Stoia, scusate il ritardo

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Stoia, scusate il ritardo

Ecco le ultime immagini del derelitto bagno di Stoia in attesa del recupero che inizia stamane. Un esempio di come non trattare il patrimonio architettonico a prescindere da quello che vale in termini di utile puramente economico. Siccome l’evento è uno di quelli che ci toccano da vicino, ci siamo fatti accompagnare allo stabilimento balneare dall’assessore all’Edilizia per immortalarne le ultime immagini di un degrado estremo a cui subentra finalmente un recupero altrettanto estremo. Giordano Škuflić mette le cose in chiaro. Il cantiere che sarà aperto stamani non piove dal cielo. Ci hanno lavorato due anni progettisti, ingegneri, geometri, rilevatori, funzionari addetti alle Belle arti. Due anni di certosino lavoro completamente invisibile ai più senza il quale oggi non sarebbe possibile nessun intervento “riparatore” per lo stabilimento balneare più amato dagli italiani di Pola.

Sul punto di crollare

Barbara Beletić Raunić, responsabile del Dipartimento per la pianificazione ambientale e il patrimonio architettonico, si unisce all’assessore per spiegarci nel dettaglio gli antefatti e le modalità del recupero. Intanto, dal 2016 in qua, dopo essere venuti a patti con la Soprintendenza sulla necessità del recupero della costruzione centrale (la struttura che imita il ponte di una nave con la prua rivolta verso il mare e la poppa verso la pineta), la Città di Pola ha commissionato una serie di rilevamenti statici che le sono costati poco più di 200.000 kune, e più precisamente 123.750 kune il sondaggio geomeccanico e 83.750 kune la stima della situazione attuale. Per questa fase preliminare o dei rilevamenti che dir si voglia, il Ministero della Cultura ha partecipato alle spese con un finanziamento di 70.000 kune. L’esito di tante misurazioni non ha fatto che riconfermare ciò che era facilmente intuibile anche a un’osservazione a occhio nudo: la costruzione a forma di nave era sul punto di crollare e sarebbe collassata certamente, prima o poi, se oggi non si provvedesse ad anticipare l’inevitabile, ovvero a demolire la parte alta dell’edificio e alcune delle sue strutture portanti, per ricostruirle tali e quali con nuove armature atte ad assicurarle lunga vita, almeno tanto lunga quanto è stata l’età sin qui maturata: 82 anni suonati.

Mezzo secolo dall’ultimo restauro

L’assessore Škuflić ci rammenta anche che l’ultima seria opera di recupero dello stabilimento risale al 1967, e lo sa per certo perché nell’opera era coinvolto il padre costruttore. Insomma, se l’edificio ha retto sinora il peso del tempo, delle intemperie e dell’incuria, è quasi un miracolo. Ma siccome anche i miracoli prima o poi cozzano contro la realtà materiale degli eventi naturali, negli ultimi due anni la struttura è stata investita da un deterioramento galoppante e irreversibile, tale da sfiorare il punto del crollo decisivo.

Un lavoro a tappe

“Perché ci abbiamo messo tanto? Inizialmente le posizioni della Soprintendenza ai Beni culturali sono state perentorie e le richieste eccessive – ci ricorda l’assessore –. Per anni l’autorità ha insistito a voler ricostruire tutto quanto, cabine, moli, annessi e connessi, a costi quantificabili in milioni di euro. Ma come si poteva fare questo? Cento porte in rovere massiccio per altrettante cabine, con l’aggravante della successiva manutenzione? Insomma… Poi hanno ipotizzato interventi minimamente invasivi, ma costosissimi come l’introduzione di fibre di carbonio per il risanamento delle armature di ferro erose. Altri milioni di euro da buttare. Insomma, nell’impossibilità di generare soldi che non abbiamo, siamo tornati al punto di partenza e cioè alla nostra proposta iniziale di procedere a tappe con quel che abbiamo, in questo caso il risanamento immediato della struttura pericolante, la costruzione principale, posticipando la soluzione delle strutture restanti a tempi in cui sarà possibile decidere con cognizione di causa il futuro di tutto l’impianto. Impianto che, a mio avviso, necessita di contenuti, servizi e attività più in sintonia con i tempi”. E il molo? “Il molo è un altra cosa. Per il molo abbiamo già fatto richiesta di finanziamenti pubblici per il 2019, partecipando ai bandi del Ministero della Cultura e contiamo di poter accedere a questi mezzi”, ha concluso l’assessore.
Insomma, qualcosa si muove dopo tutto. Da oggi e per i prossimi tre mesi le maestranze del costruttore “Izgradnja Popovački” saranno all’opera per demolire e ricostruire le principali strutture portanti, le scale e il “ponte”, compresi i due pilastri anteriori che reggono la “prua” della “nave”. Il costo complessivo dell’intervento ammonta a 498.745,00 kune, IVA esclusa.

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