Primizie di primavera: prezzi da capogiro

Al mercato ortofrutticolo per acquistare un chilogrammo di fragole bisogna sborsare 10 euro

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Primizie di primavera: prezzi da capogiro
Piazza del popolo ancora in attesa del primo tepore. Foto: DARIA DEGHENGHI

Lunedì non è giorno di mercato. Non che sia chiuso, anzi, è aperto ogni santo giorno con l’eccezione di Pasqua e di Natale, ma si dà il caso che il lunedì i clienti scarseggino più di ogni altro giorno della settimana e che di conseguenza anche gli ortolani siano pochi. Tuttavia mangiare non è un optional, e vendere i prodotti della terra facilmente deperibili lo è ancora di meno. Per cui si vende comunque e c’è sempre chi è disposto a comprare. Tra marzo e aprile le primizie sono sempre all’ordine del giorno. Quest’anno gli asparagi si sono fatti attendere più del solito perché ha fatto freddo a lungo e anche le piogge sono state poco abbondanti, almeno finora. In compenso adesso ve ne sono in abbondanza. Tuttavia i prezzi non sono diminuiti come ci si aspettava. Chiaro che il lavoro investito nella raccolta dei germogli spontanei non è paragonabile a quello dei campi: è vero che non s’investe altro che il proprio tempo e quel tanto di benzina che serve per fare il giro di “rastrellamento” della macchia da Sanvincenti a Capo Promontore, ma è anche vero che il tempo è denaro e la benzina costa cara. Ed ecco spiegata la formazione dei prezzi del prezioso germoglio che va da 5 a 10 euro al mazzo a seconda del suo diametro o spessore. In ogni caso, chi compra lo considera eccessivo, e chi vende anche fin troppo conveniente. Come al solito, la disputa sui prezzi è un’attività che riflette opinioni e interessi personali di ogni singolo individuo.

Tra le primizie di stagione che ci piace acquistare, le fragole sono certamente al primo posto. Attualmente ve ne sono solo d’importazione, nello specifico arrivano dalla Grecia dove c’è più sole e fa più caldo per cui le condizioni di coltivazione sono ideali. Il prezzo, disgraziatamente, non è tra più convenienti. Costano 10 euro al chilogrammo (o 5 euro mezzo chilo, come preferiscono dire i commercianti, come se ci fosse una differenza oltre a quella dell’illusione) e infatti nessuno le cerca. Forse col passare delle ore, diciamo dopo mezzogiorno, sono previsti dei ribassi, perché dieci euro sono tanti: ma è proprio il caso di ripeterlo? Primizia che vai, prezzo che trovi: i carciofi vengono 2 euro l’uno, i piselli 4 e 5 euro al chilo, le patate novelle 2 euro e mezzo, il mazzetto di ravanelli e o di cipollini un euro, l’aglio novello da un euro a cinque a seconda delle combinazioni (al bulbo, al “tris”, di dimensioni ridotte, nella media o sopra…). Per il resto, si campa ancora con le scorte invernali di frutta e ortaggi più a buon mercato. Le patate della vecchia stagione costano un euro e 80 centesimi, il cavolo cappuccio due euro, la verza e le carote 3, il cavolfiore e i broccoli 4 euro. Il radicchio rosso non ha cambiato prezzo di un centesimo da Natale in qua e infatti costa 8 euro il chilogrammo ogni giorno, a prescindere. L’orzo perlato, il farro e i fagioli secchi costano 6 euro al chilo, i ceci 8. Il prezzo delle mele varia da 1,60 a 2,50 euro, quello delle clementine non supera i tre euro al chilo.

Fragole d’importazione (Grecia) a 10 euro al chilogrammo.
Foto: DARIA DEGHENGHI
Carciofi a due euro l’uno.
Foto: DARIA DEGHENGHI
L’aglio istriano novello.
Foto: DARIA DEGHENGHI
Chi li desidera, paghi: costano dai 5 ai 10 euro a mazzo.
Foto: DARIA DEGHENGHI

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