Sebastian Stell: «Siamo visibili, sono le cose invisibili che mi turbano»

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Sebastian Stell: «Siamo visibili, sono le cose invisibili che mi turbano»
Foto: DARIA DEGHENGHI

Che cosa la spinge a (ri)candidarsi a vicesindaco in rappresentanza della Comunità Nazionale Italiana di Pola alle elezioni del 18 maggio?
Che cosa mi spinge a candidarmi? Intanto, candidarsi è un diritto di ognuno, e in secondo luogo ritengo di avere l’età giusta, probabilmente l’età migliore – 41 anni – e quindi la giusta energia, la vitalità e l’entusiasmo necessari per svolgere un incarico di questa levatura. Che poi non posso avere tutta l’esperienza richiesta fin dall’inizio questo è chiaro: ogni esordio comporta la necessità di imparare qualcosa di nuovo. D’altronde, non si smette di imparare per tutta la vita, sempre che ci sia del senno. La nostra Comunità degli Italiani mi sta a cuore moltissimo, è una tradizione di famiglia indissolubile: nonni, bisnonni, papà, siamo sempre stati legati al circolo in modo viscerale e io ora voglio fare qualcosa per la CI, per la cultura italiana e per la città nel suo insieme, specie in ambito culturale. Sono musicista di professione e vivo di musica, sono attivo in diversi organi collegiali minoritari e comunali e sono un Stell.

Quali sono le sue posizioni politiche generali sull’asse destra-sinistra e quali le referenze professionali e personali?
Sinistra. Assolutamente. Poi, è chiaro, con chiunque venga al potere è necessario collaborare negli interessi della comunità italiana. Quanto al programma elettorale per la carica di vicesindaco, bisogna dire che o non esiste per nessuno o è uguale per tutti: qualuque cosa si va professando si tratta di obblighi impliciti del vicesindaco in quota CNI in quanto tale. Il sostegno economico e morale alle istituzioni CNI non è un optional, ma un dovere, e non è un merito personale di chiunque. Quindi è superfluo anche vantarsene: ovvio che si va a supportare gli enti, le associazioni e le istituzioni della CNI: asili, scuole, facoltà ecc. Questa è la base, il fondamento da cui non è possibile prescindere.

Che tipo di approccio politico intende adottare per rappresentare gli Italiani nell’arena politica locale?
L’approccio politico? In politica sono un novizio. Mi sono informato sulle mansioni: si tratta di una serie di impegni nel campo delle politiche culturali e sociali. Il vicesindaco italiano ha l’impegno di promuovere e tutelare la nostra cultura, il bilinguismo, va da sé. Non intendo intromettermi in questioni economiche perché tanto potere non ci appartiene. Il nostro è un ministero senza portafoglio.

Quali sono, oggi, secondo lei, gli interessi degli italiani di Pola e come vanno perseguiti?
Gli interessi degli italiani di Pola? Devo dire che andando in cerca di firme per questa mia candidatura ho incontrato gente che non vedevo da vent’anni, praticamente dai banchi di scuola. Ora mi chiedo come sia possibile, per pochi che siamo, ridurci a perderci di vista per vent’anni. Sicuramente ognuno vive la propria vita in ambito familiare: si lavora, gli impegni della professione e della famiglia sono tanti, ma è comunque un fatto negativo che da una sessantina di compagni di classe ci si riduce a frequentarne un paio. Cosa fa tutta questa gente, cosa pensa e cosa si aspetta è un vero enigma e anzi suggerisco di svolgere un’inchiesta in questo senso. Personalmente sono in circolo ogni giorno, per me non c’è vita senza il circolo. Ma bisogna capire dove sono finiti gli italiani che pure esistono, ma sono altrove. D’accordo, i tempi cambiano. Il collettivismo ha ceduto il passo all’individualismo, tuttavia un 5 per cento di presenze è sconfortante. Per concludere, questa è una domanda senza risposte e bisogna indagare.

Come valuta il livello di presenza e visibilità del bilinguismo in ambito cittadino?
Il livello di presenza del bilinguismo? Mi risulta che il bilinguismo sia visibile. Direi che stiamo andando in una direzione positiva: si lavora e si vede. Siamo visibili. Sono le cose invisibili che mi turbano maggiormente.

Come valuta l’attuale livello di cooperazione tra la Comunità degli Italiani (o altri enti CNI) e l’amministrazione municipale?
Quanto al livello di cooperazione tra Comunità e Città, temo che sia insufficiente. A mio avviso ci sarebbe molto da fare in questo ambito. Molte cose da migliorare, molti attriti da mitigare e superare. Parlo per me stesso e non giudico gli altri quando dico che entro in politica col cuore pulito e la mente aperta. Ci vado a partire dal circolo, nell’interesse del circolo, senza cambiare bandiera, ora con gli uni ed ora con gli altri, come cambia il tempo. In questo senso non ho macchie né intendo macchiarmi in futuro.

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