
La Città di Pola e il Museo archeologico sono scesi a patti per restaurare il gabinetto pubblico più discusso degli ultimi trent’anni: quello della torre quadrangolare ai Giardini, parte integrante dell’antica cinta muraria romana oggi parzialmente ricostruita lungo il clivo Santo Stefano. Insomma, dopo un decennio di riflessioni, proposte, controproposte, partenze e arresti, tentativi abortiti, investimenti solo parziali e opere incompiute, l’amministrazione municipale e la direzione del massimo ente museale istriano hanno stabilito che “sussiste un interesse comune a restaurare la torre muraria e i servizi igienici al suo interno” per cui intendono realizzare l’opera a quattro mani, dai bandi d’appalto al termine dei lavori.
Costi sempre più elevati
È noto che prima d’ora l’amministrazione cittadina aveva cominciato a lavorarci di propria iniziativa e a proprie spese, senonché, lavorando, i costi sono schizzati all’inverosimile per il fatto che la struttura (antica) richiedeva molto più che una ristrutturazione dei servizi. Infatti, ci voleva un restauro capillare della torre muraria. Ora i due enti sono pronti a fare ciascuno la propria parte, e per evitare che una delle due parti o entrambe facciano i conti senza l’oste, il sindaco Filip Zoričić e il direttore del Museo Darko Komšo hanno stipulato un contratto che elenca tassativamente i rispettivi diritti e doveri dalla prima all’ultima tappa dell’opera. Tra gli obiettivi, oltre alla riqualificazione dei servizi, si parla ora di consolidamento e restauro conservativo della torre muraria, della scala e della terrazza panoramica al “pianerottolo” tra il livello inferiore (Giardini) e superiore (Clivo al Castello) del declivio murato. La Città di Pola s’impegna ad aggiornare i permessi edili facendovi figurare tra i committenti dell’opera il Museo, mentre entrambi gli enti s’impegnano a designare i propri rappresentanti alla commissione che vigilerà sulla pubblicazione dei bandi d’appalto e sul corso dell’opera. L’accordo fissa nel dettaglio anche le competenze “settoriali”: il Museo figurerà quale ente committente per le opere di consolidamento e di ricerca archeologica, ma anche per l’allacciamento alla rete fognaria, mentre la Città di Pola figura quale committente dei lavori di ristrutturazione degli interni, impianti idraulici ed elettrici, ceramiche e arredi. Le spese verranno suddivise di conseguenza, fattura per fattura, in modo che ciascuna delle due parti paghi solo quella parte dei costi che le spetta in ragione del contratto.
Il progetto definitivo
Il progetto definitivo porta la firma dell’architetto Mario Smilović e si compone di quattro mappe tecnico-specialistiche distinte: il progetto architettonico dello stesso Smilović (mappa 1), il progetto per l’allacciamento alla rete idrica integrata di Franko Grubešić (mappa 2), il progetto tecnico impianti elettrici di Željko Tomljenović (mappa 3) e il progetto tecnico impianti meccanici della società PSV-engineering (mappa 4). La commissione tecnica per gli appalti e l’esecuzione dell’opera avrà cinque membri, due per l’ente museale e due per la Città di Pola, più uno riservato al Direttore dei lavori. La stima del valore dell’opera ammonta a 215.000 euro, cui va sommata l’IVA, da dividersi tra i committenti come segue: 80.000 euro a carico della Città e 135.000 a carico del Museo, da aggiornare in corso d’opera e rendicontare a lavori ultimati, ferma restando la divisione delle competenze contrattuali, a significare che le spese impreviste andranno ripartite secondo gli obblighi assunti in precedenza (consolidamento, restauro, conservazione archeologica e allacciamento fognario per il Museo; ristrutturazione interni, impiantistica e arredi per la Città) per cui nessuna delle due parti potrà richiedere dall’altra una partecipazione alle spese di sua propria competenza. Insomma, conti chiari, amicizia lunga. Ed ora, se possibile, si faccia più in fretta.

Foto: GIULIANO LIBANORE
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