
Interessante, intrigante e istruttiva la relazione “Spašavanje oprašivača u urbanim sredinama” (Salvaguardia degli impollinatori nell’ambiente urbano), quale presentazione del progetto “Pčelinje paše u Puli” (Il pascolo delle api a Pola), svoltasi l’altra sera nella Sala maggiore della Comunità degli Italiani di Pola. Il tema è stato trattato dal biologo, nonché presidente dell’Associazione degli apicoltori della Bassa Istria Nediljko Landeka, nonché dall’astronomo, futurologo e insegnante Korado Korlević, dell’osservatorio astronomico di Visignano, con brevi interventi del direttore della municipalizzata Herculanea Robi Fuart, partner nel succitato progetto, e della prof.essa di biologia e chimica Mira Banković della Scuola elementare italiana “Giuseppina Martinuzzi”, dov’è stato “collocato” con tanto di insegna (su una superficie di 92 metri quadrati) il primo pascolo delle api a Pola delle complessive 19 zone previste.
Angeli della natura
“Le api sono gli ‘angeli della natura’ – come descritte da Landeka –, che accanto ad altri insetti quali calabroni, farfalle, mosche non sirfidi, falene… svolgono il ruolo fondamentale nell’impollinazione. In Croazia ne esistono 765 specie, delle 20mila esistenti, tra le quali l’ape solitaria, con 100 specie, che vive da sola ed è ancora molto più efficace dell’ape mellifera, o domestica, in quanto sopporta le temperature più basse. L’uomo ha iniziato a ‘convivere’ con le api 7mila anni fa, per iniziare ad allevarle nel Medio Evo. Le api impollinano l’85 p.c. dei fiori e il 75 p.c. dei raccolti, e vivono in simbiosi con le piante da milioni di anni”, ha fatto notare il biologo. Il pioniere dell’apicoltura moderna è lo sloveno Anton Janša di Kranj, per cui la sua data di nascita, il 20 maggio del 1734, nel 2017 è stata proclamata, da parte delle Nazioni Unite, Giornata mondiale delle api. Le quali sono in via d’estinzione, come del resto tutti gli altri insetti, e tra l’altro lo si è potuto osservare l’estate scorsa, quando è diminuito il loro numero a causa della siccità durata tre mesi. Le cause sono da attribuirsi alle malattie, ai parassiti, ai predatori e ai principali nemici quali l’acaro; alla distruzione del loro habitat naturale con l’edificazione; all’inquinamento dell’ambiente; all’eccessiva coltivazione dei terreni e sopratutto ai pesticidi, che hanno effetti devastanti in ogni senso e che rappresentano un fattore che le api sinora non si sono mai trovati di fronte, a differenza per esempio dei cambiamenti climatici.

Foto: FREDY POROPAT
Il pascolo delle api
“È necessario quindi tutelarle in qualsiasi modo, a partire dal nuovo progetto relativo al pascolo delle api, che è semplicissimo da adottare: basta solamente non tagliare l’erba nelle zone urbane per far crescere i fiori. Inoltre sarebbe opportuno sistemare degli alberghi per insetti, dove questi, impollinatori compresi, possano avere un proprio riparo. Che cosa si può fare inoltre per salvaguardare questi preziosi insetti? Mettere a dimora un numero quanto maggiore di piante, eliminare per quanto possibile i pesticidi, e creare loro delle dovute sistemazioni, nel nostro caso appunto i pascoli nelle zone urbane”, ha aggiunto Landeka, il quale ha ricordato che questo progetto dell’Associazione degli apicoltori della Bassa Istria, accolto con benevolenza dalla Città di Pola, viene promosso nelle scuole, e avrà il suo apice nella ricorrenza della Giornata mondiale delle api.
Gli insetti sono a rischio
“L’Istria intera è un ambiente urbano – ha fatto notare Korlević –, a partire dal fatto che in Regione ci sono 37mila piscine. Il nostro osservatorio non si dedica a studiare le immagini dell’Universo, bensì dei ‘corpi pericolosi’ che possono mettere a repentaglio l’umanità. Essi rappresentano il sesto grado di rischio, i cambiamenti climatici il quinto, mentre i restanti quattro sono le guerre. Ma come certe civiltà nate prima di noi sono scomparse, ed altre no, si chiede il famoso biologo, fisiologo, biogeografico e pubblicista statunitense Jared Diamond? La chiave di tutto questo sta nel rapporto dell’uomo verso la natura. È strana la situazione in cui si trova la civiltà odierna, che ‘vede qualcosa, però non tutto’. A partire dal fatto che la natura funziona a cicli, nel mondo grazie all’eccessiva illuminazione in pratica è sparito il buio. Non abbiamo più le lucciole, le farfalle notturne, le seppie marine che di notte pongono le uova, i pipistrelli, per finire con le gravissime conseguenze per le persone, in particolar modo quelle che lavorano di notte. Gli insetti sono assolutamente a rischio; le api soffrono addirittura la nicotina, perdono la memoria e non sanno più ritornare nella propria cesta; per non parlare di tutti gli insetti che muoiono attirati dalla luce delle lampade. Da noi viene distrutto l’ecosistema lungo il fiume Quieto che viene costantemente scavato e quindi il fango finisce in mare, non crescono e non si ramificano le piante che tengono gli argini; il livello del mare cresce in continuazione e tra qualche centinaio di anni le città sul mare della costa occidentale e altre, Cittanova, Rovigno, Parenzo, ma anche Fiume e Cherso saranno come Venezia”.

Foto: FREDY POROPAT
Il futuro secondo Korlević
“Ci aspettano dei tempi migliori? – si è chiesto Korlević – Decisamente no! I cambiamenti climatici sono inevitabili in quanto ancora usciamo dall’era glaciale, con la temperatura che aumenterà nei prossimi 20mila anni, affrontiamo la crisi della Corrente del Golfo e via dicendo. Noi solamente ‘diamo il proprio contributo’ al peggioramento degli stessi. Dobbiamo aspettarci nei prossimi 6 anni una diminuzione delle precipitazioni pari al 16 p.c., il cambiamento della vegetazione, degli oceani che assorbono l’eccessiva quantità di anidride carbonica… Per di più, come già stiamo vedendo, le generazioni future avranno paura dello spazio aperto, e come tali non possono salvare la natura. Di conseguenza è necessario portare i bambini all’aperto, in natura, perché il futuro non viene da solo, bensì si costruisce. l’Istria era un ‘orto storico’, e quindi abbiamo il dovere di avere la natura attorno a noi. Attraverso il comportamento degli insetti in natura, scarafaggi a parte, vedremo come si evolverà la situazione”, ha concluso Korlević.
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