L’aula è sempre vuota. Nemmeno ieri mattina i genitori hanno mandato i propri figli a lezione e la Scuola elementare di Stoia continua a funzionare e a destreggiarsi nel secondo semestre dell’anno scolastico 2024/25, reggendo il peso dell’imbarazzo e della gestione di una situazione a dir poco complessa. L’intera giornata precedente era stata esaurita in colloqui, consultazioni, spiegazioni, motivazioni, chiarimenti mirati a una generale opera di convincimento per porre termine all’azione di boicottaggio delle lezioni, a causa dell’arrivo in classe di un alunno dal comportamento problematico trasferito dall’elementare di Castagner, in seguito a procedimento disciplinare. Si spera di individuare una soluzione, che però tarda ad arrivare, a meno che non sia stata bloccata sotto qualche (im)probabile e ventilata forma, ancora in anticamera.
Le condizioni richieste dai genitori
In effetti, nell’ambiente scolastico deserto, ieri mattina, ci sarebbe stato soltanto lui, il ragazzino “indesiderato”, per delle lezioni personalizzate su organizzazione e supporto dell’insegnante di sostegno. Un tanto finché dal Ministero dell’Istruzione non saranno assicurate e del tutto ufficializzate le diverse garanzie e condizioni richieste dai genitori. La riunione tra gli interessati con il rappresentante del dicastero per lo Sviluppo della formazione presso il Ministero dell’istruzione, Momir Karin e il direttore dell’istituzione di Stoia, Zoran Bjelopetrović, avrebbe infatti messo in chiaro la necessità di garantire la sicurezza per tutti gli alunni della classe investita da una situazione di criticità. I genitori vogliono procedure di garanzia adeguate, certezze e prove concrete attestanti una totale assenza di rischi o pericoli, una seria perizia psicologica per il nuovo venuto e l’impegno assoluto affinché al medesimo venga assicurata un’attività in classe completamente seguita e assistita da professionisti della formazione e dell’educazione. Alcune testimonianze inerenti al lunghissimo incontro (protrattosi per oltre tre ore), tra genitori e rappresentanti del settore scolastico, parlerebbero anche di richieste per una maggiorazione delle ore di lavoro del pedagogo del team scolastico-professionale, nonché di veder intensificata la collaborazione e la consulenza professionale tra le due istituzioni polesi, coinvolte nell’allontanamento da una comunità scolastica e nel successivo tentativo di inclusione in un’altra, comunità scolastica analoga.
Appelli inascoltati
A parte il fatto che il colloquio pomeridiano-serale dell’altro giorno con i diretti interessati non ha sortito soluzioni immediate all’impasse, va segnalato anche il temporaneo insuccesso della seduta precedente con protagonisti l’inviato ministeriale, il sindaco di Pola Filip Zoričić, l’assessore regionale all’Istruzione Patricia Percan, i rappresentanti della Questura di Pola, del Consiglio dei genitori e del servizio di assistenza sociale. I loro appelli a non lasciare più gli scolari a casa, non risultano ancora aver prodotto effetto. D’altra parte, mentre Momir Karin si è dichiarato fiducioso che tra i genitori prevarrà la ragione e che il problema incontrerà presto una soluzione, il sindaco Zoričić ha posto in primo piano l’obbligo genitoriale di mandare i figli a scuola, il dovere morale di porgere una mano a chi ha diritto alla formazione pur presentando problemi comportamentali, fino ad arrivare (in un secondo momento), alla constatazione che suscita invero perplessità: a Pola ci sarebbero decine di trasferimenti all’anno da una scuola all’altra, che finora non avrebbero mai generato delle reazioni di cotale portata. A suo avviso e per certi aspetti, la situazione a Pola, che nulla avrebbe da condividere con il tragico evento di Zagabria, umilia e svaluta l’importanza delle persone che lavorano a scuola: servizi professionali, assistenti specialisti per bambini disabili e con problemi di relazione, logopedisti, pedagoghi, insegnanti e dirigenti.
Comprensione e benevolenza
Nel frattempo, al coro delle reazioni in merito al problema insorto, si è unito anche il presidente della Regione Istriana, Boris Miletić, che ritiene il boicottaggio dei genitori una via di uscita priva di sbocco e giudica la faccenda pertinente soltanto ai professionisti del mestiere, non alla politica. “Pur intendendo la preoccupazione dei genitori, quest’esclusione dalle lezioni non rappresenta di certo una soluzione e, pertanto, invito alla collaborazione, alla comprensione e alla benevolenza. Al ragazzo cui è stato assicurato l’aiuto professionale va concessa una nuova opportunità.”
Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.
L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.