
Il suo nome latino è proteus anguinus, ed è un anfibio urodelo, l’unico vertebrato europeo che vive “unicamente” nelle spelonche, inserendosi nella classifica del più grande animale da grotta del mondo. Questo è quello che affermano in maniera categorica le enciclopedie raccoglienti tutto lo scibile umano e non vi è niente di più errato. Pola smentisce tutto. Il proteo non è un cavernicolo, ma un signorino che abita in centro città, niente meno, che al Ninfeo di Pola, alla fonte del piazzale Carolina. L’accertamento compiuto dagli esperti di Natura Histrica in questi giorni, non sembra aver fatto esagerato scalpore, ma ha generato una gran sorpresa, stupore tra coloro che si rendono conto della reale importanza del rinvenimento, che sta a indicare l’esatto contrario di un disastro ambientale: siamo di fronte a un progresso ecologico, che forse coinvolge parte del mondo sotterraneo carsico del territorio istriano. Non vi è ombra di dubbio. Il proteo fa la propria apparizione esclusivamente in ambienti acquatici non inquinati, lindi e puliti. Stando così le cose, la nostra “polla” alias sorgente che oggi fornisce esclusivamente acque tecnologiche per irrigare le aree verdi cittadine a opera delle autobotti dell’Herculanea in caso di siccità perdurante, potrebbe ora tornare a riempire i serbatoi, che erogavano l’acqua potabile ai domicili della città antico-medievale e dell’evo moderno.
Video Herculanea.hr
Vanno lasciati in pace
Nel caso nostro, non uno, ma addirittura tre protei, due dalla lunghezza di soli 7-8 centimetri e un esemplare più bislungo da 15-20 centimetri e di circa 16 anni di vita, hanno fatto apparizione nella vasca semicircolare che Pola ha ereditato dall’ingegneria romana. Si parla della “polla” d’acqua attorno alla quale nacque la vita e quindi Pol(l)a, la città illirica, il castelliere, l’urbe romana, quella austroungarica e la città odierna. Non è dato sapere se abbiamo a che fare con una famigliola di protei (mamma con prole?), o esemplari non imparentati, né se siano intenzionati a prendere casa con residenza fissa o soltanto a farsi una breve vacanza in piscina. Pur essendo una struttura di proprietà della Vodovod di Pola, la gestione di questo, che risulta diventato un piccolo nuovo habitat per anfibi, è affidata all’impresa Herculanea. E si deve alla medesima, la “paternità” della “bio-scoperta” compiuta, per caso, tenpo fa durante l’impiego dei sommozzatori, ingaggiati per pulire l’impianto idrico dalla penetrazione invasiva delle radici della vegetazione circostante (Parco Tito). A fine estate, si sarebbe potuto aprire l’ingresso dell’edificio austroungarico che racchiude la fonte al pubblico e rubare un po’ di pubblicità alle Grotte di Postumia dove il proteo è un brand turistico? “Niente affatto – è la risposta divertita del direttore dell’Herculanea, Robi Fuart – i ‘nostri’ protei vanno lasciati in pace. Noi ci teniamo a difenderli. La prima cosa che abbiamo fatto è di chiamare Natura Histrica e lo speleologo Andrea Deklić, per apprendere che queste creature, non vedenti, hanno bisogno di tranquillità e di buio. Adesso è Natura Histrica a studiarseli e a prendersene cura. Abbiamo tra l’altro sentito delle intenzioni di istituire in Istria un Centro di recupero per gli esemplari finiti nei guai o arenatisi su terraferma, in seguito a inondazioni o sconvolgimenti d’ordine ambientale. Quanto alle nostre maestranze, l’ambiente della fonte è indisturbato e solitamente non viene visitato più di una volta al mese, mentre la manutenzione della pompa non richiede più di un intervento all’anno”.

Un’esclusiva… mondiale
Quel che da Natura Histrica, intanto dicono a proposito dei “protei polesi”, è qualcosa che rende eccome incuriositi, se non orgogliosi dell’esclusiva: la specie endemica, che secoli or sono si credeva un cucciolo di drago, data la sfumatura rossastra delle branchie, non è mai apparsa in un ambiente urbano in alcun’altra parte del mondo. “Questa è una località unica, senza eguali anche per profondità al di sotto del livello del mare” è quanto dichiarato da Andrea Deklić –. Situazione singolare la nostra, ma non senza precedenti. L’ultimo avvistamento ufficiale e documentato di questo essere depigmentato, quasi “trasparente” che come tale non dà sicuramente nell’occhio al Ninfeo, risale addirittura a 15 anni fa. Da quella volta, chi di passaggio per servizio e manutenzione, ha avuto soltanto un’inquietante, vaga sensazione di “strane presenze” sui gradini melmosi della vasca.
Si diceva non di uno ma di tre protei: come si spiega un trio così significativo? Da Natura Histrica traggono la supposizione che a livello di sotterraneo sia presente una popolazione molto più numerosa, il che è segnale di qualità dell’acqua carsica e forse anche sintomo di speranza per una specie che è endemica per l’altopiano carsico, le Alpi dinariche occidentali, e la Venezia Giulia. Non per nulla è inserita nella lista rossa delle specie a rischio di estinzione.
Archeologia e biologia ora sono scienze che potrebbero trovare risorse attorno a questa miracolosa fuoriuscita di liquido vitale, questo ninfeo fonte di purezza e di freschezza non ancora insudiciata dall’industriosità (e distruttività) umana da cui a Pola incominciò proprio tutto: i primi a dissetarsi furono gli histri, poi scomodati dai fondatori della Colonia Julia Pollentia Herculanea, quindi il popolo medievale tormentato dalle pestilenze in cerca di pulizia e salvezza e via sorseggiando per secoli e seculorum. Chissà, magari, senza saperlo, in compagnia di protei.
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