È tornata la “Festa slavone di San Martino” con tutti i suoi prodotti tipici e meno tipici o anche per niente autoctoni, ma comunque generati e/o offerti da tutta una piccola imprenditoria e settori commerciali, che evidentemente resistono alle sfide del mercato. Altrimenti non farebbero ritorno a Pola, più volte all’anno, di stagione in stagione. Quanto distribuito sugli stand dall’Associazione dei difensori e produttori “Panonia”, che raduna altrettanti difensori croati e loro famiglie diventati in buona parte produttori e conservatori della cultura gastronomica locale, è mercanzia già vista e comunque parecchio apprezzata dal pubblico acquirente, stavolta non più costituito da turisti, bensì da clientela nostrana purtroppo ormai abituata a prezzi ancora ben ancorati alla stagione vacanziera, alla moda del caroprezzi che getta ogni responsabilità e colpa sulla rea inflazione. Sarà che 50 euro per un chilogrammo di autentico kulen non risultano esosi rispetto a quel centinaio e più euro da sganciare per un chilogrammo di prosciutto istriano, tuttavia sono sempre prezzi incontrollati, impazziti dopo l’era Covid, dopo la crisi economico-sociale globale e ancor più nel caso nostro con l’adozione dell’euro.
Le radici di Tàmaro
Costa il prodotto industriale di negozio, costa anche questo genuino, e, a volte tanto vale optare per il casereccio, sempre che ci sia una garanzia, un marchio di qualità certificato. Altrimenti non resta che votarsi all’intuito e alla capacità di riconoscere l’aroma, l’odore ed il sapore vero, fresco e come tale affidabile. Se nulla è garanzia, tante proposte da bancarella suscitano anche interesse e vera e propria curiosità: come ad esempio le grosse radici tuberose di tàmaro (Dioscorea communis), che la farmaceutica ufficiale ha da tempo condannato all’oblio e che come, segnala l’enciclopedia, erano molto utilizzate in preparati da guaritori di campagna. Nei libri di divulgazione scientifica sta scritto che: “in alcuni Paesi dell’est Europa, naturalmente solo per uso esterno, vengono ancor oggi usate come revulsivo esterno per combattere reumatismi, sciatica, emorroidi, dolori muscolari, formicolii, aderenze pleuriche e lividi sul volto” Purtroppo scrive anche che il tàmaro “è da considerarsi pianta velenosa”, tanto che l’uso non controllato anche per via esterna, è fortemente sconsigliato in quanto può comportare effetti collaterali di una certa gravità. Nel caso nostro il commerciante offre flaconcini (da due decimi) per 40 euro garantendo cura immediata e rinascita per chi ha dolori alle articolazioni e difficoltà motorie… Sarà.
Peccati di gola e rimedi
Nel frattempo è pur utile andare sul sicuro con la tradizionale e già collaudata collezione di rimedi: tisane di ogni sorta ad effetti lenitivi-curativi (da 3 a 10 euro). Prima di tutto si trova l’indicazione medica dei tè per fegato, bile, prostata, stomaco, reni, tiroide e poi le erbe medicinali contro bronchite, colesterolo, gotta, ipertensione, stitichezza, insonnia, ansia e agitazione. Vai ancora con le tinture, o balsami, le creme e gli oli al cocco, canapa industriale, lino, noce e nocciola (7-16 euro). Il più in vista sul cartellone della pubblicità è invece il cumino nero (20 euro per 500 millilitri), quella sostanza liquida che dicono miracolosa per i disturbi delle vie respiratorie, i mali di testa e di schiena cronici, le infezioni e infiammazioni ecc.ecc. inclusi i mali dovuti all’ipertensione e ai lipidi accumulati nell’organismo. Un rimedio perfetto per coloro che acquisteranno dal bancone dirimpettaio le salsicce, la pancetta, i guanciali e altri gustosissimi insaccati ricavati dal suino slavone. I peccati di gola si possono pagare come anche i rimedi (leggi tè purgativi), il tutto in una sola piazza, quella del Popolo, a Pola (dalle 9 alle 21), fino al 9 novembre.
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