sia frequentato da soli alunni di nazionalità italiana. Abbiamo anche molti alunni sia croati che di altre nazionalità. Chiunque desideri imparare la lingua italiana si iscrive nella nostra scuola”. Il preside si è quindi soffermato sull’organizzazione e sul sistema scolastico croato, spiegando che, diversamente dall’Italia, in Croazia la scuola elementare dura 8 anni. “Insomma, abbiamo 8 classi elementari, di cui quattro inferiori e quattro superiori”. Così Brussich, aggiungendo che a Pola è possibile frequentare l’intera verticale scolastica in lingua italiana. Agli ospiti ha quindi detto che la “Martinuzzi” ama definirsi l’embrione o la culla del bilinguismo a Pola, città dalla profonde radici italiane e ricca di storia.

Luka Brussich e Diana Deghenghi. Foto Marko Mrđenović

La storia del confine orientale

Ovviamente, i ragazzi di Bologna non sono arrivati a Pola da soli. Ad accompagnarli Diana Deghenghi, docente di musica e di educazione civica, tra l’altro originaria di Pola ed ex alunna della “Martinuzzi”. Illustrato il “suo” istituto scolastico, l’insegnante ha parlato del “Viaggio del ricordo”, definito un’importantissima iniziativa di promozione della conoscenza della storia del confine orientale. Un’iniziativa che la docente ha ricordato essere opera del Ministero dell’Istruzione e del Merito della Repubblica d’Italia e della Federesuli (Federazione delle Associazioni degli esuli Istriani, Fiumani e Dalmati), i quali hanno pensato che (oltre allo studio in classe) un viaggio nei luoghi di origine degli esuli sarebbe stato più significato per i ragazzi. “Venire qui, visitare questi luoghi e i monumenti che trasudano romanità, venezianità e italianità penso sia indispensabile per approfondire lo studio della storia del confine orientale. Questo è un percorso che aiuterà i ragazzi a capire meglio gli avvenimenti del Novecento in queste terre”, ha detto Diana Deghenghi che, proprio perché nata e vissuta a Pola ha deciso di parlare dell’esodo e delle foibe e insegnare ai suoi alunni la storia del confine orientale, con la speranza che le giovani generazioni possano poi trasmetterla ai loro genitori e che diventi la storia di tutti, sia in Italia che in Croazia e Slovenia. “È il momento che questa pagina strappata della storia venga raccontata, senza strumentalizzazioni di alcun tipo”, ha detto l’insegnante, che ai suoi ragazzi ha parlato non solo delle foibe, ma anche della strage di Vergarolla, dei campi profughi, della non proprio calorosa accoglienza degli esuli in Italia e della loro successiva piena integrazione nella società italiana. Deghenghi ha quindi spiegato che prima di raggiungere Pola i ragazzi hanno visitato il Museo del Novecento di Mestre (dove hanno partecipato a un workshop sulla frontiera adriatico), il Castello di Miramare, il campo di raccolta profughi di Padriciano, la Foiba di Basovizza, il Magazzino 18 di Trieste e poi ancora Casa Tartini a Pirano, Rovigno e il suo Centro di ricerche storiche. “Insomma, questo viaggio è stato la coronazione di un progetto durato un anno intero. Sono sicura rimarrà per sempre nei loro ricordi”, è il commento della docente che, salutata la “Martinuzzi”, ha proseguito il “Viaggio del ricordo” assieme ai suoi alunni con una visita al centro città e all’Arena.

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