Pola. Una Santa Barbara all’entrata in città

In poco meno di due settimane, gli artificieri hanno recuperato 8 tonnellate di materiale esplosivo

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Pola. Una Santa Barbara all’entrata in città

Proseguono a ritmo serrato le operazioni di bonifica, ricerca e messa in sicurezza dell’ex area militare di Vallelunga. Da due settimane gli specialisti del Nucleo Artificieri del Ministero degli Interni sono al lavoro per recuperare il materiale esplosivo e gli ordigni bellici trovati in zona qualche anno fa. E il risultato è sotto gli occhi di tutti. Infatti, fino a oggi gli addetti ai lavori impegnati nelle operazioni di bonifica di quest’angolo del bacino portuale polese hanno riportato alla luce oltre 8 tonnellate di materiale esplosivo risalente alla Seconda guerra mondiale. Il dato è stato fornito da Marijan Nikolaus, capo del Nucleo antiesplosivi della Direzione centrale della Polizia, i cui uomini hanno fino ad ora trovato qualche migliaio di munizioni per armi di piccolo calibro, circa 1.600 inneschi e parti di inneschi, tantissimi proiettili d’artiglieria di calibro 20, 47, 76, 88, 100, 130, 150 e 195 millimetri, alcune pesanti anche oltre 100 chilogrammi. E non è tutto.

Gli artificieri impegnati a Vallelunga hanno infatti riportato alla luce diverse mine da mortaio, 240 bombe a mano “Breda” di fabbricazione italiana, 7.765 detonatori e oltre 2.100 cartucce varie vuote, ovvero prive di esplosivo al loro interno. In sintesi, tra piccoli pezzi, inneschi vari, mine, proiettili d’artiglieria e chi più ne ha più ne metta, alle porte del principale centro urbano dell’Istria gli artificieri, in poco meno di due settimane di duro e incessante lavoro, hanno trovato oltre 13mila residuati bellici.

La delicata Fase 3
Le ricerche di materiale esplosivo sono, però, tutt’altro che concluse. A confermarlo è stato lo stesso Nikolaus, il quale ha sottolineato che al momento non è possibile stabilire con esattezza fino a quando proseguiranno le operazioni. “Molto dipenderà da quali e quanti residuati bellici riusciremo ancora a trovare”, ha commentato il responsabile del Nucleo antiesplosivi. “Forse tra due settimane avremo finito, ma ripeto, molto dipenderà da cosa troveremo ancora”, ha aggiunto Nikolaus, che tornando alla bonifica dell’ex area militare ha spiegato che al momento è in corso la terza e ultima fase.

A tale proposito ha ricordato che le operazioni di bonifica di Vallelunga sono iniziate ufficialmente lo scorso febbraio, con la preparazione del terreno, lo sfoltimento graduale del bosco, l’estirpazione e la rimozione dei rovi e della vegetazione che rendeva l’area in molti tratti inaccessibile a uomini e mezzi.
“Già durante la prima fase, gli addetti ai lavori hanno trovato e posto al sicuro circa 700 ordigni inesplosi”, ha raccontato Nikolaus, che nel prosieguo ha rilevato che nel corso della seconda fase delle operazioni gli uomini dell’Esercito croato hanno provveduto ad aprire una via d’accesso fino al punto in cui è stato ritrovato il maggior numero di ordigni e altri residuati bellici. “Ora siamo impegnati con la Fase 3. La più delicata, poiché dobbiamo ripulire l’area dagli ordigni esplosivi”. Così il capo del Nucleo antiesplosivi, che interrogato in merito al numero delle persone coinvolte nelle operazioni ha risposto dicendo che la rimozione dei residuati è stata affidata a una ventina di uomini del Nucleo antiesplosivi della Direzione centrale della Polizia e che le operazioni sono coordinate dalla Direzione della Protezione civile.

Alcuni degli ordigni trovati

Tutto senza intoppi
A Vallelunga sono presenti in questi giorni anche gli uomini di diverse Questure. I poliziotti della Questura istriana hanno il compito di vigilare e tenere sicura l’area. Nelle operazioni sono inoltre impegnati anche gli appartenenti all’Esercito e l’azienda Dok-Ing, che ha messo a disposizione degli artificieri alcuni mezzi meccanici pesanti per la rimozione e il trasporto degli ordigni. Sul posto è sempre presente anche un’équipe medica. “Fortunatamente, fino a ora non ce n’è stato bisogno”, ha commentato Nikolaus, aggiungendo che gli unici infortuni riguardano qualche callo e bolla sulle mani e un paio di graffi dovuti alle pale e ai rovi attraverso i quali gli uomini devono farsi strada per proseguire con le ricerche degli ordigni.

“L’uso dei metal detector è infatti impossibile, poiché nel sottosuolo è presente tantissimo materiale ferroso”, ha spiegato il responsabile della bonifica, che continua dicendo che tutti gli ordigni sicuri per il trasporto saranno trasferiti a Marlera (Lisignano) per essere distrutti. Poiché le quantità di residuati bellici ritrovati è imponente, parte del materiale sarà trasferito per poi essere fatto brillare anche nel poligono militare di Slunj. Altri ordigni più piccoli, come le spolette o i detonatori, saranno distrutti direttamente a Vallelunga, dove sarà scavata una buca profonda. Una volta depositato, il materiale esplosivo sarà ricoperto con della sabbia prima di essere fatto brillare da una distanza di sicurezza.

La rimozione dei residuati bellici

Infine le navi da crociera
Ultimata la bonifica, l’ex area militare potrà essere restituita a Pola, o meglio all’Autorità portuale, responsabile della sua gestione, che potrà successivamente dare il via al progetto di trasformazione di Vallelunga in un terminal di accoglienza delle grandi navi da crociera. Un progetto del valore di ben 150 milioni di euro, al quale la Porth Autorithy pare non abbia alcuna intenzione di rinunciare e un’iniziativa che è stata indicata come progetto strategico di fondamentale importanza per la Repubblica di Croazia dal governo. Se il progetto dovesse andare… in porto, il futuro terminal potrebbe accogliere navi lunghe fino a 400 metri.

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