Dopo un inizio d’anno piuttosto tiepido e alquanto umido, ecco che gennaio promette finalmente un freddo degno del nome, del mese e della stagione. Il vento freddo del nord che nei prossimi giorni stringerà la morsa richiama alla memoria gli inverni rigidi di un tempo. Nessun sorpresa, dunque, che la città si svuoti così come… butta il tempo. Gli ippocastani si sono svestiti di foglie e di castagne, le bancarelle si sono svestite di merce. C’è poca roba in vendita a dirla tutta. Pochi clienti e poca scelta. La stagione è magra per definizione, ma è anche una questione di equilibrio. In dicembre abbiamo mangiato troppo e abbiamo fatto riserve di grasso e di calorie. Se non faremo la dieta a gennaio, non la faremo affatto. Questo a patto di non avere qualche una di compleanno o di pensionamento in agenda, perché in tal caso le abbuffate continuano.
Inflazione brutta bestia
Ciò detto, torniamo in piazza del Popolo a valutare l’offerta di gennaio e i prezzi del nuovo anno. Che dire? Quando l’offerta cala, i prezzi salgono, e c’è poco di che stupirsi. Ciò non toglie che certe sorprese lasciano l’amaro in bocca. Il radicchio di Gorizia ha superato tutte le soglie psicologiche che ci eravamo fissate ed ora costa la bellezza di 8 euro al chilogrammo. D’accordo che fare paragoni con le vecchia valuta è roba da vecchi, ma quando ci vuole ci vuole: 8 euro sono 60 delle vecchie kune. Sissignori. Ma anche un anno fa a gennaio, il radicchio rosso costava 5 o 6 euro, quindi non è neanche il caso di prendersela con l’euro in quanto tale. L’inflazione è una brutta bestia: è facile provocarla e difficilissimo domarla. Lo sappiamo dal dinaro degli anni Ottanta, ma quelli erano altri tempi. Oggi, se non altro, c’è la libertà relativa di scegliere dove e cosa comprare.
Gli spinaci di una volta
Tornando all’offerta, va detto che per quanto magra è sempre di varie volte migliore di quella del supermercato. Il gusto di spinaci e bietole degli ortolani che coltivano la propria terra è semplicemente il gusto della verdura di una volta. Tutto è incomparabilmente migliore. Da quest’ottica il prezzo di 4 euro e mezzo per le erbette e cinque euro per gli spinaci potrebbe anche trovare una giustificazione, a patto di averli, si capisce, perché ci sono pensioni che non superano i 500 euro, se pure ci arrivano. La solita lagna sul rapporto tra entrate e uscite: si compra solo quello che ci si può permettere. Se ci si può permettere poco, vorrà dire che si mangerà poco o male, con tutte le conseguenze che sappiamo.
Lattuga a 5 euro
Ma ecco a voi il prezzo della banale lattuga: 5 euro. Cavolo! Era proprio il caso di dirlo. Verza, cavolfiore, barbabietola, carote e rape nere costano 3 euro. Pastinaca, cavolo rapa, radici di sedano e di prezzemolo costano 6 euro il chilogrammo, ma è difficile farne a meno se si vuole mangiare un brodo di pollo con verdure come Dio comanda. I broccoli e i peperoni cornetto costano 4 euro, la valerianella 15, le patate 1,50 o 2 euro. La frutta. Le mele sono in vendita a partire da 1,80 a 2,50, i mandarini e le clementine 2,50, la melagrana 3,50, i limoni a 3 euro. Gli sciroppi di frutta ed erbe aromatiche da diluire (ortica, menta, salvia, fiori di tiglio, rosa canina selvatica, melissa, corniolo e millefoglio) di produzione artigianale sono in vendita a 5 o a 5 euro e mezzo il litro. Chi li vende dice che sono tutta salute. Chissà… con tutto lo zucchero che ci finisce dentro. Bisognerebbe valutare bene i pregi e i difetti. Piuttosto una tisana con poco miele di bosco o di campo…
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