Rifiuti. Il «lato oscuro» del turismo di massa

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Rifiuti. Il «lato oscuro» del turismo di massa

Turismo: un record tira l’altro, anche quando i primati sono tali che nessuno è disposto a vantarsene. All’ultima sessione del Consiglio municipale di Pola se ne sono udite delle belle. Intanto, ispirata da interessi sicuramente particolari e non collettivi, la consigliera socialdemocratica al suo primo mandato, Sanja Radolović, ha fatto notare che gli affittacamere sono tenuti a pagare spese eccessive per la rimozione dei rifiuti, visto che “devono saldare la bolletta semestrale, mentre di turismo si vive, bene o male, due mesi l’anno”. Ne risulterebbe, insomma, che parte dei costi del servizio di raccolta e gestione dei rifiuti urbani grava ingiustamente sulle spalle della gente che si guadagna onestamente da vivere con un monte di tasse da pagare all’ingordo apparato fiscale a tutti i livelli: locale, regionale e nazionale.

Il turismo di massa
La direzione della partecipata polese che gestisce la nettezza urbana respinge argomenti di questo genere con tanto di tabelle e statistiche in mano. Il turismo di massa ha un “lato oscuro” e quel suo lato nascosto, ma neanche tanto, si chiama iperproduzione di rifiuti, una condizione di cui la città comincia seriamente a soffrire man mano che gli arrivi e le presenze si moltiplicano, e man mano che le autorità locali si stanno adoperando per introdurre un sistema dei pagamenti che tenga conto dello spreco e dell’effettiva produzione di rifiuti per tipologia di utenza. Ecco dunque la risposa di Igor Stari, numero uno dell’Herculanea: “In base al Decreto sulla raccolta dei rifiuti urbani, se lo si legge attentamente, si vede che abbiamo due tappe distinte nella riforma del servizio: la fase anteriore alla misurazione della quantità di rifiuti prodotti, e la fase successiva, quella che subentrerà dopo la valutazione dei consumi effettivi. La prima è in corso: l’inchiesta inviata a 35.000 indirizzi esige una dichiarazione degli utenti sul numero di inquilini per appartamento o sul volume del cassonetto richiesto in dotazione per le case private. Due sono le categorie di utenza distinte: le utenze domestiche e l’industria. All’interno della prima, le utenze domestiche, rientrano anche gli affittacamere. Si dà il caso che nei mesi esitvi, il volume dei rifiuti che preleviamo in città sia maggiore del 60 per cento rispetto all’altra metà dell’anno. E questa è una conseguenza diretta del turismo di massa, altrimenti le cifre di cui disponiamo non sarebbero tali”.

Le cifre del fenomeno
“Ora, – continua Stari – gli affittacamere privati dichiarano 25.000 letti base e altri 10.000 ausiliari. Tradotti in spazzatura, si parla di 40 tonnellate di rifiuti extra che per raccogliere dobbiamo usare 4 o 5 camion in più al giorno. E questo senza contare alberghi e campeggi che, se andiamo ad aggiungerli alla nostra statistica, arriviamo subito a quell’esorbitante 60 per cento di rifiuti in più rispetto ai mesi invernali. Quello che sto cercando di dire è che è giusto che queste categorie economiche paghino le spese di un servizio che la società e i contribuenti locali non possono permettersi di saldare, né sono tenute a farlo”.
Stando a Igor Stari, c’è poi un altro particolare da non sottovalutare. “Il primo aprile, la nostra società deve impiegare dai 35 ai 40 dipendenti stagionali per fare fronte alle spese della stagione turistica. Aumentano quindi i camion in circolazione, le spese dei carburanti, gli orari di lavoro notturni, il numero degli straordinari e tutti questi costi aggiuntivi continuano fino a Capodanno perché il personale stagionale poi sostituisce i dipendenti in pianta stabile che devono pur andare in ferie e smaltire i giorni liberi accumulati. Quindi, la correlazione tra turismo e spese del servizio per un semestre l’anno è più che evidente ed è chiaro che l’aumento non può gravare sulle spalle della collettività. Per tornare al caso particolare: non è possibile che un affittacamere con 18 o 20 letti per i turisti richieda in dotazione un cassonetto della capienza di soli 120 litri”.
Infatti, questa sarebbe una frode, e una piccola frode moltiplicata per 25.000 oppure 35.000 diventa un grave danno per tutta la comunità. In cifre, se gli affittacamere aumentano le spese della società per 3 milioni di kune, come risulta dalle stime della partecipata polese, è chiaro che questa spesa va distribuita tra gli affittacamere e non tra tutti i cittadini di Pola.

Il tasso di riciclaggio è basso
Ma il problema non finisce mica qui. Si dà il caso che la raccolta sia soltanto il primo, e neanche il più gravoso dei problemi relativi all’iperproduzione di rifiuta in una società postindustriale quasi esclusivamente turistica come la nostra. Ne sa qualcosa Vesna Dukić del CdA della S.r.l. Kaštijun che gestisce il Centro regionale di trattamento dei rifiuti, il quale produce ancora perdite perché lavora senza ricavi (le bollette maggiorate devono ancora arrivare all’utenza). La Dukić non fa mistero delle attività che investono il nuovo centro, costruito ed equipaggiato con la massima partecipazione alle spese da parte della Commissione europea: “Il costo del servizi è stato definito. In marzo abbiamo effettuato tutti i collaudi. Dal primo luglio l’impianto funziona al massimo ritmo, e devo dire che in Regione il cerchio della gestione dei rifiuti è chiuso: i rifiuti arrivano al nostro impianto da tutti e 6 i centri di smistamento, oppure direttamente dalle tre aziende locali che non necessitano di un centro di smistamento proprio, Pola, Dignano e Medolino. Mi preme un altro problema invece. Il tasso di riciclaggio che rileviamo dall’avvio dei lavori a pieno regime è bassissimo. Voglio dire a chiari termini che se non ci spicciamo a separare i rifiuti in casa, cioè se non aumentiamo sensibilmente il tasso di riciclaggio, la capienza dei nostri impianti di stoccaggio e trattamento si esaurirà molto presto. In questo periodo dell’anno la quantità di spazzatura che entra in fabbrica è allucinante”, ha concluso la Dukić.

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