
La riva è la “soglia” della città di Pola, il suo atrio con banchina bagnata dal mare, che come tale merita rispetto, attenzioni e non a caso di diventare argomento principe al Consiglio cittadino. Così è stato ieri al raduno “estivo” dei consiglieri, convocati dopo che la presidente ha accolto la richiesta inoltrata dal Club della DDI, finalizzata ad analizzare assieme il futuro da pianificare per quest’importante dimensione rivierasca, che indubbiamente comunica con il resto del sistema urbano creando un reciproco rapporto di sostegno e connivenza. La riunione a cui hanno partecipato progettisti, architetti ed esperti della pianificazione ambientale ha davvero concorso a dimostrare che la relazione tra la città e il porto con la sua riva non è univoca ma, piuttosto, costituisce un processo continuo particolarmente complesso che prevede cambiamenti fisici economici e culturali, nel nostro caso non facili da gestire e conseguire. Tutto ciò dal momento che sono coinvolti soggetti, interessi e risorse differenti, che sembrano entrare conflitto. Non per nulla il consigliere dietino Valter Boljunčić ha invitato tutti ad affrontare in modo integrato la dimensione portuale e quella urbanistica, ricercando le necessità dei cittadini, l’identità marittima della città e della sua ricca storia, nonché una continuità tra passato e futuro.
Se la presidente del Consiglio, Marija Marković Nikolovski, ha definito la riunione semplice seduta di carattere informativo e comprensiva di eventuale dibattito senza voto, Valter Boljunčić ha voluto smentirla asserendo che l’appuntamento non è insignificante, bensì cruciale per la riva di Pola. “Non siamo a 5 minuti ma a 5 secondi a mezzogiorno, quando proverbialmente sarà troppo tardi, ossia siamo a poco prima che venga impedito l’allargamento dell’area portuale lasciando lo stretto spazio esistente sacrificato agli interessi del marina ACI, che fino al 2030 gode in riva di tutti i vantaggi possibili e vuole frenare il progresso della Città con il beneplacito del sindaco, Filip Zoričić. Ho appreso la faccenda da rappresentante dell’Autorità portuale. Perché il Consiglio cittadino non è stato messo a conoscenza di tutto? Perché la progettazione della Riva è stata abbandonata nelle mani del marina?”. Tutto ciò per ribadire il dato di fatto per cui il progetto di massima commissionato dalla Città, realizzato dallo Studio BF di Zagabria con premio assegnato nel 2011 viene decisamente affossato e sacrificato sull’altare degli interessi di un solo “fruitore” della Riva.
Le ragioni degli architetti
Il progetto di massima del 2011 è stato difeso a spada tratta da Breda Bizjak, della Società degli architetti istriani. “Siamo qui perché nel 2011 assieme alla Città abbiamo coordinato la realizzazione del progetto di massima e perché, come professionisti, ci interessano sapere le prospettive future della Città”. La medesima ha tenuto a sottolineare il grande numero di esperti di prestigio che erano stati coinvolti nel programma del concorso, nella stesura e nella premiazione fino a concludere un’impresa in maniera molto qualitativa con finalità ben definite a breve e lunga scadenza. Assieme a Goran Boševski dello Studio BF, ha rilevato chiaramente che è stato tenuto conto della necessità dell’allargamento della fascia costiera fino a creare una riva da estendere pure verso i bracci portuali demilitarizzati procedendo a tappe “tematiche”, prendendo in considerazione tutte le problematiche: traffico, posteggi, aree da passeggiata elementi di attrazione turistica, pescherecci come presenza non invasiva e… attività da diporto dell’ACI. Nessuna pretesa di far traslocare l’ACI, ma di organizzare altrimenti i posteggi in sua funzione per riappropriarsi di Molo Istria (già Molo San Tommaso). A nome della DAI-SAI, la Bizjak ha condannato la licenza a procedere concessa in maniera non democratica all’ACI – leggi il via libera alla stesura del progetto esecutivo per un recupero frettoloso e sotto costo della riva, senza ampliamenti di sorta – in quanto risulta inconcepibile concedere questo lusso esclusivo a un solo fruitore privilegiato, che occupa la parte più bella e attraente della Riva.
Gli interessi dell’ACI
Marko Martinčić, in rappresentanza della s.r.l. KON – 2K5, ha fatto retrocedere tutti in direzione della riva risalente agli inizi del XX secolo, alle epoche successive fino al giorno d’oggi, e quindi presentato i pregi del progetto della costruzione di supporto che la KON ha realizzato a titolo di strutturazione del sistema di ampliamento della banchina. Il risanamento secondo formula dell’ACI viene, invece, ritenuto non accettabile in quanto proposto con metodiche desuete e superate. E come tali da bocciare.
Ivan Herak, a nome dell’ACI ha invece spiegato le posizioni dell’ACI con lamentele per gli attacchi subiti secondo lui per ragioni “politiche”: non vi sarebbe alcun recondito interesse da parte della Marina, alcun piano d’azione contrario agli interessi dei cittadini. Semplicemente l’ACI ha l’obbligo di mantenere sane e in buone condizioni le strutture portuali in concessione per le attività da diporto e non può occuparsi di ristrutturazione con finanziamenti relativi. L’ampliamento della riva per ulteriori decine di metri implicherebbe per la medesima la perdita di 50 ormeggi (un quarto dei servizi offerti, riducendo il guadagno di 400mila euro all’anno) e la caduta di rango da marina statale a marina regionale con relativo danno per il turismo. Dušica Radojčić (Možemo!) ha condannato la licenza di agire che si è concesso il marina e il Municipio che ha ordinato il nuovo progetto di massima dalla Obala di Spalato, appoggiando la proposta del mero recupero senza ampliamenti di sorta a favore della passeggiata cittadina. Sanja Radolović ha comunicato l’appoggio dei Socialdemocratici al progetto del 2011, ma rivolto parole di biasimo alla DDI per non aver mai reso esecutivo quanto commissionato. Da parte di Boljunčić anche l’invito all’ACI di abbandonare il porto di Pola, qualora non disposta ad accettare le direttive di sviluppo volute dalla Città di Pola.
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