Un secondo partner interessato all’acquisizione dell’Uljanik?

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Un secondo partner interessato all’acquisizione dell’Uljanik?

Mentre a Pola veniva collaudata la capacità di carico dell’Apollo – la nave piattaforma autosollevante che l’Uljanik sta costruendo per la compagnia offshore belga “GeoSea” – a Zagabria andava in scena tutt’altro “spettacolo”, con protagonisti il ministro dell’Economia, Darko Horvat e i rappresentanti sindacali dei dipendenti degli stabilimenti navali “Uljanik” e “3. maj”. Presenti, da Pola, i leader delle tre sigle sindacali Đino Šverko (Metalmeccanici-SMH), Rajko Kutlača (Sindacato dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia-SIKD) e Boris Cerovac (Sindacato adriatico-Jadranski Sindikat).

Naturalmente, il tema al centro della discussione non poteva che essere il cantiere polese, la cui sorte futura pare interessi non soltanto a Danko Končar, ma anche a un secondo potenziale partner strategico. O almeno questo è quanto il ministro Horvat avrebbe lasciato intendere ai rappresentanti dei lavoratori nel corso del faccia a faccia di mercoledì mattina. E non soltanto a loro. Al termine dell’incontro protrattosi per oltre due ore, il responsabile del dicastero dell’Economia ha infatti dichiarato che “nonostante l’Assemblea dell’Uljanik abbia chiaramente indicato il nome di Danko Končar quale unico e solo partner strategico, al momento ci è impossibile sapere se il socio scelto dal cantiere polese prenderà effettivamente parte al processo di ristrutturazione”. “Vedremo” ha commentato Horvat, aggiungendo che il governo si è comunque tutelato prevedendo la possibilità dell’entrata in gioco di un eventuale secondo partner. Il ministro ha successivamente dichiarato che al momento ciò che più preme è il responso della Commissione europea in merito alla strategia di ristrutturazione dell’Uljanik, che la Direzione del cantiere e il governo hanno inviato a Bruxelles nei giorni scorsi. Horvat ha inoltre escluso la possibilità che qualcuno possa avviare un business immobiliare all’interno delle mura dello stabilimento navalmeccanico di Pola. “La nostra priorità è il mantenimento in vita del cantiere” sottolinea il ministro, che continua dicendo che “tutte le voci che non riguardano direttamente la cantieristica sono state bocciate ed eliminate dal programma di ristrutturazione inviato alla Commissione europea”. Il rappresentante del governo ha poi colto l’occasione per rassicurare gli attuali dipendenti e le aziende dell’indotto, partner del cantiere. A tale proposito ha dichiarato che il 22 luglio all’Uljanik non succederà assolutamente nulla. “Entro tale data avremmo dovuto inviare a Bruxelles il piano di ristrutturazione. Poiché così è stato, siamo riusciti a evitare l’immediata restituzione del prestito di 96 milioni di euro concesso quest’anno all’Uljanik dalla Commissione europea”. Queste le parole di Horvat, la cui speranza, ora, è che la proposta di ristrutturazione dello stabilimento navalmeccanico di Pola possa essere approvata quanto prima da Bruxelles.
​HBOR: per momento nessun prestito
Nel corso dell’incontro di mercoledì mattina, Sindacati e ministro hanno parlato anche di liquidità dell’azienda. I sindacalisti hanno così informazioni in merito a un ipotetico prestito che la Direzione dell’Uljanik avrebbe richiesto alla HBOR – la Banca per la ricostruzione e lo sviluppo. La domanda sembra, però, avere sorpreso il ministro, il quale ritiene che l’ultimazione della piattaforma Apollo e di una seconda nave e la loro consegna al committente sono le vie più logiche e sicure da percorrere per assicurare liquidità al cantiere.
Giudicato positivo l’incontro, il primo da quando Horvat ha assunto l’incarico di ministro dell’Economia, i sindacalisti hanno dichiarato che lo stesso ministro avrebbe auspicato un avvicendamento in seno alla Direzione e alla Commissione di Vigilanza dell’Uljanik. Inoltre, sia i rappresentanti sindacali che Horvat sarebbero giunti alla conclusione che i vertici dello stabilimento navalmeccanico dovrebbe assumersi maggiori responsabilità per quanto sta accadendo all’Uljanik.

«Končar è il nostro unico partner»

​La risposta alle parole dei sindacalisti e del ministro da parte del presidente della Direzione dello stabilimento polese, Gianni Rossanda, non si è fatta attendere molto. Presente alle manovre di verifica delle capacità di carico dell’Apollo, nel tardo pomeriggio di mercoledì, ha dichiarato di sentirsi a posto con la coscienza. “L’unica responsabilità che mi si può imputare è quella di essere riuscito a mantenere il cantiere in vita fino a oggi” ha detto il presidente che, successivamente, ha definito “costruttivo” l’incontro andato in scena qualche ora prima a Zagabria. “Siamo tutti concordi nel ritenere che l’Uljanik debba sopravvivere” continua Rossanda, che per quanto riguarda la ristrutturazione del cantiere ha evidenziato trattarsi di un processo lungo e complicato. Nonostante ciò, il presidente della Direzione dello stabilimento navale polese ritiene che la sua valutazione da parte della Commissione europea potrebbe e dovrebbe essere ultimata nel giro di un paio di mesi.
“Ritengono che la ristrutturazione vera e propria dell’Uljanik potrebbe iniziare già entro la fine di settembre”. Così Rossanda, che nel prosieguo del discorso ha ribadito che la Direzione condivide appieno l’obiettivo dei sindacati, del ministero dell’Economia, del premier e del governo di mantenere la cantieristica a Pola e di proseguire con la costruzione di navi tecnologicamente avanzate come la Apollo e le altre costruite negli ultimi anni dall’Uljanik. Interrogato circa la possibilità che un altro partner strategico subentri a Končar, Rossanda ha risposto di non avere informazioni in merito. “Danko Končar, o meglio la Kermas Energija (l’azienda di sua proprietà n.d.a.) è il nostro unico partner che, tra l’altro, fino a oggi non ha mai fatto intendere di volersi tirare indietro o di volere rinunciare alla ristrutturazione del cantiere. Per quanto riguarda, invece, la possibilità che il partner strategico possa avviare all’interno delle mura del stabilimento una qualche forma di business immobiliare, Rossanda – a differenza del ministro Horvat – non ha escluso a priori tale eventualità, definendola un “effetto collaterale” di ogni processo di ristrutturazione aziendale. “Nessuno investe il proprio capitale nella ristrutturazione di un’azienda pensando di non trarne profitto in tempi brevi. Dunque è naturale pensare che gli investitori intendano diversificare la produzione e i servizi offerti, anche cambiando la destinazione d’uso degli immobili di proprietà dell’impresa” spiega Rossanda, il quale conclude dicendo che la stessa Commissione europea richiederà all’Uljanik (come d’altronde già avvenuto in passato per altre aziende in fase di ristrutturazione) di ridurre sia la produzione che lo spazio fisico del cantiere.

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