Per i piccoli Delfini del Rin Tin Tin la gioia di crescere interagendo

Grazie a uno stile educativo frizzante che coinvolge i genitori e favorisce nuove esperienze

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Per i piccoli Delfini del Rin Tin Tin la gioia di crescere interagendo
La sede centrale della Giuseppina Martinuzzi. Foto: GIULIANO LIBANORE

Un piccolo ambiente di vita, di relazioni, di apprendimento, di qualità, costruito grazie alla professionalità degli educatori, al dialogo sociale e formativo instaurato con le famiglie e con la comunità: la Sezione prescolare Delfini della Scuola d’infanzia “Rin Tin Tin”, dislocata negli ambienti della Scuola elementare italiana “Giuseppina Martinuzzi” di Pola, sa essere tutto questo. Le strategie e la metodologia educativa che si vanno mettendo ultimamente in campo in questo soggiorno frequentato da 23 bambini (tutti meno uno pronti a diventare scolari a settembre), vanno anche oltre il piano dei servizi e dell’offerta formativa stabilito all’inizio dell’anno pedagogico, tanto che la progettazione curricolare si trasforma in extracurricolare per l’originalità del percorso già intrapreso ancora dal primo semestre e che, ora, nel secondo si va via via completando e perfezionando.

Imparare con mamma e papà
Non si parla dell’argomento “principe” dei bambini nel traffico e dei segnali stradali, con cui si debutterà al Carnevale dell’infanzia polese, ma di programmi aggiuntivi tutti speciali, grazie ai quali si è riusciti a intessere tutta una rete di relazioni sul piano bambini-educatori-genitori-istituzione. Come non approfittare del fatto che ci sono tanti papà e mamme in gamba, con un curricolo fatto di interessanti successi professionali e soprattutto, intraprendenti, dotati di spirito creativo e collaborativi? Ebbene. Lo stile educativo adottato dalle insegnanti prescolari Xenia Dajčić e Sandra Brakus Brženda ha finito per creare un’esperienza di autentica convivialità relazionale dentro all’ambiente d’asilo. Come? Ingaggiando proprio i genitori. Portandoli in asilo per trasformali in protagonisti chiacchieroni, attori, animatori, allenatori, professori, scienziati, linguisti e performers; farli sedere, così grandi e adulti, tra i seggiolini dei mini angoli ludici; metterli di fronte a tutta una brigata di tanti piccoli, che spesso non ci mettono molto a vestire i panni di Pierino la peste. Domarli non è facile, ma quando la regia è a quattro mani (leggi educatore-genitore), ecco che diventano scolaretti modello, sprizzanti d’orgoglio nel vedere un proprio genitore come figura di spicco, personaggio in primo piano, che affianca la propria educatrice nei giochi didattici. E come ci racconta Xenia Dajčić, è proprio questo lato bello della faccenda a suscitare soddisfazione generale. “Non potevamo certo restare indifferenti al fatto che – dice l’educatrice – il papà di René è allenatore di triathlon, che la mamma di Lucija è allenatrice di nuoto, che il papà di Marie è un ex bravo giocatore di pallacanestro e, poi c’è tutto un corpo docenti-genitori dell’elementare Martinuzzi, ben disposto a intrattenere il nostro pubblico di bimbi. Il papà di Jona è insegnante di fisica e di matematica, il papà di Noa è insegnante di lingua, il papà di Rio è insegnante di ginnastica… Ed è così che abbiamo deciso di assumerli in pianta stabile per tutto l’anno in corso, nell’ambito di tutta una serie di attività da laboratorio”. Senza troppe emicranie circa le strategie che per i bambini, gli insegnanti e i genitori qualificano le modalità di renderli parte del progetto educativo, la condivisione e il confronto erano partiti a pedalate. Semplicemente, tutti sono venuti all’asilo in bicicletta, per dare vita alla sfida di biathlon organizzata dal genitore-allenatore di triathlon. I campetti sportivi del circondario scolastico sono serviti per dare spazio al divertimento su rettilineo – tra colorati ostacoli – e alla competizione combinata: corsa e bici, bici e corsa, sbuffa e ridi. Una puntata tutta particolare è stata quella che ha fatto radunare in laboratorio un gruppo di mini fisici-scienziati, chiamati a studiare la faccenda assai misteriosa del galleggiamento. Definizione empirica: la condizione affinché un corpo galleggi all’interno di un fluido o sulla sua superficie si verifica quando la spinta di Archimede è uguale in modulo alla forza peso. Sarà. Ma il genitore-insegnante (in detto caso Marko Trento) non ha specificato che le due forze parallele e discordi si annullano e il corpo rimane in equilibrio statico parlando così “difficile”, ma ha lasciato ai ragazzini il gusto di scoprire la natura con le nozioni più semplici e di modellare un corpo in plastilina capace di non fare un brutto naufragio.

Occupazione full time
Si apprende, che nell’ottica di uno stretto contatto, il dialogo e l’alleanza educativa continuano assieme al senso di partecipazione e di appartenenza a una medesima comunità che si diverte. La Sezione Delfini ha appena fatto incetta di cestini (prestati anche dalla casa centrale ai Giardini), giacché sta per essere allestito il campetto di basket, con il papà di Marie pronto a scendere in campo per mostrare come si palleggia da campioni. Poi si salirà sul palcoscenico con un laboratorio linguistico dove il gioco verterà attorno alla terminologia dialettale polesana più “patoca” (a cura dell’insegnante Andrea Močinić, alias il papà di Noa, sotto mentite spoglie di intrattenitore). Quindi si andrà in piscina (con la mamma nuotatrice) e si tornerà a intrufolarsi in palestra, nelle ore di cultura fisica con i grandicelli della scuola Martinuzzi, che già vengono spesso “spudoratamente” inseguiti e imitati nei loro esercizi ginnici guidati da Dalen Geromella (papà di Rio…). Genitori coraggiosi, pimpanti e di talento, non c’è che dire. Saranno così anche la loro prole e gli amichetti. Perché imitando s’impara.

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