Pola. Pescheria ricca, prezzi elevati

Le seppie sono in vendita a 13 euro il chilogrammo, i calamari freschi come pure il tonno a tranci a 20-22

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Pola. Pescheria ricca, prezzi elevati
Le prelibatezze dell’Adriatico in piazza del Popolo. Foto: DARIA DEGHENGHI

Una pescheria ricca come quella di ieri s’è vista ben poche volte da gennaio a questa parte, segno che la bella stagione è cominciata e che promette bene. La bonaccia, la danza celeste del Sole e della Luna, le temperature quasi estive, la domanda in aumento, la stagionalità intrinseca della filiera ittica: tutto concorre a riempire i banchi di piazza del Popolo del pesce migliore che si possa trovare in questo momento. Dal merluzzo all’astice, dalle seppie al polipo, dalle cozze alle capesante: questa volta si può ben dire che sia finita la stagione della carestia. C’abbiamo messo un mesetto in più, a occhio e croce, ma ne è valsa la pena. Tutto sommato, l’Adriatico è ancora un mare generoso, alla faccia di Giovenale che lo credeva esaurirsi irreparabilmente per l’ingordigia dei romani suoi contemporanei. Non solo non siamo rimasti privi di rombi ma abbiamo ancora le razze, le acciughe, il merluzzo, le orate i branzini, il palombo, le triglie e naturalmente la “grancevola”, il granchio più buono del Mediterraneo…

Offerta varia
I prezzi sono un altro paio di maniche. Il fatto che il pesce non scarseggi, non significa ancora che tutti possono permetterselo. Vediamoli dunque questi prezzi che tra la svalutazione della moneta, l’inflazione del costo dei beni di consumo e il passaggio dalla kuna all’euro sono decisamente più elevanti, anche se a tentare il paragone non si cava un ragno dal buco perché i costi variano dall’oggi al domani, dalla pezzatura, dalla disponibilità, dai clienti ecc. Comunque nessuno ci può togliere la sensazione di essere arrivati al punto di pareggiare i prezzi del pesce nelle piazze d’Italia. In questo senso siamo pur certi di trovarci in Europa.
Magnifiche le seppie che per dimensione e freschezza non fanno una grinza, ma vengono anche 13 euro il chilogrammo e scusate se è poco. I calamari freschi dell’Adriatico vengono almeno 20 euro, se non 22, mentre quelli surgelati, d’importazione, piuttosto piccoli, costano circa la metà: 12,50 euro. Proprio come i calamari e le capesante, stupende, il tonno fresco a tranci costa dai 20 ai 22 euro il chilogrammo, ma è già pulito, da buttare in padella o sulla brace, come piaccia. Venti euro ci vogliono anche per un chilogrammo di sogliole, di gamberoni di taglia grande, dei branzini più grossi del solito, ma anche per il polipo fresco (quello surgelato si trova anche a 13). I branzini, le orate e i saraghi che ci piace chiamare “barai”, in dialetto, variano di prezzo esattamente in rapporto alla pezzatura, in ordine crescente: si va dai 10 o 11 euro, ai 12, 13, 14, 16, con una frequenza maggiore che s’attesta sui 12 euro e quindi siamo già sul caruccio. E dire che a suo tempo si mangiavano le orate a 40 kune, selvatiche pure, mica quelle d’allevamento. Pazienza. Quando i prezzi aumentano, aumentano dappertutto e per tutti.
Di relativamente conveniente troviamo ancora le occhiate a 8, le salpe a 4 e a 6, le cozze a 5, le triglie e i canestrelli a 7, gli zeri a 8, la razza a 9, il merluzzo a 10 e il palombo a 12.

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