Pola. Mercato cittadino: verdura e poco più

Il freddo e la bora hanno messo in fuga gli ortolani e i pescivendoli, quindi le bancarelle sono «povere»

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Pola. Mercato cittadino: verdura e poco più
Radici e ortaggi a foglia verde: la scelta è scarsa. Foto: DARIA DEGHENGHI

Il più violento dei venti nostrani – la bora – non dà tregua e così come ce la presentano in televisione sembra il “babau” in persona. Che sia per pigrizia di stagione o proprio per la bora che questa settimana ha deciso di regnare sovrana, nel giro di un giorno gli ortolani e i pescivendoli di piazza del Popolo sono spariti di scena come se fossero svaniti nel nulla. Le bancarelle in attività si contano sulle dita della mano. Due di qua e due di là: un paio con la verdura e un paio con la frutta. Del miele e della merce d’importazione non c’è nemmeno l’ombra. Un panorama poco più che desolante. I pochi clienti che passano e le poche “venderigole” che si fanno trovare hanno in comune il divertente look da imbacuccati, goffi e simpatici. La bora ci perseguita ma piazza del Popolo ha un vantaggio sul freddo vento del nord-est adriatico: è protetta dai palazzi d’epoca di via Flanatica e quindi, in un certo senso, si può godere di un riparo discreto che manca, per esempio, in Riva o a Monteparadiso.

La frutta scarseggia
Piuttosto, come siamo messi con l’offerta? Fatta la conta degli ortolani in circolazione, è chiaro che siamo messi male. C’è quel tanto che basta per fare il pieno di verdure a foglia verde, patate, cipolle, aglio, crauti e radici per brodi di carne. Per il resto, c’è poco altro da desiderare. Tra l’altro con l’offerta calante è palese che i prezzi non sono granché bassi, anzi. Radici di pastinaca, sedano, prezzemolo e cavolo rapa per brodi e bolliti costano dai 4 ai 5 euro e 30 centesimi, carote, cipolle e barbabietola vengono 2,10, la verza un euro e sessanta, la batata o patata dolce e il cavolfiore si trovano in vendita a 2,60, mentre le patate si vendono a un euro e mezzo. La verza novella costa 1,33 euro, come il cavolo cappuccio rosso, i porri vengono 2,65 o 2,66 euro (caspita, che precisione!), la lattuga è offerta a 3,22 il chilogrammo, mentre i prezzi della valerianella variano dai 6 ai 15 euro il chilo. Il finocchio è piazzato a 4 euro, i fagioli, l’orzo e i ceci secchi costano 6 euro il chilogrammo (ma sono venduti perlopiù in confezioni da mezzo chilo a 3 euro). Tre euro è anche il prezzo tondo dei broccoli. I crauti alla rinfusa vengono 2,20 al chilogrammo. La frutta, neanche a dirlo, è scarsa. Di norma abbraccia solo gli agrumi (mandarini, arance, clementine e limoni), venduti a 2 euro il chilo. Il prezzo delle mele varia a seconda delle varietà di coltivazione ma non scende sotto l’euro e dieci e raramente supera l’euro e quaranta per chi le coltiva in proprio. Il kiwi nostrano costa 2,60, le mandorle 6,60, le melagrane 3,19.

Pescheria, calma piatta
Anche in pescheria sono giorni di calma piatta. In mancanza di sardine e acciughe, è il merluzzo a salvare la tavola di febbraio. Certamente non conviene come il pesce azzurro di taglia minuta, ma in compenso piace a tutti, bambini compresi. I prezzi vanno dai 3 ai 9 euro a seconda della pezzatura. In pratica costano meno solo i lanzardi (4,50 euro), le occhiate (6), gli scombri, gli zerri e le orate selvatiche fresche di giornata, vendute a 8 euro il chilogrammo. Per tutto il resto occorre aggiungere una cifra in più sullo scontrino: le seppie vengono 11 o 12 euro, le seppioline e lo scorfano surgelato 10, i calamari 17 o 20 euro, il polpo surgelato 15, i gamberoni 21,30, il tonno e il salmone fresco 20 euro il chilo, orate e branzini di allevamento 11 e 12 euro, le capesante 21,20, gli scampi 30,50 mentre il filetto di sogliola (e le sogliole intere) variano di prezzo dai 13 ai 16 euro. La bora continuerà a perseguitarci per qualche giorno ancora perché, come si usa dire, “tre giorni la nassi, tre giorni la cressi, tre giorni la crepa”. Passata che sia anche questa settimana, il freddo comincerà a scemare.

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