Statuto UI, «ingiustizia numerica»

L’Assemblea della Comunità degli Italiani di Pola ha deciso con larga maggioranza di voti di non appoggiare le modifiche proposte, ai sensi delle quali il numero dei consiglieri polesi passerebbe da sei a tre. A rimetterci, è stato detto, sarebbero soltanto le CI con migliaia di soci

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Statuto UI, «ingiustizia numerica»

L’Unione Italiana è al bivio: se cambierà lo Statuto dell’associazione o meno, lo decideranno i consiglieri alla prossima sessione dell’organo deliberativo (convocata domani, giovedì a Cittanova, ndr) ma intanto continua la vasta produzione di emendamenti e l’accavallarsi delle prese di posizione individuali e/o collettive, ad esempio quelle delle singole Comunità degli Italiani. L’altra sera è tornata a riunirsi in proposito anche l’Assemblea della CI di Pola, che ha deciso di non appoggiare la proposta di modifiche statutarie UI secondo cui il numero dei consiglieri polesi nell’Assemblea UI dovrebbe calare da 6 a 3 e quindi del 50 p.c.. Con la stessa bozza di un possibile futuro Statuto è prevista l’abolizione delle elezioni dirette dei due presidenti dell’Unione Italiana: il presidente dell’Unione stessa e quello della Giunta esecutiva. Secondo la proposta in futuro gli elettori dovrebbero tornare quindi a eleggere solo l’organo di rappresentanza, vale a dire i consiglieri dell’Assemblea, che successivamente andrebbero a eleggere tra di sé i presidenti dell’Assemblea UI (che sarebbe anche il presidente dell’UI) e della Giunta esecutiva, i vicepresidenti… Si tornerebbe dunque al modello in vigore fino a una dozzina di anni fa, quando erano state introdotte le elezioni dirette per ragioni di “rafforzamento della democrazia”. Ebbene, la CI di Pola, ha deciso a larga maggioranza di voti di non appoggiare le modifiche proposte, ma non senza obiezioni o perplessità. Quattro consiglieri – Valmer Cusma, Bruno Cergnul, Cristina Fedel Timovski e Sandra Brakus Brženda – si sono astenuti dal voto.

Riforme, c’è sempre tempo
Diverse le considerazioni contrapposte e sostanzialmente provenienti da due schieramenti distinti. Su sollecitazione di Vito Paoletić, la presidente della CI polese, Tamara Brussich (che è anche consigliere dell’Assemblea UI, ndr), ha contestualizzato l’argomento. Personalmente non si è detta né contraria né favorevole a riformare l’UI, ma soltanto contraria a farlo adesso, in fretta, “mentre il dialogo ancora divampa, mentre continua la produzione degli emendamenti e mentre non sembra ancora probabile un’unità di vedute o perlomeno un vasto consenso”.

“Se i cambiamenti statutari dovessero venire approvati a meno di un mese dall’indizione delle elezioni per il rinnovo degli organi UI, sarebbe come cambiare una legge elettorale prima di andare al voto, per cui c’è il rischio che le modifiche statutarie siano tagliate e cucite ad personam, forse per liberarsi di qualcuno”, è stata la riflessione di Tamara Brussich, che “non vuole avere sulla coscienza il peso di aver tolto tre voti alla CI di Pola in seno all’Assemblea UI”. “Se si vuole riformare l’UI, c’è sempre tempo di farlo in seguito con calma”, ha concluso la presidente della CI di Pola.

Favorire un ricambio
Di diverso avviso il consigliere (della CI di Pola e dell’Assemblea UI) Valmer Cusma che ha tirato in ballo l’assenteismo dei rappresentanti polesi all’Assemblea UI: “Se dobbiamo averne sei affinché cinque non partecipino alle sessioni, tanto vale averne la metà ma presenti e attivi”. A suo avviso lo scopo delle modifiche statutarie è snellire l’apparato deliberativo e favorire un ricambio delle cariche: “Chi non vuole cambiare lo Statuto, vuole che a governare siano i soliti, che non ci sia alcun apporto di gente nuova, che tutto rimanga come prima. A questo punto diciamocelo: è il solito valzer delle poltrone…”, ha concluso Cusma.

Restando al di sopra delle parti, alcuni consiglieri come Loredana Lazarić hanno semplicemente rilevato “un’ingiustizia numerica” se a rimetterci i consiglieri sono soltanto le Comunità più grandi, come Pola e Fiume, con migliaia di soci, mentre le più piccole, con appena qualche decina di iscritti, mantengono il proprio seggio a prescindere: messe in questi termini, le modifiche statutarie diventano un “grave problema di rappresentanza politica”. D’accordo su questo punto anche il consigliere della CI e dell’Assemblea UI, Alessandro Lakoseljac Ukmar, secondo il quale “accettare una decurtazione come questa è commettere un atto di autolesionismo che continuerà a gravare anche sulle generazioni future”. La stessa questione numerica dall’ottica del consigliere della CI e vicesindaco di Pola, Bruno Cergnul, sarebbe, al contrario, una condizione per “rinforzare la democrazia” in seno all’Unione. “D’altronde, il voto diretto dei presidenti nella CNI esiste solo all’Unione: tutte le Comunità eleggono i propri presidenti a partire dai consiglieri eletti in assemblea, e quindi in modo indiretto, qui inclusa anche la CI di Pola”, ha concluso Valmer Cusma.

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