Scuole, c’è chi viene e c’è chi va

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Scuole, c’è chi viene e c’è chi va

Se la cosiddetta emergenza immigrazione, con i suoi drammi umani e le sue polemiche politiche, accompagna la realtà dei Paesi europei più sviluppati, la Croazia vive l’altro fenomeno dell’emigrazione dei suoi residenti. Dove si trova Pola in questo contesto? Non esiste statistica esatta e reperibile che si occupi dei trasferimenti e degli espatri per ragioni economiche. Ma è cosa risaputa che le famiglie divise a metà, con il papà trasferitosi all’estero per motivi di lavoro, stiano diventando una normalità radicata anche dalle nostre parti. Non mancano i casi di mogli con figli che seguono il marito e padre nella nuova destinazione per lenire la sofferenza dovuta alla sua assenza dalla loro vita quotidiana, ma anche per trovare nuove opportunità di benessere esistenziale. Il fenomeno dell’espatrio non può che acuirsi in seguito alla lunga crisi e successiva bancarotta dell’industria navale che ha ridotto migliaia di famiglie polesi sul lastrico, sicuramente costrette a correre a ripari estremi. Sintomi evidenti di continua emigrazione e di immigrazione, tra l’altro, vengono vissuti in maniera evidente nelle scuole di Pola.

Germania destinazione gradita

Nulla di eclatante per questo preciso periodo, ma vi sono echi di situazioni anomale e non trascurabili che riguardano l’ultimo decennio. Nel caso della scuola elementare italiana “Giuseppina Martinuzzi”, la direttrice Susanna Cerlon conferma: in questo momento una famiglia ha annunciato la propria partenza per la Germania. All’elementare di Veruda, la direttrice Anita Mokorić Brščić spiega che due allievi sono in fase di uscita per trasferimento della famiglia. Si parte per la Germania. Sempre e comunque Germania, seguita anche dall’Austria, quali mercati del lavoro preferiti da coloro che cercano un’occupazione migliore e più degna o semplicemente inseguono l’opportunità di trovarla. Dalla Scuola di Monteparadiso, il direttore Predrag Dukić valuta che ogni anno, circa 5 o 6 alunni con altrettante famiglie si spostano all’estero. Di contro, immigrano a Pola e si iscrivono nel medesimo istituto scolastico ragazzi provenienti dalla Slavonia, dalla Bosnia ed Erzegovina e persino dalla Russia. Viceversa, alcune famiglie slavoni avrebbero fatto anche ritorno nella loro regione d’origine, quindi, diverse famiglie originarie di Pola non sono soltanto finite in terra alemanna, ma si sono trasferite trovando sistemazione definitiva a Zagabria, città che ancora offre qualche opportunità occupazionale aggiuntiva. Alla fin fine il numero delle iscrizioni delle scuole non sta subendo un calo.

A Castagner tre prime classi

Attesta la direttrice dell’elementare di Castagner, Nada Crnković, che gli oltre 70 iscritti per il prossimo anno scolastico faranno riaprire nuovamente tre sezioni scolastiche. Una statistica in positivo che si ripete.
E anche qui, a volerlo proprio individuare, c’è il piccolo neo di una famiglia partita per la Germania. Una labour migration in sordina è presente alla Scuola di Monte Zaro, che ha accolto due richieste di cancellatura dal registro scolastico. La direttrice Branka Sironić però è ancora memore dello strano caso capitato pochi anni or sono: 40 bambini avevano abbandonato la scuola perché le loro famiglie erano state spinte a farlo dalla necessità di emigrare. Tuttavia, la situazione numerica delle presenze nelle aule non era oscillata in seguito al processo di mobilità inversa. Si erano trasferiti a Pola con i loro genitori e si erano iscritti all’elementare di Monte Zaro 22 nuovi allievi. Erano arrivati dalla Slavonia, ma anche da Paesi esteri. A parte il ricambio generazionale, questo movimento di persone, felpato ma costante, incide indubbiamente sulla struttura della popolazione cittadina. Il peggioramento che Pola subirà nel settore del lavoro in seguito alla deleteria chiusura dell’Arsenale è sicuramente inevitabile.
Di conseguenza, la fuga delle persone significa, da un lato è un depauperamento delle energie giovani, vitali anche per mantenere l’identità socio-culturale e continuare a costruire il futuro della città d’origine. È anche indubbio che dell’arricchimento di forze, di cervelli e sapere acquisito altrove beneficeranno i Paesi d’arrivo. Ben per loro. Male nel caso nostro.

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