Finalmente: è proprio il caso di dirlo. Dopo mesi di vacche magre (leggasi: mele di magazzino e banane in bilico tra il verde e il marcio) è sbocciata la stagione della frutta d’estate. Naturalmente le bancarelle hanno cambiato colore ed ora vestono tutte le tinte del rosso dall’arancio al granata. Non solo fragole, si capisce, perché quelle ci sono da un mesetto e passa, ma anche ciliegie, pesche e albicocche. Una gioia a vedersi. Ma anche una pena da pagarsi. Sì, perché se di primo acchito il cuore si gonfia di gioia, già alla seconda occhiata – quella che collabora col cervello e, quindi, col senno di poi – la felicità iniziale svanisce e lascia il posto alla solita perplessità guastafeste. Insomma, un chilogrammo di ciliegie costa dai 7 ai 10 euro, col gradino intermedio di otto euro. I prezzi inferiori sono naturalmente riservati agli esemplari minuti o meno dolci, o meno succosi, mentre i 10 euro valgono per tutti gli altri, duroni compresi. Insomma, la ciliegia è diventata un lusso e a poco servono le spiegazioni che ci forniscono i fruttivendoli per giustificarsi. Certo che lo sappiamo bene anche noi: per i danni dovuti al maltempo nel periodo della fioritura al momento della maturazione del frutto, parte del prodotto è andata a farsi benedire (e a maledire i consumatori). E sappiamo benissimo anche che oltre al prezzo elevato in partenza bisogna sommare le spese dei passaggi di “mano” (trasporti, manodopera, stoccaggio, rivenditori). Ma è possibile che proprio le ciliegie, per dolci che siano, devono lasciare tutto questo amaro in bocca dopo tanta attesa e speranza del bel tempo?
Lasciamo perdere le ciliegie e vediamo come siamo messi con il resto della frutta che giunge a maturazione proprio in questi giorni di bel tempo quasi estivo. Le pesche sono probabilmente uno dei doni migliori della natura al fianco di pomodori, patate e legumi. Attualmente costano 6,50 al chilogrammo, proprio come le albicocche: parecchio. È vero, sono le prime, i prezzi scenderanno, o perlomeno si spera. Al contrario le fragole stanno volgendo al termine ma sono sempre care. Infatti vengono a costare 7 euro senza che il prezzo sia mai sceso sotto la soglia dei 6 euro al chilogrammo. Tempi bui per gli amanti della frutta. Quando l’inflazione si porta via una buona parte del valore degli stipendi o delle pensioni, e la vita comincia a farsi cara, anche il dolce si trasforma in amaro. Fare economia è più che necessario, ma non è facile farne quando i soldi in uscita corrono più velocemente di quelli in entrata. Considerazioni sul valore dell’opera a parte, si procede con la passeggiata al mercato di cui non possiamo fare a meno, non in questo periodo dell’anno che l’aria profuma di erba e di miele. Tra gli acquisti di stagione da prendere in considerazione c’è l’aglio novello che costa 10 euro al chilo, il finocchio a 6, il pomodoro insalataro e i cetriolini da conserva a 4 euro, le fave e i piselli novelli in baccello a 5, il radicchio e l’insalatina a un euro l’etto, e naturalmente le patate novelle che vengono 3 euro al chilogrammo. Esatto, avete capito bene: le patate costano 3 euro al chilo, che fanno 22 delle vecchie kune. Bei tempi quando ci costavano appena 8 o 10 kune al chilo, eh? Pazienza, tempi passati, spazzati via dall’euro, dall’inflazione e dall’abitudine di far lievitare i prezzi tra maggio e settembre in corrispondenza dell’alta stagione turistica. Ah, quasi dimenticavamo. Con la scorsa settimana è finito l’ultimo fermo pesca della primavera, per cui in pescheria sono tornate le sardelle. Costano 4 euro e sono freschissime. Uno dei pochi prezzi che non è schizzato alle stelle è proprio quello del pesce azzurro. Bisogna saper apprezzare lo sforzo.
Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.
L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.