Piazza del Popolo: prezzi alle stelle

Rispetto all’estate dell’anno scorso il costo della frutta sulle bancarelle è aumentato del 20-30 p.c.

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Piazza del Popolo: prezzi alle stelle
Frutta mia, ma quanto mi costi. Foto: DARIA DEGHENGHI

C’è poco da girarci intorno, la frutta costa cara, più cara di tutto quello che costa caro sempre e comunque. È anche tempo sprecato indagare sulle ragioni, perché sono diverse e non fanno che rafforzarsi e sostenersi a vicenda. Se non è la siccità è la grandine, se non è la grandine è l’inflazione, se non è l’inflazione è il caro carburanti, e se non è tutto questo insieme, certamente avranno contribuito ad aggravare la situazione l’introduzione dell’euro, l’alta stagione turistica e – ultima, ma non per importanza – la brama di guadagni del ceto commerciale che si occupa di distribuzione su larga scala. A conti fatti, la frutta costa almeno il 20 se non il 30 per cento in più rispetto all’estate scorsa. Essendo cambiata la valuta, i conti non sono sempre chiari, ma la prova del portafogli è quel banco di prova che regge ad ogni sofisma: a parità di stipendio, il taccuino si svuota sempre più rapidamente. Le sole alternative che rimangono non sono poi delle alternative: o si mangia meno o si mangia peggio. A ogni modo, passata anche la fredda primavera, ecco che le bancarelle di piazza del Popolo sono finalmente ricoperte di deliziosa frutta di stagione. Le ciliegie in primo luogo, ma anche fragole e albicocche. Vediamo i prezzi. Le ciliegie e i cugini più sodi detti giustamente “duroni” si trovano in vendita a 7 e 8 euro, eccezionalmente a 6 e a 9. Le maggiori variazioni di prezzo sono dovute principalmente a lievi differenze di qualità del prodotto, ma anche al fatto che c’è chi vende la propria merce e chi rivende quella degli altri. Imparare a distinguere i produttori dai rivenditori è importante. I clienti del luogo raramente si lasciano abbindolare, i turisti qualche volta. In estate c’è lavoro per tutti.

Fragole e albicocche a 6 euro
Poi vengono le fragole e le albicocche. Le prime sono sono le ultime, ma non nel senso predicato dai Vangeli bensì nel senso letterale: stanno per finire e troppo spesso sono troppo mature quando non sul punto di guastarsi. Le seconde sono le prime, sempre alla lettera, per cui sono ancora poco mature quando non completamente acerbe. Difficile trovarci una via di mezzo quando una coltura lascia e l’altra entra in scena senza soluzione di continuità. L’unico comune denominatore tra le due è il prezzo. In tutti i casi vengono a costare 6 euro il chilogrammo e non un centesimo in meno. Insomma, sono abbastanza care. Pazienza. Le pere d’importazione costano 4 e l’uva da tavola 8 euro.

Ortaggi, poco da lamentarsi
Tra gli ortaggi, la scelta è buona e c’è poco da lamentarsi. Il cappuccio novello costa un euro e vale la pena di goderne perché non sarà mai così tenero e dolce come lo è in questo momento. Stesso discorso per le patate, in vendita a 1,80 e 2 euro. I piselli e le fave costano 5 euro il chilogrammo in baccello o 5 euro il mezzo chilo già pulito. Cicoria, lattuga, carote e barbabietola novella sono generalmente vendute a 2 euro il kg, mentre zucchine e cetrioli costano tre euro, come il cavolfiore. Una bella sorpresa d’estate i gallinacci o finferli, il fungo selvatico dolce tra i più amati della stagione calda e umida. I prezzi? Dipende dalla vaschetta e dalla quantità che ci entra dentro, perché ora si vendono a 5 e ora a 10 euro senza capire quale sia l’unità di misura di riferimento. A occhio e croce, il loro prezzo varia dai 12 ai 15 euro il chilogrammo, e naturalmente dipende da chi vende e da chi compra, dall’arte di chiedere e trattare.

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