Stabilimento balneare di Stoia. Finalmente si parte con il recupero

Con il vicesindaco, Bruno Cergnul, sull’imminente opera pubblica

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Stabilimento balneare di Stoia. Finalmente si parte con il recupero

La notizia è una di quelle che sembra fatta per la rubrica “Strano ma vero”. Infatti è strano, ma è anche vero, che l’assessorato alla pianificazione ambientale abbia messo in moto gli ingranaggi per far partire nel 2022 il recupero totale dello stabilimento balneare di Stoia. Ci perdonino lo scetticismo, ma eravamo così abituati all’eterno “aspetta e spera” che questo improvviso cambio di rotta ci pare ancora un miraggio. Invece, ottobre sarà il mese della svolta. Parola del vicesindaco, Bruno Cergnul, chiamato a vigilare sull’iter che nel giro di un paio di settimane porterà per prima cosa alla nomina di una commissione municipale per il coordinamento degli appalti e quindi alla successiva pubblicazione di due concorsi pubblici: un bando per la nomina del direttore dell’opera, un altro per la stesura del progetto esecutivo del valore di 250.000 kune. A prova del fatto che non si andrà alle calende greche con la progettazione, si cita il fatto che l’importo entrerà di nome e di fatto nel bilancio corrente. Questo a voler dire che “una volta che abbiamo cominciato a spendere, non si torna più indietro”, tanto per usare le parole del vicesindaco.

L’attesa è finita: in ottobre saranno pubblicati i bandi

Le «carte» sono pronte

Bisogna, tuttavia, ammettere che non si parte proprio da zero. Il progetto di recupero dello stabilimento esiste dal 2019 e porta la firma dell’architetto Mario Smilović, che negli anni Novanta aveva sfornato le carte per la riqualificazione di Piazza Port’Aurea. Di diverso rispetto ai quei tempi c’è che al giorno d’oggi nessun bene culturale sotto la sorveglianza della Soprintendenza ai beni culturali può cambiare immagine rispetto all’originale, fosse pure di un millimetro. Così, la costruzione di Enrico Trolis del 1934 resterà inviolata nei parametri urbanistici ed edilizi avuti in eredità dal passato. In base al progetto del 2019 sono già state ricostruite le strutture della “nave” e del molo, perché al limite della sopportazione: erano prossime al crollo. Ora si riparte, ma con importi sensibilmente superiori. Secondo la stima dei costi abbozzata all’epoca del progetto Smilović, la ristrutturazione completa (dall’area prendisole all’entrata con la biglietteria e tutte le costruzioni in mezzo, comprese quel centinaio di cabine in avanzato stato di degrado, i locali del bar e del ristorante, la vasca della sabbia, i servizi igienici, la rotonda ecc.) sarebbe costata non meno di quindici milioni di kune o due milioni di euro. “Ma quel quadro economico è certamente superato – ci fa notare il vicesindaco -, perché nel settore delle costruzioni i prezzi sono andati lievitando sensibilmente. Tuttavia, c’è la volontà politica indiscussa di portare l’opera al termine. Che ci porti via tre o quattro anni piuttosto che uno o due è indifferente: il recupero sarà fatto. Tra l’altro, oggi abbiamo la possibilità di accelerare il passo grazie ai bandi nazionali ed europei, bandi che stiamo seguendo attentamente per cogliere la palla al balzo. Se sarà possibile sfruttare l’europrogettazione e i contribuiti del Ministero della Cultura, ben venga, ma è chiaro ci siamo ripromessi di procedere in tutti i casi, anche solo col bilancio comunale: costi quel che costi”.

Bruno Cergnul

Un restauro, due approcci

A proposito, perché si parla di tre o quattro anni piuttosto che uno o due, visto che è stato deciso di procedere? Il vicesindaco risponde che il motivo non risiede tanto nei finanziamenti quanto nelle strategie della tempistica da adottare. La stima approssimativa della durata dei lavori è di un anno, perciò gli approcci all’opera possono essere di due tipi: “O si fa tutto subito, senza proroghe e senza tappe, e in quel caso si sacrifica almeno una stagione balneare, se non due. Nell’altro caso si sceglie di proposito di spaccare il progetto (e il cantiere) in alcune fasi distinte, indistintamente se due, tre o quattro, per salvare la stagione dei bagni e non compromettere la continuità della frequentazione della struttura. L’assiduità ci pare un argomento abbastanza importante da mettere in conto: lasciando lo stabilimento chiuso per un’estate o due di fila si rischia di provocare una disaffezione dei bagnanti che potrebbe avere conseguenze estreme e non vorremo proprio che questo succedesse. La fortuna è che la struttura è piuttosto estesa e articolata: le ali laterali come quelle del retro sono tutte indipendenti l’una rispetto all’altra e questo significa che è possibile, anzi conveniente, ristrutturarle una alla volta, interrompendo i lavori nei tre o quattro mesi della stagione balneare”. Che si debba procedere con calma piuttosto che in fretta è anche una questione di natura tecnica: le strutture balneari sono soggette a prolungata esposizione agli agenti atmosferici e richiedono un’attenzione particolare ai materiali impiegati: umidità e salsedine sono fattori che mettono a dura prova sia i manufatti che gli arredi. È noto che nella stagione delle mareggiate le onde arrivano a coprire l’area prendisole e persino a sbattere contro le porte delle cabine. Un altro conto sono le concessioni ai futuri gestori. “L’ingresso a Stoia non è mai stato gratuito, né lo sarà in futuro. Il prezzo era certamente simbolico, ma non si poteva mai entrare, parcheggiare e usufruire delle cabine gratuitamente. In futuro avremo più gestori per amministrare lo stabilimento e garantirne la manutenzione, ma sono cose che verranno stabilite a suo tempo. Naturalmente nessuno pensa a un guadagno in termini di mercato: se i locali di ristoro, la biglietteria, il parcheggio, i servizi igienici guadagneranno quel tanto che basta per coprire le spese del mantenimento e della manutenzione delle strutture, andrà bene così. Però bisogna attirare una generazione di imprenditori giovani capaci di fare la differenza: abbiamo visto alla Comunità degli Italiani negli ultimi anni che anche questo è possibile”.

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