
L’estate è la stagione dell’oro per la pescheria di piazza del Popolo. Solo ad agosto si fa la fila per farsi servire e solo in questo periodo dell’anno diventa impossibile farsi strada tra i banchi per buttare l’occhio sull’offerta. Un’altra cosa: solo in questo mese i pescivendoli curano l’aspetto e la presentazione del pesce in commercio con accorgimenti stilistico-cromatici come l’aggiunta di ciuffi di prezzemolo fresco, di pomodorini ciliegini, di limoni tagliati a rondelle e furbizie di questo e altro genere. Abbiamo il vizio di stuzzicarli, noialtri, e per questo gli chiediamo perché i banchi non li decorano con tanto gusto in inverno quando a comprare siamo noi soli, gente del posto – qualcuno squattrinato, altri facoltosi, ma comunque sempre e solo residenti: “Per i polesi non vi date mica tanto disturbo, nevvero?”, gli chiediamo, e la risposta che ci viene servita secca con risata sardonica (assolutamente meritata) è scontata: “Il nostro banco in inverno è chiuso. Come facciamo a vendere questo genere di merce se non ci sono i turisti?”. Ovviamente il ragionamento non fa un grinza. In estate i turisti battono i residenti su tutti i fronti, a cominciare dal numero al potere d’acquisto, per non dire della propensione a spendere più del solito quando si è in vacanza. Un’altra cosa. Le famiglie o le comitive in viaggio sono numerose, e un pesce da due o tre chili se lo fanno fuori allegramente a pranzo o a cena, cosa che non si può per la coppia di pensionati con l’appetito ai minimi termini e i soldi contati.

Foto: DARIA DEGHENGHI
Insomma, ad agosto si spende, si spande, si compra, si cuoce, si frigge, si mangia e si beve che è un piacere. Ecco perché le varietà ittiche in commercio aumentano, come aumentano la pezzatura e i prezzi al dettaglio. Ed ecco perché ora troviamo in vendita anche le capesante a 22 euro, il pesce rospo a 25, il rombo a 28, ma anche spari di proporzioni eccezionali che in virtù della pezzatura sfiorano i 40 euro il chilogrammo (per l’esattezza costano 39 euro il chilo), i saraghi (38) e i riboni (35). Più grande il pesce, più elevato il costo: questo è chiaro. Vale anche per branzini e orate, che in virtù del proprio peso possono costare dai 12 ai 25 euro, il dentice da 25 a 35 euro, i gamberi da 14 a 22 euro, le seppie da 10 a 18 euro e via elencando. Il prezzo del tonno e del salmone a tranci varia dai 20 ai 24 euro al chilogrammo, mentre lo scorfano, ormai raro come le mosche bianche, costa non meno di 45 euro il chilo, ben 5 euro in più degli stessi scampi, che troviamo in vendita al costo esorbitante di 40 euro. Calamari e polpi sono offerti a 20 o 21 euro, più o meno come in inverno, quando abbondano. E veniamo al pesce più conveniente. Sarde e lanzardi costano 3,50 o piuttosto 4 euro il chilogrammo, le cozze (pedoci) 5 euro, le triglie (piccoline) vengono 8 euro, esattamente come gli zerri, mentre per gustare il pesce serra e il nasello basterà mettere insieme 10 euro e la spesa è fatta.

Foto: DARIA DEGHENGHI

Foto: DARIA DEGHENGHI

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