Pola. Per la tavola festiva non manca niente

Mercato verde, pescheria e macellerie: l’offerta è più ricca che mai e gli affari vanno a gonfie vele

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Pola. Per la tavola festiva non manca niente
Una folla così non si vedeva da mesi. Foto: DARIA DEGHENGHI

Incredibile come cambi la città nel giro di una sola settimana. I turisti sono tornati ad assediare i monumenti e a popolare le terrazze nelle piazze del centro storico, i residenti sono sgusciati dalle proprie abitazioni e ora vanno a passeggio in riva al mare, il commercio e le locazioni turistiche stagionali hanno ripreso le attività in vista del ponte festivo: se non fosse per la Pasqua, Pola dormirebbe ancora. Ma la Pasqua è vicina e tutto freme. In piazza del Popolo le ortolane hanno raddoppiato la quantità di merce in vendita e sono tornati anche i rivenditori che di norma spariscono a dicembre e non si fanno più trovare fino ad aprile. L’offerta è già diversa da quella che eravamo soliti trovare sulle bancarelle solo fino a poche settimane fa. Ora le primizie hanno preso il sopravvento sugli ortaggi a foglia verde, sui cavoli, sul cavolfiore, sulla verza. Meno male, perché a furia di consumare crauti e radicchio, fossero pure i migliori, a lungo andare si scoppia. Ma ecco che finalmente si ragiona sulla tavola da imbandire nei giorni di festa. Tradizione vuole che alle uova sode, all’agnello arrosto, alla pasta fatta in casa e al prosciutto cotto, si uniscano per forza lo scalogno o la cipolla novella, i ravanelli, l’aglio e le patate novelle, gli asparagi, la valerianella, l’insalatina novella. Tutto questo bene di Dio si trova finalmente in commercio in piazza del Popolo ed è difficile trovare una parità di scelta e di freschezza nei supermercati e nei centri di distribuzione della periferia. Per la tavola di Pasqua, bisogna proprio scegliere di comprare a chilometro zero. Ma vediamo i prezzi.

Cari i miei asparagi
Gli asparagi sono piuttosto cari e infatti si vendono a 7 e 8 euro il mazzetto per tutta una serie di ragioni che si riducono a una ragione fondamentale: l’offerta è limitata e la domanda elevata e quindi si approfitta. Le patate “vecchie” sono meno costose di quelle primaticce e infatti costano un euro e mezzo, mentre le novelle si vendono a 2,33 euro. La cipolla nuova costa dai 4 ai 5 euro e 30 centesimi il chilogrammo, il mazzetto di ravanelli un euro, la patata dolce 2,60, la lattuga 3, il radicchio rosso goriziano addirittura 8 euro, l’aglio novello dai 2 ai 3 euro il misurino, esattamente come le fragole (mezzo chilo all’incirca). In mancanza di unità di misura più precise del “mazzetto” è proprio difficile fare un paragone tra i prezzi di questi giorni. Infatti, un’ortolana della vecchia generazione ci mette in guardia contro la “concorrenza” consigliando di aprire bene gli occhi quando si compra la cipolla novella perché “qualcuno ci mette solo quattro bulbi nel fascio e qualcuno ce ne mette cinque”. La cosa più onesta da fare sarebbe vendere la merce sempre e solo in etti o in chilogrammi, ma certe abitudini sono dure a morire. In ogni caso, il consiglio di contare i bulbi prima dell’acquisto ci pare buono e quindi decidiamo di farne tesoro per il prossimo acquisto.

I prezzi della carne alle stelle
La folla della piazza si riversa naturalmente anche in pescheria e nelle macellerie del mercato coperto che fanno affari ed evitano gli sconti: una volta tanto che si vende, inutile privarsi dei guadagni, questo è chiaro. Tra gli ingredienti che vanno per la maggiore troviamo tutti i tipi di cefalopodi dai polipi freschi a 10 euro, alle seppie a 13 e ai calamari nostrani a 21 euro. I rospi sono in vendita a 21,22 euro, i rombi a 25,22, le orate e i branzini a tutti i prezzi possibili seconda la pezzatura, i cefali a 5,50, i gamberi a 16 e gli scampi a 33 euro. Ultimamente troviamo anche le carpe a 7 euro, ma anche le capesante a 21,20. I prezzi della carne sono saliti alle stelle anche senza l’euro, e ora in attesa del ponte pasquale si assiste a un’ulteriore impennata dovuta chiaramente all’aumento della domanda. I tagli di vitello, di manzo e di maiale migliori sono pari o solo di poco inferiori ai dieci euro il chilo, se non superiori, mentre l’agnello, simbolo della tavola di Pasqua, viene 14 euro al chilogrammo. Chi vende l’agnello dice che gli animali sono stati allevati a Peroi. Sarà…

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