Pola. La struttura muraria «lancia» l’SOS

Da alcuni giorni a fianco dell’ingresso principale ai tunnel di Zerostrasse è stato esposto un invito a mantenere le distanza a causa del cedimento di un muro, molto probabilmente provocato dell’accumularsi di acqua piovana. Non è, però, l’unico tratto a rischio

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Pola. La struttura muraria «lancia» l’SOS
La frana dirimpetto all’entrata del Museo archeologico. Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

“Keep the distance!”: recita in questi termini, esclusivamente inglesi e pertanto internazionali e si suppone comprensibili a tutti, il “benvenuto” al rifugio espositivo di Zerostrasse, dietro a Porta Gemina. Che diavolo è capitato? Niente paura, l’androne è sicuro, percorribile come non mai, fin dai tempi della sua costruzione, d’epoca italiana e non austroungarica come si vorrebbe preferire. Quello a cui bisogna prestare attenzione, invece, è il soqquadro capitato a destra dell’ingresso. L’altra sera, a ore inoltrate, è crollato un bel pezzo di struttura muraria a secco, con tanto di rumore che ha fatto trasalire i passanti. Nulla di romano o di speciale con pregio storico. È venuto giù qualcosa di semplicemente fatiscente, che andava sanato per tempo o abbattuto a scanso di pericoli per le numerose comitive di visitatori che transitano da queste parti con l’intento di scoprire i percorsi della storia che si intrufolano dentro alla “pancia” del Colle Castello, immediatamente sotto il maniero veneziano. Siamo in zona storica di Pola che più storica non si può.

Un’area molto frequentata
Le due istituzioni museali della Regione istriana che qui risiedono – il Museo archeologico e il Museo storico e navale – hanno fatto risorgere ogni suo angolo, compiendo miracoli: scavi di ricerca, recuperi, ristrutturazioni, bonifiche, valorizzazioni, ricostruzioni, inaugurazioni di fior di nuovi contenuti d’interesse culturale e d’attrazione turistica, il tutto con abbondanza di investimenti europei, statali, ma anche locali e istituzionali. L’edificio del Museo archeologico non ha ancora aperto i battenti (mentre il nuovo allestimento permanente multimediale è ancora in corso), ma il rifugio-galleria gestito dal museo al Castello e la trasformazione dell’antico teatrino romano in mega palcoscenico con effetti speciali hanno già fatto sì di rendere l’area oltremodo frequentata e battuta da gente, anche al tramonto della stagione vacanziera. Da una parte si ammira un panorama urbano-ambientale curato a regola d’arte, dall’altra in un punto più anonimo dell’urbe, ecco sbirciare le tracce di un recente passato del tutto dimenticato e trascurato e una cinta di muro a tratti pericolosamente inclinata. Il rinnovo si scontra con delle criticità presenti da decenni in centro cittadino.

Pietre come materiale di risulta
La spiegazione più probabile del cedimento è l’acqua piovana accumulatasi nella terra che preme fortemente sulla struttura assieme a tutta una ramificazione di fusti, rovi selvatici e rampicanti invadenti. Il vecchio muro che si delinea per lunghi metri in salita verso il colle Castello, risulta anche pittoresco e all’apparenza sano, dal suo lato posteriore, visibile dal cortile dell’edifico dell’Ufficio imposte e dell’ente camerale. Quanto si cela dietro è anche tutta una curiosa architettura fatta di muretti a secco e terrazzi con giardini selvatici pensili e gradini che salgono a zig zag. Roba da sfruttare per un bel giardino da tenuta urbana. In realtà, la sconnessione è ben visibile, anche in seguito a grosse radici che spuntano da tutto uno spesso tappeto di fogliame e spine che risultano avere spostato dalla loro posizione originale un bel po’ di pietre. Meglio evitare ulteriori tentativi di addentrarsi nella pendenza disastrata. Ci confermano che non è terreno annesso al circondario del grande edificio delle suddette istituzioni, e, pertanto, di proprietà delle medesime. Si tratta, nientemeno che di un lungo fazzoletto di superficie con sterpaglia, ruderi annessi e (s)connessi di proprietà cittadina. Ergo, è il Municipio che dovrebbe provvedere in merito alla questione di questo terrapieno che comprime e sovrasta il passaggio. Chiaro è che l’intera struttura si è trasformata negli anni in un grande muro di contenimento che, per ora, è finito per cedere “soltanto” in un punto, provocando uno smottamento proprio in prossimità dell’ingresso di Zerostrasse e immediatamente di fronte all’entrata principale del Museo archeologico. Il passaggio rimane aperto, ma con nastri incrociati che delimitano la zona di pericolo, annodati attorno alle pietre crollate e trasformatesi in materiale di risulta che fanno da paletti. Se non andiamo errati, alcune sono anche di antica fattura, magari riciclate nei secoli. Per ora si tratta soltanto di un collasso ed è andata di lusso. La volta prossima potrebbe non essere così.

Staticità compromessa
Che i rischi di cedimento siano sempre da mettere in conto, lo conferma il direttore del Museo archeologico, Darko Komšo: “Si sapeva già da tempo che due strutture murarie a secco presentavano una staticità compromessa. La parte crollata, si ricollega a un altro tratto di muro intonacato in condizioni ancora peggiori. Non abbiamo di fronte elementi urbani di valore, bensì architetture di recente costruzione. Non è noto se risalgano all’epoca austroungarica o al periodo italiano. Probabilmente sono collocabili ai tempi della costruzione del rifugio o forse negli anni tra le due guerre mondiali. Nulla è collocabile con assoluta certezza. In ogni caso la Città, proprietaria del lembo di terra che corre in parallelo con l’area gestita dai musei, è informata del problema. E siamo in attesa che il materiale precipitato venga rimosso e i muri ristrutturati quanto prima.”

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