Pola. Ecco i primi asparagi venduti a peso d’oro

La contesa intorno ai prezzi delle primizie anima le discussioni di questo periodo in piazza del Popolo

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Pola. Ecco i primi asparagi venduti a peso d’oro
Fiori e primizie in piazza del Popolo. Foto: DARIA DEGHENGHI

Ogni anno la solita solfa. I primi asparagi, che si contano letteralmente sulle dita della mano, sono venduti a peso d’oro o come ci piace dire a noialtri: costano un occhio della testa. In cifre, otto euro il mazzetto, dove per “mazzetto” s’intende un numero eccezionalmente esiguo di germogli, ben che vada una dozzina. Ora questo famoso mazzetto vale al massimo una frittata per una persona, non basta neanche per condire un risotto e certamente non basta a saziare una famiglia. Gli acquirenti inorridiscono: sono tutti là a guardare questo miracolo della macchia mediterranea e a protestare contro il prezzo che trovano “di cattivo gusto, visto che gli asparagi crescono in ogni dove a volontà”. E allora ricomincia l’arringa dell’ortolana sotto accusa: “Guardi che a ciascuno di questi asparagi bisogna fargli la corte per portarseli a casa; bisogna dirgli buongiorno e ringraziare il cielo di essergli piombato davanti”. Insomma, ci vogliono delle ore per fare il pieno e quel pieno, all’inizio della stagione, è comunque sempre magro. Questa è naturalmente la versione lunga dell’arringa. La versione breve e più sbrigativa, meno divertente e recita più o meno così: “Allora vada a raccoglierseli da solo se crede che si trovano ovunque e a volontà”. Chi va per asparagi, sa benissimo che l’ortolana non ha tutti i torti, anzi. In questo periodo i germogli sono scarsi come le mosche bianche e il gioco non vale la candela, a meno che uno non ami passeggiare per i sentieri di campagna e se ci trova qualcosa bene, altrimenti va bene lo stesso. I germogli spontanei non sono certo un ingrediente essenziale della tavola, né si può pretendere che entrino nella lista dei prodotti a prezzi calmierati come il pane, il latte, il sapone. D’altronde, fintanto che qualcuno è disposto a pagare, ogni prezzo è bello e giustificato. Il mercato (quello con la “emme” maiuscola, non quello delle bancarelle) trova in sé stesso la propria ragion d’essere.

Ma vediamo le altre primizie di stagione. Ne troviamo di eccellenti e altrettanto costose come gli asparagi: l’aglio novello è un capolavoro dell’orto istriano ma costa. I prezzi vanno da un euro al bulbo di dimensioni ridotte a cinque euro per il solito mazzetto da tre bulbi di dimensioni notevoli. I rapanelli sono offerti a uno o due euro e i cipollotti a un euro e mezzo al mazzetto. Il carciofo costa 2 euro il pezzo, il finocchio fino a 5 al chilogrammo. Gli ortaggi a foglia verde crescono ancora rigogliosi. Spinaci e bietole costano 4 euro al chilo, come l’indivia, i broccoli, il cavolo romano e il cavolfiore. Patate e cavoli sono venduti a due euro, carote e cipolle a tre euro, le radici commestibili a 5 e a 6 euro. Insomma, la sporta di verdure è tutt’altro che conveniente, ma queste sono cose arcinote. I prezzi non scendono e ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. Va già bene se non aumentano ogni giorno o più di quanto siamo disposti (o costretti) a sopportare.
A proposito, oggi è l’otto marzo e si vede perché piazza del Popolo è tappezzata di fiori per tutti i gusti. Tradizione vuole che l’uomo omaggi la donna con un fiore il giorno della sua festa, internazionale per definizione. Le rose rosse si vendono a tre euro a gambo, con o senza cellophane, come preferite, ma è meglio senza, per evitare almeno la plastica non indispensabile. Le mimose costano un euro al ramoscello, le violette 50 centesimi il mazzetto, ma ci sono anche splendide piantine da balcone e da terrazzo come le dalie, le zinnie, i gerani, le primule, i ciclamini, i ranuncoli, i garofani turchi e chi più ne ha più ne metta, a prezzi che vanno da uno a quattro euro, quindi per tutte le tasche. La stagione dei lavori in giardino è aperta, bisogna farne tesoro.

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